Tommaso Labranca, Libero 6/5/2014, 6 maggio 2014
I FIGHETTI FIGLI DI PAPÀ CHE OKKUPANO PER CONTESTARE EXPO
Sono sicuro: è lui. Anche se compare in un angolo della foto ed è di spalle. Ma quel fusillo di capelli residui che si ostina a portare lungo sulla nuca è inequivocabile. Se lo fece vent’anni fa, al posto dei dread che avevano tutti i suoi amici del Centro Sociale Cozza Ribelle. Risolse così.) il divieto della mamma perbenista, figura di spicco nella Milano del Sessantotto: «Se osi presentarti con quei ricettacoli di pidocchi in testa, te ne vai di casa!».
Fu facile scegliere tra i boccoloni rasta o la cameretta nel 300 metri quadrati materni in via Santa Marta. Ed è lì che, a 42 anni, il nostro ribelle risiede ancora, senza più l’ansia dei dread, avendo perso quasi tutti i capelli. Ma il fusillo sulla nuca resiste ed è quello che me lo ha fatto identificare nella foto scattata sabato nel nuovo negozio di Eataly a Milano. Dove non stava certo facendo la spesa, ma era impegnato in un creativo flash mob dei vari centri sociali cittadini, organizzato contro l’Expo, contro il precariato, contro la morte della cultura e contro un paio di altre cose scelte a caso dal mazzo di opposizioni immotivate che ogni buon centro sociale deve possedere.
Lui, Fusillo, era lì per «difendere il lavoro». Il papà giornalista di una testata progressista e la mamma che organizza eventi ad alto livello (e che sta facendo altri soldi grazie all’odiato Expo) hanno provato a sistemarlo nei loro ambiti, ma lui si sentiva in gabbia. Preferisce viaggiare.
Il 25 aprile, invece di cantare “Bella Ciao” sotto Palazzo Lombardia, era in Ecuador a solidarizzare con i raccoglitori sfruttati di banane. Il primo maggio, invece di essere con gli operai che rischiano il posto, era nei Paesi Baschi a difesa della minoranza linguistica locale. La sua agenda ribelle aveva libero solo il 3 maggio. E allora occupiamoci dei problemi di questa Italietta.
Tutti da Eataly insieme ad alcuni ragazzetti che abitano vicino a casa sua, a fare un balletto per ricordare che lì, dove ora i massoni plutocrati sfruttano i giovani, c’era un teatro fonte di cultura.
Nessuno di loro ha mai messo piede allo Smeraldo quando era aperto. Figuriamoci, quel covo della cultura canzonettistica borghese! Loro frequentano solo le rappresentazioni teatrali antagoniste del Cozza Ribelle, dove attori urlanti mettono in scena i loro testi crudi sul fascismo imperante in questo Paese.
Un regime talmente rigido che ti permette di dare fastidio al prossimo con blocchi di autostrade e balletti nei negozi restando impunito. E con la benedizione del Comune.