Alessandro De Nicola, la Repubblica 6/5/2014, 6 maggio 2014
ROTTAMARE LE ROTTAMAZIONI
Siamo tutti in attesa del 6 maggio. Da quel giorno infatti partiranno gli incentivi decisi dal governo per l’acquisto delle auto a bassa emissione di CO2, vale a dire elettriche, ibride, a metano o Gpl e quelle virtuali ad idrogeno, perché per il momento in Italia non sono a listino delle case automobilistiche. Come é stato già ben spiegato su queste pagine, gli incentivi ammontano a 31,3 milioni di euro, cui si aggiungono i fondi avanzati precedentemente per un totale di 63,4 milioni di euro che finanzieranno l’acquisto di veicoli nuovi senza bisogno di rottamare quelli vecchi di almeno 10 anni, eccezion fatta per le flotte aziendali. Più sono basse le emissioni di CO2 (in pratica le auto elettriche e ibride plug-in), più alti sono gli incentivi: si arriva fino ad un contributo pari al 20 per cento del prezzo con un limite massimo di 5000 euro.
La misura, si dice, é «ecologica»: non si ha di mira l’aiuto alle case produttrici ma la riduzione dell’inquinamento atmosferico. La giustificazione non appare tanto logica: se le vendite di auto e motocicli elettrici aumenteranno, il vantaggio andrà necessariamente anche a favore delle case del settore, quindi è inutile ricorrere ad artifici retorici.
Non soffermiamoci sui particolari, però, e cerchiamo invece di capire se questa ricorrente mania del governo italiano di sussidiare particolari settori, dalle automobili agli elettrodomestici, sia o meno sensata.
La risposta non può che essere un inequivocabile no. In primis, l’incentivo all’acquisto é figlio della stessa mentalità che genera le tariffe amministrate, che fin dai tempi del fallimento dell’Edictum de Pretiis Rerum Venalium, emanato nel 301 dall’imperatore Diocleziano, non hanno mai funzionato. Persino all’alba del IV secolo, quando Diocleziano cercò di imporre un tetto a varie merci e servizi, dalle salsicce ai mantelli, dai trasporti in mare ai leoni (il cui prezzo massimo fu fissato a 150.000 denari), punendo addirittura i trasgressori con la morte, il legislatore con il pallottoliere va incontro a dei fiaschi colossali.
Nel nostro caso, é come se il governo scegliesse dei beni particolari e con la tecnica dello sconto assistito ne cercasse di abbassare il prezzo. La misura è naturalmente distorsiva e porta ad un’allocazione errata delle risorse. Se non ci fosse il contributo statale, il consumatore comprerebbe qualcos’altro, il cui rapporto costo-beneficio sarebbe migliore, oppure risparmierebbe investendo il suo denaro.
Peraltro, la cifra destinata agli incentivi é bassa e potrà contribuire all’acquisto al massimo di 15-20.000 auto, creando quel meccanismo increscioso, anch’esso solo italiano, del «chi primo arriva meglio alloggia»: è ancora ben presente in tutti noi la memoria dei vari «click day», in cui i sussidi non andavano ai più meritevoli ma ai più lesti di mouse.
Infine, come l’esperienza passata dimostra, simili misure non sono solo inefficienti, ma anche inefficaci, poiché generano un blocco degli acquisti nei giorni immediatamente precedenti l’entrata in vigore del provvedimento, un’impennata provvisoria delle vendite finché non si esauriscono i soldi messi a disposizione ed un successivo crollo della domanda quando i prezzi tornano normali.
Tale effetto si è registrato non solo in Italia alla fine dei due periodi di finanziamento alla rottamazione nel 2007 e nel 2009, quando al momentaneo aumento è subentrato un repentino collasso delle vendite di automobili, ma anche negli Stati Uniti, ove nei mesi di luglio ed agosto del 2009, grazie al programma «cash for clunkers» (soldi in cambio di catorci), si é registrato un picco di acquisti, seguito da una caduta verticale nei mesi successivi che ha cominciato ad attutirsi solo con la ripresa economica.
Ultima nota: i sussidi agli acquisti non si ripagano con il semplice aumento del gettito Iva che contemporaneamente diminuisce per gli altri beni: in un articolo pubblicato nel 2009 da La Voce.info si ricordava difatti come per ogni 100 euro che si spendono in più per un auto corrisponde una spesa fino a 90 euro in meno per gli altri beni. Perciò, i 63,4 milioni che appaiono così belli a vedersi chiamandoli «contributi», lo diventano un po’ meno quando li troviamo sotto la voce «nuove tasse».
É vero che questo governo nasce all’insegna della rottamazione voluta dal premier, ma non credo che la sua intenzione fosse di sostituire D’Alema e Bersani con una utilitaria a metano. Non commetta quindi gli errori dei suoi rottamati predecessori. adenicola@ adamsmith. it Twitter @ aledenicola
Alessandro De Nicola, la Repubblica 6/5/2014