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 2014  maggio 06 Martedì calendario

LE LEGGI CI SONO GIÀ MA NON LE APPLICANO


Non c’è da prendersela con Alfano, sul serio: ma sentirlo dire che «vanno arrestati quelli che vanno in giro con spranghe e catene» lascerebbe intendere he ora si possa andare in giro con spranghe e catene: la risposta è no, ti potrebbero arrestare già adesso. Più che un piano da «Inghilterra anni Ottanta» ne basterebbe uno da Italia anni Ottanta, Novanta, Cento: basterebbero le leggi che ci sono già, ma che evidentemente non vengono applicate, o non sempre. Dirlo sarà banale, ma è così. Il Codice di procedura penale contiene già tutti gli strumenti «eccezionali» che ora si parla d’introdurre, un po’ come le leggi sull’ordine pubblico contengono già tutti gli strumenti necessari a reprimere qualsiasi manifestazione violenta di piazza: ma scegliere se farlo o meno, o come farlo sempre che se ne abbiano le risorse, soprattutto umane di volta in volta diventa una scelta strategica o se volete politica. Sarebbe come dire che serve una legge che impedisca a un Daniele De Sanctis di sparare ai tifosi napoletani: ovvio che c’è già, così come dovrebbe esistere un controllo sociale e repressivo attorno a un De Santis che in passato è già stato fermato, arrestato e processato perché ne ha già combinate d’ogni genere. Il Daspo? Sai che gliene frega a De Santis: lui allo stadio non ci andava già più da diec’anni, il Daspo gliel’avevano già fatto, vittoria, infatti sparava soltanto e gettava petardi sulla gente: ma fuori dallo stadio. Che è lo stesso stadio in cui noi mortali non possiamo portarci un accendino (te lo sequestrano ai tornelli) mentre altri riescono a introdurre qualsiasi cosa: perché evidentemente qualcuno glielo permette, c’è poco da fare. Sono scelte. Invadere un campo è già proibito, arrampicarsi sulle transenne di vetro è già proibito, picchiare i poliziotti è già proibito: ma il modello italiano modello non scritto in qualche modo lo permette.
Una buona fetta del modello inglese, del resto, noi ce l’avremmo già: Margareth Thatcher limitò l’acquisto di bevande alcoliche (già fatto, anche noi) e dispose la richiesta di un documento d’identità (anche noi) e permise l’interdizione di gente con precedenti (anche noi) e inventò quello che noi chiamiamo Daspo: chiaro che la vera differenza risiede nell’efficienza, nella volontà esecutiva, nelle risorse. Anche le novità annunciate da Alfano e da Renzi bene o male ci sono già: si potrebbe profilare, dunque, una maggior determinazione politica o bene che vada una serie di nuove regole che permettano l’applicazione inequivoca delle regole vecchie. Ma non di più. Perché, per il resto, il modello «Inghilterra anni Ottanta» implicherebbe un apposito corpo di polizia (National Crime Intelligence Service Football Unit, roba di Scotland Yard) e poi una ristrutturazione degli stadi per 350 milioni di sterline, l’abolizione delle gradinate, e telecamere dappettutto, stewards privati pagati dai club, un numero verde per segnalare episodi e persone sospette («Crimistoppers») e ancora: arresto e processo per direttissima anche solo per violenza verbale (linguaggio osceno, cori razzisti) ma soprattutto una riprovazione sociale che da noi, sorry, non c’è ancora, a meno che ci scappi il morto o allo stadio ci siano come minimo i presidenti del Consiglio e del Senato. La stampa britannica svergogna regolarmente i tifosi che, soprattutto all’estero, imbrattano e devastano: noi, i tifosi della Lazio che nel novembre scorso furono fermati in Polonia, li trattiamo come i Marò. Perché siamo così. Invochiamo nuove leggi dopo aver calpestato quelle vecchie.