Il fatto del giorno
di Giorgio Dell'Arti
Il processo d’appello ad Amanda Knox e a Raffaele Sollecito dovrà essere fatto daccapo, la Cassazione ha dato ragione al Procuratore generale Luigi Riello, autore di una requisitoria durissima contro i suoi colleghi che avevano assolto i due ragazzi. «Il giudice di merito ha perso la bussola, ha smarrito l’orientamento. I colleghi di secondo grado hanno frantumato gli elementi indiziari, hanno rivelato una buona dose di snobismo. Hanno travisato la prova. Hanno sposato una non logica valutazione dei plurimi indizi. La sentenza è un raro concentrato di violazioni di leggi e illogicità e credo che debba essere annullata». E infatti è stata annullata.
• Senta, ma quanti processi si fanno intorno allo stesso fatto?
È uno dei mali gravi della giustizia italiana e riguarda tutti i procedimenti, specialmente quelli che suscitano l’interesse dell’opinione pubblica. Non per cambiare argomento, ma Dell’Utri, per esempio, è in ballo di 22 anni e di processi ne ha subìti 18. Sarà pure colpevole, ma in un paese civile la giustizia non può funzionare così. Le faccio lo schemino per farle capire a che punto siamo adesso nella procedura di Perugia. Nel primo processo Amanda e Raffaele erano stati condannati a 26 e 25 anni. La difesa dei due imputati ricorse in Appello. Ci fu una superperizia e basandosi su questa superperizia i giudici di questo secondo grado di giudizio invece assolsero. Amanda tornò felice in America e adesso sta per pubblicare un libro grazie al quale ha già incassato quattro milioni di dollari dalla HarperCollins. Raffaele ha ripreso a Verona gli studi sulla realtà virtuale e ha scritto un libro anche lui, però destinato ai soli americani (in questo libro racconta gli i giudici gli chiesero di testimoniare il falso e incastrare Amanda). Naturalmente, dopo l’assoluzione in Appello, l’accusa ricorse, e il terzo grado di giudizio è la Cassazione. La Cassazione ha sentenziato ieri, dopo quell’impressionante requisitoria del procuratore generale Riello che abbiamo riassunto all’inizio, che la sentenza di assoluzione del secondo grado non sta in piedi e che l’Appello va rifatto. Il delitto risale alla sera del 1° novembre 2007. Cioè siamo in ballo già da cinque anni e mezzo, e non si vede la fine. Dopo questo secondo Appello, la parte soccombente ricorrerà di nuovo in Cassazione. E così via.
• Sa che il delitto non me lo ricordo bene? C’era di mezzo una qualche pratica sessuale…
Un’orgetta in questa casa di Perugia finita col taglio della gola di Meredith, studentessa inglese nell’università per stranieri, 22 anni. Nella casa, Meredith abitava con Amanda Knox, americana, iscritta anche lei all’università e appena ventenne. Una bellissima ragazza, questa Knox, fidanzata in quel momento con un giovane barese, Raffaele Sollecito. Non è assolutamente provato che Raffaele fosse in casa quella sera. È certo invece, in base alle tracce organiche, che all’orgetta parteciparono - con Meredith - Amanda e un cittadino della Costa d’Avorio, Rudy Guede. Costui ebbe con Meredith, semiconsenziente, un rapporto sessuale. Guede, riacchiappato in Germania dove era fuggito, è stato condannato a 16 anni per «concorso in omicidio». Come dissero subito i genitori della povera Meredith – persone che in tutta la vicenda hanno conservato un senso della misura esemplare – se si trattava di “concorso”, vuol dire che qualcun altro aveva partecipato al delitto. Quindi l’assoluzione di Raffaele e di Amanda, concessa dai giudici dell’Appello, sembrò subito insensata. Badi che non era solida nemmeno la sentenza di primo grado, quella che aveva condannato i due: la ricostruzione dell’accusa – posizione dei protagonisti al momento fatale, movente, ecc. – era assai poco credibile. Nessuna prova vera, poi, sull’arma del delitto.
• Perché, se la sentenza di prima grado era discutibile, la sentenza d’assoluzione di secondo grado è parsa tanto scandalosa?
L’assoluzione si basò su una superperizia condotta con metodo piuttosto discutibile. Per esempio, i reperti furono raccolti, invece che con pinzetta sterile e monouso, con guanti di lattice, che si sporcano subito e inquinano irrimediabilmente il contesto. Scrivemmo questo anche allora, basandoci sulle dichiarazioni di Edoardo Mori, un luminare di queste materie.
• Sarà possibile ottenere dagli Stati Uniti l’estradizione di Amanda?
Non credo. La stampa americana – tranne Barbie Latza Nadeau, corrispondente di Newsweek – prese subito le difese della ragazza, montando una campagna sensazionale e, a occhi neutri, molto poco credibile. Gli americani non vogliono mai che i loro cittadini siano processati da qualcun altro. Valga l’esempio terribile del Cermis.
• La giustizia italiana ne esce male, eh?
Non mi faccia dire cose che non voglio dire. Il processo Stasi, quello dei due ragazzini finiti nel pozzo in Puglia, il caso Scazzi, il caso Claps, la persecuzione di Enzo Tortora, il caso di via Poma. Mi basta questo elenco, stilato a memoria, per risponderle.
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