Filippo Facci, Libero 6/5/2014, 6 maggio 2014
APPUNTO ALTRI FESTIVAL
Domenica pomeriggio, a Perugia, si concludeva l’ottavo Festival internazionale del giornalismo che aveva occupato la città per una settimana: giornalisti veri e finti, scrittori e pensosi vari, starlette dell’infotainment, addetti stampa, lobbisti, portavoce, politici, politicanti, ministri, scorte, imbucati, buffoni, seriosi, freelance morti di fame, direttori galattici, soprattutto una quantità spaventosa di gente e in particolar modo un sacco di giovani disposti a fare file interminabili anche per il dibattito più insignificante. A tratti, in strada, quando gli ego delle varie star si fondevano con la gente comune e si scioglieva ogni separatezza, come dire: il quadro pareva edificante, l’insieme poteva anche sembrare una caricatura positiva del famigerato Paese reale, un’ agorà in cui cittadini e opinion maker parlassero la stessa lingua. Ma dicevamo: domenica pomeriggio, d’un tratto, dopo una settimana passata a profilare l’esistenza come un talkshow in 3D, il Perugia Calcio è stato promosso in serie B: e le strade si sono riempite di migliaia di tipi umani completamente diversi, altre facce, altra lingua, altra birra, gente che ti chiedeva se Severgnini fosse una mezzala della Ternana. Normale: ma anche no. Come se, d’un tratto, si fosse affacciato un altro Paese reale che prima si era nascosto, e si riprendesse la realtà che era sua. Non so se siano due Italie, ma l’impressione è che non si parlassero. Ecco: tra quelle sì, una trattativa ci starebbe tutta.