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 2014  maggio 06 Martedì calendario

Poker per Sette - Phil Ivey, 38 anni, pokerista professionista afroamericano nove volte campione del mondo di Texas Hold’em (guadagni: 19 milioni e 240mila dollari in un anno), soprannominato “Tiger Woods delle carte”, oppure “No Home Jerome” a significare che a forza di stare nei casinò sembrava non avere casa

Poker per Sette - Phil Ivey, 38 anni, pokerista professionista afroamericano nove volte campione del mondo di Texas Hold’em (guadagni: 19 milioni e 240mila dollari in un anno), soprannominato “Tiger Woods delle carte”, oppure “No Home Jerome” a significare che a forza di stare nei casinò sembrava non avere casa. Si è scoperto che barava, avendo imparato a riconoscere le carte guardandone attentamente il dorso. Infatti, quando giocava, insisteva sempre affinché il mazziere distribuisse le carte molto lentamente. «La differenza fra un giocatore che bara e uno che non bara è che il baro viene scoperto» (Amarillo Slim, campione del mondo di poker nel 1972). Secondo alcuni l’antenato del poker era il persiano “âs nas”, insegnato ai coloni francesi di New Orleans da marinai venuti dalla Persia o, secondo un’altra versione, appreso da francesi trapiantati in Usa che si erano recati come militari nella zona della Persia. La parola “poker” viene dal francese “poque”, “bussare”. In inglese “to poke” significa spingere, attizzare. La parola “poker” potrebbe quindi indicare che il gioco induce a puntare bluffando. Prima testimonianza del poker nelle memorie scritte dall’attore inglese Joe Cowell, che visse a lungo negli Usa: gioco era praticato a New Orleans nel 1829, con un mazzo di 20 carte tra 4 giocatori al massimo. Un americano adulto su quattro gioca a poker almeno una volta al mese. Il 40% degli italiani adulti dichiara di giocare a poker almeno una volta all’anno. Quelli che giocano «abbastanza regolarmente» sono 970mila. La prima partita a soldi svolta online è stata giocata nel 1998; in Italia invece il primo torneo legale sul web è arrivato sul sito di Gioco Digitale il 2 settembre 2008. Da allora più di 2,6 milioni di italiani hanno giocato almeno una volta a poker online. Tra gli americani durante la guerra di Secessione il poker era così popolare che confederati e nordisti spesso, prima di farsi la guerra, improvvisavano pacifiche partite fuggendo dalle trincee. I saloon ingaggiavano esperti giocatoridi poker, perché le partite attiravano nei locali parecchi clienti. La “mano del morto” a poker: due assi e due otto. Chiamata così perché la stringeva tra le dita il pistolero e pokerista Wild Bill Hickok quando fu ammazzato in un saloon. Per il poker anno fondamentale è il Settanta, quando a Las Vegas, l’unico luogo dove si poteva giocare legalmente, un tal Benny Binion, malavitoso texano, implicato in vari omicidi, decise di inventarsi un campionato mondiale nel suo casinò. Arrivarono un pugno di ceffi incredibili che disputarono mani per qualche giorno, chiusi in una stanza. Alla fine dovettero eleggere il «campione del mondo». Ognuno ebbe un solo voto, perché tutti scelsero se stessi. Poi, grazie a un giornalista, si ebbero regole più precise nelle successive edizioni: nacquero le Wsop, le World Series of Poker. I tornei di poker si possono vedere anche in tv. Harry Orenstein, ebreo polacco scampato al lager, inventore delle bambole che chiudono gli occhi e dei robot Transformers, ebbe l’idea di mettere microtelecamere sotto le carte dei giocatori per farle vedere anche ai telespettatori. Il set di poker più costoso, realizzato da Geoffrey Parker, costa 7,3 milioni di dollari. La custodia è in pelle di alligatore, il lucchetto in oro bianco a 18 carati. All’interno, 384 gettoni impreziositi da varie pietre importanti, tra rubini, diamanti, zaffiri e smeraldi un bouquet di 22.364 gemme, tutte rigorosamente montate su una base d’oro. I 4 mazzi di carte sono profilati in platino. La partita a poker tra Francesco Nuti, Roberto Benigni, Carlo Monni e Massimo Troisi. Nel silenzio, solo un ticchettio simile a una sveglia. Nuti sbottò: «Ma che è ’sto rumore?». Troisi: «È ’o core Francè, è ’o core mio». Era il suo pacemaker. Alessandro Haber, appassionato di poker, in passato sconfisse Roberto Benigni che però gli fece venire una gran strizza perché voleva sempre vedere le carte e rilanciare. A Carlo Delle Piane piace giocare a poker: «L’ideale al tavolo è Alessandro Haber. Perde sempre». Gianni Agnelli telefonava sempre a Giovanni Malagò