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 2014  maggio 06 Martedì calendario

SE LA CINA VA IN TILT PER IL “PONTE” DEL PRIMO MAGGIO


PECHINO
I cinesi scoprono il “ponte” e la Cina è sconvolta dalla nuova febbre del turismo. Effetti collaterali dell’ultimo diktat del partito comunista esteso alle imprese private: concedere a tutti “ferie pagate”, dal 1999 riservate ai dipendenti pubblici, per far crescere i consumi interni. Conseguenze: addio alle riunioni di famiglia e Paese paralizzato per quattro giorni, con oltre 350 milioni di turisti scatenati nel primo weekend lungo della storia nazionale. Sotto Mao Zedong, il Primo maggio veniva celebrato in piazza Tiananmen con le danze rivoluzionarie delle masse operaie. Nel 2007, per scongiurare l’esodo dei migranti verso casa e l’abbandono delle catene di montaggio, la “settimana d’oro” di primavera fu abolita tra le proteste degli stessi funzionari. Quarant’anni dopo il declino del Grande Timoniere, il “sogno cinese” di Xi Jinping archivia il Libretto Rosso e per costruire la classe media del futuro punta sui cataloghi multicolor dei tour operator. I “compagni” intonavano con crescente perplessità gli inni ai diritti dei lavoratori. I loro nipoti, fatta confidenza con mutuo e carta di credito, non si fanno al contrario pregare per assaltare le agenzie di viaggio e partire alla scoperta della patria anche per poche ore.
Se la Cina fosse un universo demograficamente normale, la “rivoluzione della ventiquattrore” ecciterebbe solo i mercati. L’ordine di gita fuori porta investe invece 1,37 miliardi di cinesi e l’obbedienza al consumismo di Stato si trasforma in un ingorgo da guinness. Tra giovedì e domenica, secondo i media controllati dal potere, «una nazione chiusa per ferie ha dimostrato di non aver superato l’esame di educazione al tempo libero». Dal miraggio del benessere occidentale all’incubo della comitiva asiatica, con località storiche e mete turistiche travolte da un esercito senza precedenti di neo “colletti gialli” in fuga dello smog delle megalopoli. Tra Pechino e il Tibet, sull’autostrada appena terminata si è formata una colonna di automobili lunga 70 chilometri. Nulla a che vedere con il blocco del secolo, causa cantieri, nel 2010: 120 chilometri di camionisti imbufaliti, fermi per un mese, capaci di far tremare i vertici del regime. La corsia d’emergenza, secondo la tivù di Stato, stavolta si è però trasformata in un “camping infinito”, con decine di migliaia di viaggiatori «stesi a dormire, o impegnati a cucinare».
Le Ferrovie hanno contato 37 milioni di passeggeri, più 16,5% rispetto al Primo maggio del 2013, mentre il traffico in autostrada è esploso del 27%. Gli alberghi sono collassati sotto il peso di 325 milioni di prenotazioni, per un giro d’affari di oltre 10 miliardi di euro. Questo il “bollettino di guerra” del primo ponte in Cina: 190 mila i biglietti staccati in un solo giorno alla Città Proibita, più 26% annuo, 4 ore di coda per mettere piede pochi istanti sulla Grande Muraglia a Mutianyu, 74 tonnellate di rifiuti raccolte domenica sulle spiagge tropicali di Sanya e 13 mila i visitatori di Lijiang, nello Yunnan, costretti a passare la notte all’aperto per mancanza di camere libere. Per proteggere l’armata dei guerrieri di terracotta dall’attacco di 120 mila persone al giorno, a Xian sono stati schierati 2 mila agenti dei reparti speciali.
Fino alla scoperta del ponte di questo Primo maggio, la Cina chiudeva due settimane, all’inizio di ottobre e in occasione del capodanno lunare. Le ferie servivano a migranti e operai per rivedere mogli e figli, nei villaggi d’origine, dopo mesi di distacco. Per la prima volta i quattro giorni liberi non sono stati confucianamente riservati agli affetti dei parenti, ma adamsmithianamente impegnati nei voli dei single verso i casinò di Macao e gli shopping center di Shanghai, facendo esplodere le polemiche sull’«inadeguatezza di hotel, ristoranti, trasporti e perfino bagni pubblici». L’Ufficio interno delle festività è stato costretto ad annunciare un «piano d’emergenza» per «scaglionare i weekend lunghi regione per regione» e concedere biglietti di treni e aerei solo ai turisti che possono esibire una prenotazione alberghiera.
Prossima battaglia ai primi di giugno, con il festival delle navi-drago. Saranno passati 25 anni dalla strage degli studenti in piazza Tienanmen: allora in Cina si lottava per democrazia e libertà, oggi per un selfie nelle terme di Hainan, o sulla nave da crociera a Guilin.

Giampaolo Visetti, la Repubblica 6/5/2014