Paolo Siepi, ItaliaOggi 6/5/2014, 6 maggio 2014
PERISCOPIO
C’è a Montecitorio un’aria attossichiata. Guido Ceronetti. La Stampa.
Il canone Rai si pagherà per il solo fatto di attaccare la spina. Così, almeno, non c’è manco più bisogno di accendere. Maurizio Crippa. Il Foglio.
(mfimage) Pina Picierno: «Con 80 euro si può fare la spesa per due settimane». Guardate Fassino. Spinoza. Il Fatto.
In Rcs qualcosa cambierà anche se, da concorrente, sarebbe meglio che le cose restassero così. Ferruccio De Bortoli è un ottimo direttore del Corsera, ma a volte ha delle debolezze, come avere dato la terza pagina a Marina Berlusconi. Io mi sarei fatto pagare. Non ho alcun interesse per la Rai che tanto non sarà mai privatizzata. Ritengo, a proposito, che la Rai non sia titolata a chiedere il canone. Carlo De Benedetti. Ansa.
A 77 anni e mezzo, «io che sono stato quattro volte presidente del consiglio e ho presieduto un G8», umiliato e offeso «da un sentenza mostruosa», provato nel morale dal tradimento di amici e sodali (l’ultimo, il poeta di corte Sandro Bondi), alle prese con una campagna elettorale che il 25 maggio rischia di trascinare Forza Italia sotto la soglia politicamente tragica del 20%, Silvio Berlusconi cerca guizzi dell’antico spirito guerriero (prime prove di rimonta nel salotto di Vespa), fingendo una leggerezza che non ha più («vado a fare amicizia con i miei coetanei»). Carlo Verdelli. la Repubblica.
Il signor ministro Padoan è convinto che ci sia ancora qualche soldino nascosto sotto il materasso degli italiani. Pertanto incrocerà i dati di tutto quello che gli italiani incassano e spendono. Bene, benissimo, finalmente avremo vinto gli evasori, moderna incarnazione dei diavoli. La Santa Inquisizione era sicura che i diavoli fossero nascosti nei capelli delle streghe, ma giustamente non si accontentava di raderle a zero, strappava loro ogni pelo, anche nel pube. Ida Magli. Il Giornale.
La Boschi ci ha ragguagliato su Vanity Fair su questioni decisive: se vuole dei figli, e se quanti, se ha già trovato l’uomo giusto o se possiamo fare qualcosa per aiutarla nelle ricerche. Un giorno o l’altro magari verrà fuori un politico serio, che si fa eleggere e va al governo per governare e parla solo quando ha qualcosa da dire: non per promettere ciò che farà, ma per comunicare ciò che ha fatto. E non lo noterà nessuno. Il Fatto.
Sono uscito di casa per andare in piazza San Pietro ad assistere alla santificazione di papa Roncalli e di papa Wojtyla e ho trovato orde di polacchi sdraiati per strada. Gli mancava solo il comodino. Ho chiesto più volte di passare e mi hanno sempre risposto no. Allora ho forzato il blocco e gli sono passato sopra. Roberto D’Agostino, direttore di Dagospia. Il Fatto.
Siccome i servizi sociali, quando la pena da scontare è inferiore ai tre anni, non si negano a nessuno, i giudici di Milano hanno desunto la «volontà di emenda» dal fatto che B., dopo la condanna, ha rifuso il danno di 10 milioni di euro e le spese processuali all’Agenzia delle entrate, cioè alla vittima delle sue frode fiscali. Ma quelli erano obblighi di legge a cui non poteva sottrarsi, e con la volontà di ravvedersi non c’entrano per nulla. Si sperava almeno (così come gli avevano intimato i giudici, senza affatto violare la sua volontà di espressione, trattandosi di un detenuto vincolato da precisi obblighi) che si astenesse dall’insultare la magistratura e dal rinnegare la sua sentenza. Invece B. non perde occasione per parlare di «golpe giudiziario», dunque che speranze ci sono che le sue visite settimanali ai malati di Alzheimer dell’ospizio Sacra Famiglia di Cesano Boscone contribuiscano a rieducarlo? Zero. Uno normale, al posto suo, sarebbe già stato spedito in galera. Già, perché l’alternativa al servizio sociale, dopo la decisione del Tribunale di sorveglianza, non sono i domiciliari. Ma il carcere. Almeno in prima battuta: soltanto dalla cella, B., tramite e suoi legali, potrebbe avanza istanza di domiciliari. Marco Travaglio. Il Fatto.
Roberta Pinotti, attuale ministro della difesa, è figlia di un operaio comunista. Si iscrisse ventenne nel Pci, frequentando parimenti scout e parrocchia. Il combinato disposto di berlinguerismo e cattolicesimo ne fecero una pacifista attiva. Cosa che gli odierni arcobaleno le rinfacciano ora che, come dicono loro, è diventata ministro «della guerra». Giancarlo Perna. Il Giornale.
Renzi dice che il magistrato Raffaele Cantone (prossimo responsabile dell’autorità anti-corruzione) «è in prima linea contro la camorra». Qualcuno spieghi anche a Renzi che i magistrati non lottano contro i fenomeni sociali e politici ma indagano e verificano solo responsabilità personali. Sono anni che abbiamo a che fare con questa retorica truffaldina. Frank Cimini. Il Foglio.
Oh deputate vestite di bianco, pensate che sia giusta e vivibile una società in cui, per nominare un ministro, chiamare un medico o un idraulico, si debba scegliere per genere? Qui ci vuole una Donna, qui un Gay e qui un Migrante. La filosofia delle quote rientra in questa Ideologia di genere che impone uguaglianza dove sarebbe necessaria la diversità e impone disuguaglianza dove sarebbero giuste le pari opportunità. A questo catechismo si inchinano pure i capi di Stato. A guidare il mondo ci vogliono un presidente trans, una cancelliera nera, un papa gay, un alto commissario rom e una regina disabile. Marcello Veneziani. Il Giornale.
Fioriscono i ciliegi / sulle cime del Takasago. / Possano non alzarsi / le nebbie di montagna / e le nuvole soffici e bianche / non oscurino una simile vista. L’Assistente imperiale, il Consigliere Masafusa.
Ogni giorno, quando posso, ripercorro questo sentiero nel bosco. Tracce pestate nella neve, che a giorni si scioglie in superficie e poi gela, ricoprendosi con un velo di ghiaccio su cui si fa una fatica maledetta a non scivolare. Piera Graffer, La Miliarda. LoGisma.
Fra i ringraziamenti degli scrittori, spicca il ringraziamento non-sense: «Alle ore sedici e dieci del quattordici settembre duemiladodici» (Irene Cao), «Al dodici il mio numero perfetto» (Gramellini); «Al destino» (Valentina Parrella). Frasi che non vogliono dire assolutamente nulla ma fanno molto estro creativo. Quando non rivelano, come in un lampo, l’abisso, come nel caso di Elisa Fuksas: «Grazie alle cose che capitano. Nel bene e nel male sono state fondamentali per costruire questo racconto». Elisabetta Ambrosi. Il Fatto.
L’Italia delle veline è l’Italia degli italiani. Roberto Gervaso. Il Messaggero.
Paolo Siepi, ItaliaOggi 6/5/2014