per farsi raccontare come erano andate le partite a poker di suo cognato Carlo Caracciolo e dell’amico Jas Gawronski. In particolare si divertiva molto quando quest’ultimo perdeva e si chiudeva a riccio. Malagò è, in effetti, grande giocatore di poker: «Quando Polissena di Bagno, che poi diventò la mia prima moglie, studiava in America, mi pagavo i viaggi giocando a carte. Una volta, in volo, trovai un avvocato che conoscevo. Giocammo 11 ore. Mi pagai quel viaggio e quello successivo». Ha vinto fortune. Vissani si giocò il suo primo stipendio a poker: «Sono stato poi per due mesi a pane e acqua, andavo a lavoro a piedi perché non potevo permettermi l’auto. Però la lezione mi è servita: non mi sono più seduto al tavolo verde». «Il poker non è cosa per cretini, è un gioco intellettuale, ci vuole logica, matematica, colpo d’occhio, mente elastica. E poi socialmente è interessante, azzera ogni differenza, al tavolo siamo tutti uguali» (il pokerista Filippo Candio). «Pappe molli e teste calde, geni e sempliciotti. Quando vincono a poker urlano di gioia allo stesso modo» (Marlene Dietrich). Quando viveva a Milano Franco Battiato giocava a poker con Giorgio Gaber, Roberto Calasso e sua moglie Fleur. Si vincevano libri Adelphi. Elsa Martinelli, quando giocava a poker contro Brigitte Bardot, la faceva vincere: «Lo facevamo per non sentirla piangere. Era tirchissima». Ornella Vanoni imparò a giocare a poker da Mina: «Andava avanti fino alle 6 del mattino quando diceva felice: “Adesso mi faccio una bella minestrina”». Cristiano Blanco, soprannominato “The Italian Stallion”, campione di poker. Giocava interminabili partite online con George Clooney, Ben Affleck e Matt Damon. «Clooney è un giocatore regolare, conservativo, non rischia troppo, non si espone». Matt Damon e Ben Affleck sono «discreti, dei buoni dilettanti. Ma si distraggono spesso e fanno errori». Giocano «non più di 100, 200 dollari». Tra loro il più forte è «Matt Damon, sicuramente». Tra i più forti con cui ha giocato c’è Francesco Totti: «E anche Robin Williams non se la cava male». Altri sportivi appassionati di Texas Hold’em: il pilota Fisichella, Il tennista Boris Becker, lo sciatore Alberto Tomba («Ho imparato da ragazzo durante i raduni con la nazionale, nei giorni di bufera che si passavano in albergo, sfidando Pramotton e Tonazzi»), Vieri. Naomi Campbell minacciò il fidanzato Vladimir Doronin di fare lo sciopero del sesso se non avesse smesso di trascorre intere giornate giocando a poker online. Obama si definisce «buon giocatore di poker». Ha cominciato a giocare quando era adolescente alle Hawaii, con i compagni di liceo e il nonno materno. Il repubblicano Bill Brady, suo ex compagno di gioco: «Come giocatore è più conservatore di me». Cattivo perdente a detta dei suoi amici. Gianni Morandi nel 1975 perse al poker 90mila dollari durante una tournée in America che gliene avrebbe fruttati solo 25mila. Parte del debito lo estinse impegnandosi per iscritto ad andare a cantare gratis «alcune volte» in Sicilia, nel paese del giocatore, un certo signor Bruno. Pamela Anderson ha ammesso d’aver pagato una perdita al poker con una notte di sesso. L’avversario era il playboy Rick Salomon: «Mi ha detto che se ci fossi stata, avrebbe cancellato la puntata. Così ho estinto il mio debito». Quel marito russo che si giocò la moglie a poker. Perse e mandò l’altro da lei. Quando la donna lo seppe divorziò. Qualche mese dopo l’altro le spedì una lettera dicendole di averla sempre amata. Si sposarono. Segreti di Pupo per affrontare una partita a poker: «Rimanere sobri, mangiare poco e sapere controllare tutte le emozioni. Io sono di ghiaccio, ma certe volte comincia a tremarmi il ginocchio sinistro. Significa che ho pescato le carte giuste». «Il poker è come la vita: il 98,5% è deciso dalla fortuna, l’1,5% dall’abilità» (Walter Clyde Pearson, giocatore professionista). I soprannomi di quattro dei fratelli Marx nacquero durante una partita di poker a Galesburg, Illinois, nel 1915, a opera di Art Fischer, autore di monologhi per il vaudeville. Groucho era accigliato (glum), Harpo suonava l’arpa, a Chico piaceva il pollo (chicken), Gummo portava le galosce di gomma (Zeppo, scelto da Groucho per il quinto fratello, non ha alcun significato). «Il poker si gioca in quattro, oppure in tre col morto, o anche meglio in tre col pollo» (Stefano Benni, Bar Sport). «Se non riesci a individuare il pollo al tavolo da gioco nella prima mezz’ora, allora il pollo sei tu» (il pokerista Amarillo Slim).