VARIE 27/3/2013, 27 marzo 2013
APPUNTI PER GAZZETTA - IL DILETTANTISMO AL POTERE
IL CASO MONTI-TERZI-MARO’
ROMA - Per Monti è il giorno del confronto con il Parlamento sul controverso caso delle dimissioni del ministro degli Esteri Terzi per il caso dei marò accusati di omicidio in India. Al mattino alla Camera, nel pomeriggio al Senato, Monti ha ricostruito la vicenda dei marò e si è soffermato sulle dimissioni del ministro degli Esteri Giulio Terzi, ringraziandolo per il suo operato pur definendo "inconsuete" le modalità della sua uscita di scena. Monti ha poi rivolto un pensiero ai due militari Massimiliano Latorre e Salvatore Girone.
Riferendosi alle ipotesi avanzate ieri dal rappresentante del M5S di uno scambio con gli affari di Finmeccanica (VIDEO: l’intervento di Di Battista), il premier ha precisato: "Consentitemi di respingere con forza qualsiasi illazione su scambi o interessi privati". "Le valutazioni sui rapporti economici non hanno condizionato l’obiettivo prioritario, ovvero di tutela dei nostri connazionali: la nostra priorità sono sempre state la sicurezza, l’incolumità e la dignità dei due marò e di tutti i cittadini italiani che si trovano in India, partner di primo piano".
Nella ricostruzione della vicenda, Monti non ha evitato pesanti critiche a Terzi, soprattutto sulla gestione della delicata fase del rientro dei marò in Italia su concessione dell’India per farli votare alle ultime elezioni: "Trattenere i marò in italia era oggetto di decisioni in itinere che non avrebbero dovuto essere oggetto di precipitose dichiarazioni alla stampa, che Terzi ha fatto, anticipando il risultato finale che non si poteva dare per scontato".
Ma soprattutto Monti fa presente come Terzi abbia sempre dato a intendere di appoggiare la linea concordata con il governo - citando a prova anche l’intervista data dal ministro alla Repubblica del 22 marzo (qui il testo integrale) - senza mai accennare minimamente all’intenzione di dimissioni: "Sono rimasto stupefatto per ciò che il ministro Terzi ha fatto e per ciò che non ha fatto", spiegando che Terzi non aveva informato nessuno e non si era opposto pur potendo "preannunciare le proprie decisioni".
Al Senato, Monti ha ripercorso la giornata di ieri, in particolare la riunione a Palazzo Chigi, prima dell’intervento di Terzi e Di Paola alla Camera. L’ex ministro degli Esteri, afferma Monti, non ha "manifestato particolare disagio o intenzione di dimettersi. Né durante, né alla fine, né dopo questo lavoro comune il ministro ha manifestato particolare disagio o intenzione di dimettersi".
L’obiettivo dell’ex ministro degli Esteri "non era quello di modificare una decisione, alla quale aveva consapevolmente partecipato, ma era quello più esterno di conseguire altri risultati che nei prossimi tempi diventeranno più evidenti" ha affondato poi il premier facendo evidente riferimento alle ambizioni di future candidature politiche di Terzi.
Durante l’informativa alla Camera Monti è stato interrotto in diverse occasioni dai colleghi. In particolare, ha provocato la reazione di Maurizio Lupi (Pdl) e Ignazio La Russa (Fratelli d’Italia) quando ha pronunciato la frase: "La formazione del governo tecnico è stata sollecitata dal mondo dei politici perché la situazione era troppo complicata per potersela cavare e ha chiesto a questo governo di intervenire". Tra le grida che lo hanno interrotto: "Terzi lo ha nominato lei" e "il Parlamento non è casa sua".
Una volta precipitate le relazioni con l’India a seguito della decisione di non far rientrare i due marò, Monti così ricostruisce: il 20-21 marzo sono state convocate due riunioni del Comitato interministeriale per la sicurezza della Repubblica. "Constatato che esistevano rischi di isolamento dell’Italia a seguito della grave crisi con l’India, il Cisr mi ha dato mandato di verificare se da parte indiana ci fossero assicurazioni sull’esclusione della pena di morte e sullo status dei marò al loro rientro in India. Altre assicurazioni, ma non pregiudiziali, l’avvio della procedura arbitrale e il ripristino dell’immunità per il nostro ambasciatore".
Tra i rischi, al Senato Monti cita il vertice dei paesi del "Brics" (Brasile, Russia, India, Cina e Sudafrica), tenutosi in Sudafrica, in cui si era "iniziata a prendere in considerazione un’opzione di misure condivise nei confronti dell’Italia".
"Le assicurazioni sono state ricevute per scritto nel pomeriggio del 21 marzo e pertanto sulla base di una dolorosa, responsabile ed encomiabile disponibilità dei marò che hanno dato prova dell’attaccamento al loro paese, Latorre e Girone hanno fatto ritorno in India accompagnati dall’inviato speciale De Mistura. Si è trattato di una decisione difficile e dolorosa ma che ci è apparsa necessaria per consentire di riportare intera questione nell’alveo di una controversia tra due stati sovrani evitando che una contrapposizione sistemica pregiudicasse i rapporti bilaterali e ogni possibile soluzione concordata della vicenda. Abbiamo avviato un dialogo politico, abbiamo individuato un percorso verso una soluzione rapida, negoziata o giudiziale, reimpostando l’itinerario. Abbiamo disinnescato l’opinione pubblica indiana nei riguardi dei nostri connazionali e delle nostre imprese in India".
