Elvira Serra, Corriere della Sera 6/5/2014, 6 maggio 2014
VALERIA MARINI: COSÌ FARÒ ANNULLARE LE MIE NOZZE DALLA SACRA ROTA LA SHOWGIRL: TRATTAVA MALE MIA MADRE HO DOVUTO SCEGLIERE TRA LUI E LA FAMIGLIA
MILANO — Non sarà, dunque, una separazione consensuale? «In Tribunale non si presenterà, vuole rivedere alcune cose con me a cena. Non so quali: avevamo già firmato l’accordo il 16 aprile. Ora non mi lascia tante altre strade da percorrere...». Dica la verità: la crisi è nata dai problemi economici di suo marito? «La crisi va cercata nel rapporto di coppia. I problemi economici si superano. Ma il vero problema riguardava noi due: il nostro matrimonio non è mai stato consumato. Incredibile, vero?».
Valeria Marini è seduta nello studio milanese di Annamaria Bernardini de Pace, il legale che la sta seguendo nella causa di separazione da Giovanni Cottone, sposato in pompa magna a Roma un anno fa (il 5 maggio) con sette metri di velo, 700 ospiti e la prospettiva, disattesa, del vissero felici e contenti. Fedele al disegno che si è cucita addosso, tubino nero e calze a rete, più che Jessica Rabbit oggi sembra un sontuoso gattone che si lecca le ferite, inaspettatamente vulnerabile. Dov’è finita la tigre che ha sempre difeso le cause più deboli (vedi Vittorio Cecchi Gori, pure in recidiva)? Spiace quasi tentare l’affondo: un po’ è come sparare sulla Croce Rossa. È impossibile, però, non chiederle come mai dopo e non prima.
Perché una donna forte, sveglia e che si è fatta da sola come lei ha potuto realizzare soltanto al risveglio dalla prima notte di nozze che quello al suo fianco non era più il Principe Azzurro? «Gianni ha cambiato atteggiamento proprio quel mattino. Lo ricordo ancora adesso mentre mi dà le spalle, immobile, a casa mia a Roma, e reagisce male quando gli parlo di una cosa che riguarda mia madre: “Non me ne frega niente, pensaci tu”. Strano, mi sono detta, magari è nervoso. Purtroppo non è stata una eccezione: questo suo aspetto arrogante e aggressivo si è ripetuto. Ha usato toni inaccettabili verso i miei familiari. Pure a San Valentino, quando mi propose di andare a cena fuori per recuperare il matrimonio, finì con lui che inveiva contro mia madre davanti a tutti mentre io non la smettevo di piangere».
Difficile immaginare la scena, non fosse altro perché il mese prima era morto il papà di Valeria, Mario. E non si capisce cosa possa aver spinto Cottone a usare parole tanto forti verso l’unico genitore rimasto a sua moglie. «Prima delle nozze era sempre stato rispettoso verso mamma e mio fratello, che poi è anche il mio commercialista. Dopo, ha cominciato a dire fai così, fai cosà. Ero molto sorpresa, e confusa. Da un lato c’era lui, mio marito, l’uomo che avevo conosciuto come protettivo, paterno, premuroso, dall’altro i miei affetti, la mia famiglia, la donna che mi ha generato: era un conflitto troppo grande».
Quando ci si sposa, si comincia una nuova vita. E il cordone ombelicale diventa inevitabile reciderlo. «Il punto è che una vita matrimoniale non l’abbiamo mai avuta. Gianni spariva, mi diceva che era in un posto e poi scoprivo che era andato in un altro. I suoi guai finanziari li ho scoperti dalla rassegna stampa di Google. E, beninteso, non erano nemmeno un ostacolo. L’ho aiutato, anche economicamente, perché era giusto farlo: ci siamo sposati nella buona e nella cattiva sorte, mi era chiaro, sono cattolica praticante e so di aver fatto un giuramento davanti a Dio. Ma questa sorte non la conoscevo neppure io. Sono stata ingannata. Mancavano ormai da troppi mesi fiducia, serenità, condivisione: si erano rotti gli equilibri per costruire la famiglia che ho sempre desiderato e sognato. Ecco perché chiederò l’annullamento del matrimonio alla Sacra Rota».
Giovanni Cottone lascia intendere di essere stato tradito. «Ne sono addolorata, perché in nome dell’affetto e del rispetto che ancora mi legano a lui vorrei mantenere un rapporto civile. Come possa dirlo, non lo so. So invece di essere pedinata, inseguita e braccata dai fotografi: è un fatto. E guarda caso lui sa sempre prima quando un rotocalco sta per pubblicare delle foto. Strano, no? Però, e le carte lo testimoniano (e in effetti le mostra sul tavolo, ndr ), l’11 marzo abbiamo firmato un foglio in cui ci autorizzavamo a vivere separati, mentre il 16 aprile abbiamo firmato un accordo consensuale che è stato poi depositato in Tribunale. In teoria, e lo dico solo in teoria, io già ora potrei uscire con chi voglio senza tradire nessuno. Ma adesso desidero solo la compagnia delle persone che mi vogliono bene».