Mark Franchetti, La Stampa 6/5/2014, 6 maggio 2014
PIAZZA ROSSA. PUTIN RIACCENDE IL MITO DI MOSCA
Dopo anni di ricerche, con Vladimir Putin al potere il Cremlino pare aver finalmente trovato un’idea nazionale unificante per riempire il vuoto traumatico lasciato dal crollo del comunismo: la Grande Guerra Patriottica, così i russi chiamano la sconfitta dei nazisti da parte dell’Unione Sovietica - una prodezza costata almeno 20 milioni di vite.
Si annuncia che la parata militare del 9 maggio, che si terrà come ogni anno sulla Piazza Rossa per celebrare la vittoria sovietica sulla Germania nazista nel 1945, sarà la più ricca di mezzi militari dal crollo dell’Urss, 23 anni fa.
Centocinquanta carri armati, mezzi corazzati per il trasporto delle truppe e lanciamissili - una cinquantina in più rispetto allo scorso anno - passeranno rombando davanti al Cremlino in un febbrile dispiegamento di patriottismo e di forza militare che arriva a meno di due mesi dall’attacco russo in Crimea.
Presieduta dal presidente russo Putin la parata durerà 59 minuti, un quarto d’ ora in più rispetto all’anno scorso. Sfileranno per la prima volta almeno tre nuovi sistemi di armi portatili e 69 bombardieri, aerei da combattimento ed elicotteri militari sorvoleranno il Cremlino.
Secondo i media russi, Putin - di cui si annuncia un discorso violentemente antioccidentale - volerà in Crimea subito dopo la sfilata per unirsi ai veterani della Seconda Guerra Mondiale a Sebastopoli, sede della Flotta russa sul Mar Nero. Poiché cade nel giorno della vittoria, una data ad alta carica emotiva per i russi, il viaggio «è come ficcare un dito nell’occhio all’America e ai suoi alleati riguardo alla Crimea», osserva una fonte interna.
Il sacrificio sovietico durante la guerra è da sempre fonte d’intenso orgoglio nazionale. Ma sotto Putin e soprattutto sulla scia della crisi in Ucraina è diventato il fondamento di una nuova ideologia di Stato.
Secondo i critici il Cremlino si è appropriato dello sforzo bellico sovietico per falsare la crisi in Ucraina, con l’aiuto di una velenosa campagna di propaganda sulla tv di Stato. A milioni di russi viene ripetuto quotidianamente al telegiornale della sera che le milizie filorusse in Ucraina orientale stanno combattendo contro i «fascisti».
Il messaggio è rafforzato da filmati di repertorio in bianco e nero della Seconda guerra mondiale di nazionalisti ucraini che collaboravano con i nazisti e soldati tedeschi con la svastica. In questa narrazione anche la Crimea è stata salvata dai «pogrom fascisti».
«Quest’anno ricorre il 70° anniversario della liberazione della Crimea dalle truppe naziste», ha detto recentemente Sergei Shoigu, il ministro della Difesa russo, molto vicino a Putin. «Questo ha un grande significato politico, dato il crescere del neo-nazismo nell’Ucraina post-sovietica. Dobbiamo ancora una volta dimostrare al mondo che la Russia rifiuta in modo categorico il fascismo».
Il mese scorso la Duma, la Camera bassa del Parlamento russo, ha approvato una controversa proposta di legge che consente l’azione penale contro chiunque «diffonda menzogne» sul ruolo dell’Unione Sovietica nella Seconda guerra mondiale. I trasgressori rischiano fino a cinque anni di carcere.
Quando Viktor Shenderovich, un autore satirico violentemente contrario a Putin, ha fatto riferimento alle Olimpiadi del 1936 tenutesi nella Germania nazista criticando le connotazioni politiche pro-Cremlino dei Giochi di Sochi, la tv di Stato ha replicato mandando in onda un filmato a contenuto sessuale di sette minuti sul suo conto girato a sua insaputa.
Vladimir Medinsky, il ministro della Cultura russo, ha di recente attaccato un libro sull’assedio di Leningrado scritto da Daniil Granin, uno degli scrittori più rispettati del Paese, definendolo «un mucchio di bugie».
Il ministro si è indignato alla prova che l’élite del partito cittadino non patì la fame durante l’assedio, sopravvivendo grazie a prelibatezze che, anche in tempo di pace, non erano disponibili per i cittadini medi sovietici.
Il governo è coinvolto anche nella supervisione della confezione di un unico libro di testo scolastico nazionale di storia su ordine del Cremlino. I critici, che hanno definito il libro degno del Ministero della Verità nel classico di George Orwell, «1984», sono indignati per quella che definiscono la visione deviata del governo della storia del Paese.
Nelle linee guida per il nuovo libro di testo il periodo sovietico è generalmente mostrato in una luce positiva. La repressione di massa, i gulag e la deportazione di intere popolazioni sono tutti presentati come costi inevitabili di quello che gli autori chiamano la «modernizzazione sovietica». Il regime di Stalin, che ha ucciso milioni di persone innocenti, viene definito «socialismo stalinista».
Gli autori delle linee guida non hanno alcuna buona parola per Mikhail Gorbaciov e la perestrojka dell’ex leader sovietico, né per le riforme di Boris Eltsin. Per contro Putin è descritto con scintillanti superlativi per aver stabilizzato il Paese dopo i «disastrosi Anni 90». Non vi è alcuna menzione dell’attacco terroristico di Beslan del 2004, dell’affondamento del sottomarino Kursk nel 2000 o del forte aumento della corruzione sotto Putin.
Le linee guida del libro tacciono sulla collusione di Stalin con Hitler durante i primi due anni della Seconda guerra mondiale e sul protocollo segreto del patto Molotov-Ribbentrop che spartiva la Polonia tra Germania e Unione Sovietica.
«La macchina della propaganda di Putin ha abbracciato la Seconda guerra mondiale come tema principale e più grande vittoria del popolo russo», ha detto un ex assistente del Cremlino che ha litigato con il presidente.
«Evoca forti emozioni. Così alla gente viene detto che la Russia è di nuovo sotto assedio, che devono stare uniti e, naturalmente, che c’è solo un salvatore, Putin stesso, in missione messianica per salvare la Russia».
[Traduzione di Carla Reschia]
Mark Franchetti, La Stampa 6/5/2014