Marco Lillo, Il Fatto Quotidiano 6/5/2014, 6 maggio 2014
GASTONE, IL MITO DEI SAMURAI E UN PAPÀ CITATO SULLA TRECCANI
Non vuole parlare con i giornalisti ma una cosa sola il padre di Daniele De Santis, il 48enne ex ultrà della Roma che secondo la Procura ha sparato al tifoso napoletano Ciro Esposito, accetta di dirla: “Mi auguro con tutto il cuore solo che quel ragazzo napoletano si riprenda al più presto”. Ivo De Santis, 73 anni, romano di Monteverde, o meglio, di via Donna Olimpia, dove Pierpaolo Pasolini ha abitato e scritto nel 1955 Ragazzi di vita, è un nome importante del karate. Il padre di quello che è stato definito dalla stampa “Gastone” anche se tutti lo chiamano invece “Danielino” è citato persino nell’Enciclopedia Treccani dello Sport. Nell’edizione 2004 alla voce arti marziali si descrive la disciplina del wado-ryu, della quale De Santis è stato il padre nobile e il presidente della Federazione italiana quando il figlio Daniele era un giovanissimo praticante.
Oggi sembra stonato ricordarlo ma la disciplina si chiama così perché wa vuol dire pace. “Il wado-ryu, scuola della via della pace, è caratterizzato da posizioni alte e movimenti leggeri e veloci, uniti a schivate e leve articolari che lo rendono particolarmente adatto al combattimento: è infatti dal wado-ryu che nasce la moderna concezione di gara sportiva nel karate”, si legge sulla Treccani. Il fondatore Otsuka affidò all’allievo Toyama il compito di insegnare l’arte all’Italia. E Toyuma, prosegue sempre la Treccani “insegnò a Roma e si occupò della preparazione agonistica degli atleti della scuola di Ivo De Santis nel periodo in cui era presidente della Wado Kai in Italia”. Ancora oggi il nome di Ivo De Santis viene pronunciato con grande rispetto nell’ambiente. Sul sito forumartimarziali.com c’è ancora un messaggio di qualche anno fa di un blogger che scrive: “Su certo karate anni ’80, il padre di un caro amico (Danielino?, ndr) il maestro Ivo de Santis del Wado Ryu, ancora oggi a 60 anni suonati è un coatto da competizione... ai suoi tempi ha fatto piangere tanta di quella gente...”.
Il Fatto raggiunge Ivo De Santis alle nove di sera nella palestra Power Temple all’Ostiense di Roma. Il padre dell’ultrà arrestato con accuse gravissime non è entusiasta di condividere le sue sensazioni con la stampa. Prima di attaccare il telefono dice solo: “Siamo nelle mani del Signore. Spero che si salvino tutti e due. Lo spero per quel ragazzo napoletano che è ancora più giovane di mio figlio e lo spero anche per Daniele. Da quando è successo non ho visto mio figlio perché non me lo fanno vedere”. L’avvocato Gianni Dell’Aiuto che in passato ha difeso il giovane Daniele De Santis quando fu arrestato nel 1994 per gli incidenti per Brescia-Roma e poi nel marzo del 1998 dopo la partita Vicenza-Roma, ricorda un particolare: “Sia Daniele che il fratello nutrivano un grande rispetto per il padre Ivo. Ricordo questa figura di samurai romano e i due figli che si rivolgevano a lui chiamandolo non papà ma ‘maestro’”. Non tutti gli insegnamenti del maestro devono essere stati assimilati alla perfezione dal figlio che è stato denunciato più volte a piede libero, arrestato e colpito dai cosiddetti Daspo, cioé Divieto di accedere alle manifestazioni sportive, per la sua passione giallorossa. Solo una volta Daniele De Santis fu indagato per una questione extra calcistica. “Ma mi pare di ricordare che si trattasse – spiega l’avvocato Dell’Aiuto – di una vicenda spiegabile in un contesto familiare. Un parente, mi pare fosse lo zio materno, era in fin di vita e il personale dell’ospedale non aveva fatto passare i De Santis che si infuriarono”.
Danielino fu arrestato anche per i presunti ricatti degli ultras ai danni dell’ex presidente della Roma Franco Sensi per ottenere biglietti gratis. Anche in quel caso fu assolto. Mentre dall’accusa di avere fermato il derby del 2004 De Santis è uscito indenne anche grazie alla prescrizione. L’avvocato Dell’Aiuto da più di dieci anni non vede nessuno della famiglia e non ha visto le carte. Ieri i De Santis hanno contattato l’avvocato Lorenzo Contucci, esperto in materia di stadi, che ha difeso Danielino in una vicenda minore recentemente, ma alla fine, per divergenze sulla strategia difensiva, non gli hanno affidato il mandato. “Faccio fatica a credere che sia stato lui a sparare. Per come lo ricordo io – spiega l’avvocato Dell’Aiuto – De Santis era un atleta, attento all’alimentazione e all’esercizio fisico. Non avrei mai immaginato potesse usare un’arma contro altri tifosi. Non conosco le carte ma comunque starei attento a trarre conclusioni affrettate”. “Non è la prima volta che arrestano De Santis con accuse gravissime. Per i fatti di Brescia-Roma – ricorda Dell’Aiuto – fu assolto con formula piena e i giudici gli riconobbero anche un risarcimento di due milioni e 900 mila lire dell’epoca. Anche per i fatti di Vicenza fu arrestato con tanti capi di imputazione ma alla fine riuscimmo a dimostrare che era sceso dall’auto ad affrontare i tifosi rivali per difendere alcune ragazze che erano con lui. Fu assolto per tutto tranne che per un capo di imputazione minore”.
Non sarà che anche stavolta De Santis la sfangherà per legittima difesa? “Non mi esprimo sul caso perché non c’ero e non ho letto le carte. Certo, se esiste l’eccesso di legittima difesa – ragiona a voce alta l’avvocato Dell’Aiuto – bisogna valutare il caso specifico. E, se mi inseguissero in quaranta minacciando di uccidermi, forse anche io metterei mano alla pistola”.
Marco Lillo, Il Fatto Quotidiano 6/5/2014