Monti ha riferito delle perplessità di Latorre e Girone, a cui ha asscicurato che il governo italiano continuerà a "prodigarsi" per il loro rientro in Italia. Al riguardo, il presidente del Consiglio ha aggiunto: "Latorre mi disse: rispettiamo il capo dello Stato, lei e il ministro Di Paola, ma noi siamo in una situazione in cui tutto sta cambiando in Italia". La risposta del Professore: "Avete ragione, c’è un governo dimissionario, un presidente della Repubblica che sta concludendo il suo mandato e io porterò in Parlamento la vostra vicenda".
Il percorso, si augura Monti, sarà seguito anche dal prossimo esecutivo: "Questo governo non vede l’ora di essere sollevato da questo incarico", ha concluso Monti alla Camera, generando altre proteste e malumori tra i banchi del centrodestra.
Il premier aveva prima riunito il consiglio dei ministri, durante il quale "ha esposto un’informativa sulla vicenda dei marò soffermandosi in particolare sulle decisioni assunte dal Cisr Su invito del presidente, il sottosegretario De Mistura - oggi nominato vice ministro presso il ministero degli affari Esteri insieme a Marta Dassù - ha riferito in dettaglio sulla sua missione recente in India", si legge in una nota di Palazzo Chigi.
Questa mattina Monti ha assunto ufficialmente l’interim degli Esteri insediandosi alla Farnesina. Monti è stato accolto dal segretario generale del ministero, Michele Valensise, con il quale si è intrattenuto a colloquio. Il premier era accompagnato dal suo consigliere diplomatico, Pasquale Terracciano, che ha assunto anche le funzioni di capo di gabinetto del ministro degli Esteri ad interim.
Terzi replica a Monti: "Nessuna finalità personale". L’ormai ex ministro degli Esteri Giulio Terzi in giornata ha replicato a Monti, affermando che le sue dimissioni non nascondono alcuna finalità di natura personale. "Le dichiarazioni rese oggi dal Presidente Monti all’aula della Camera - dice Terzi - confermano che la decisione di trattenere i marò in Italia è stata presa collegialmente. Tale decisione è stata da me resa pubblica solo dopo l’approvazione, da parte della Presidenza del Consiglio e dei Ministri interessati, di un comunicato stampa e della sua relativa diramazione".
L’ex capo della Farnesina puntualizza di non aver "mai anticipato notizie in modo autoreferenziale o tale da influire negativamente sui rapporti con l’India. Le mie riserve al rientro in India di Latorre e Girone le avevo espresse in tutte le sedi di Governo, anche formalmente, insieme alle mie preoccupazioni sulle garanzie da ottenere da parte indiana".
"Ho annunciato pubblicamente le mie dimissioni - spiega ancora Terzi -, atto che ritengo legittimo in democrazia, in occasione della mia audizione alla Camera, non per seguire finalità personali ma perché, trattandosi di una vicenda che mi ha coinvolto a livello istituzionale e personale, ho ritenuto proprio in quel momento, per rispetto della verità che stavo per riferire in Parlamento, che si rendesse per me impossibile proseguire nel mio impegno di Governo".
Sul suo profilo Facebook, poi, Terzi torna a sottolineare: annunciare le dimissioni da ministro
in Parlamento, "massima sede delle istituzioni democratiche", è un "atto che ritengo legittimo in democrazia".
(27 marzo 2013)
IL CASO CROCETTA-BATTIATO-ZICHICHI
PALERMO - Il presidente della Regione siciliana Rosario Crocetta, ha deciso di revocare l’incarico di assessore al Turismo al cantautore Franco Battiato che ieri a Bruxelles aveva definito "troie" le parlamentari italiane. E via anche l’incarico al fisico Antonino Zichichi, al quale aveva assegnato la delega ai Beni culturali. Nei giorni scorsi Crocetta aveva espresso perplessità sull’incarico a quest’ultimo: ’’Di Zichichi - ha detto oggi il governatore - non se ne poteva piu’, bisognava lavorare e invece lui parlava di raggi cosmici. Forse, sarebbe stato meglio utilizzarlo come esperto’’. "Crocetta ha rinunciato a voltare pagina", contrattacca quest’ultimo. "Lasciatemi tranquillo, ne parleremo tra qualche giorno. Vengo da un tour
massacrante", ha detto invece a Radio 24 Franco Battiato.
Il governatore siciliano ha inviato le scuse del suo governo "per le affermazioni, certamente non istituzionali ed offensive" di Battiato. "Quando si sta nelle istituzioni - ha detto Crocetta - si rispettano e si rispetta la dignità delle istituzioni medesime e, nel caso di Battiato sicuramente si è andati ben oltre e si è violato il principio della sacralità delle stesse. Siamo orgogliosi di appartenere al popolo italiano e di avere un Parlamento - prosegue Crocetta - l’espressione della sovranità del popolo e della partecipazione dei cittadini alla vita democratica. Quando si offende il Parlamento, si offende tutto il popolo italiano e ciò non è consentito a nessun componente delle istituzioni".
"Mi dispiace veramente molto, sono addolorato. Il Parlamento in questo momento -continua il presidente- è rappresentato da figure come Laura Boldrini e Piero Grasso, impegnati nel profondo per rinnovare il Paese e all’interno del Parlamento ci sono uomini e donne -conclude Crocetta- che cercano di trovare una soluzione in una fase drammatica della vita economica, politica e sociale". "Ho provato molto dolore, ma non potevo fare altro. Non si possono accettare certe affermazioni che avevano prodotto un problema con le altre istituzioni. Ieri sono rimasto paralizzato dopo aver sentito quelle parole. Ho passato una notte insonne e ho deciso quella che era l’unica strada possibile. Del resto Battiato aveva già capito" ha aggiunto Crocetta. "Le rivoluzione bisogna, è vero, portarle avanti, io stesso sono rivoluzionario, ma questo non significa non rispettare le istituzioni che devono essere rinnovate, cambiate, ma non essere oggeto di disprezzo o porsi contro queste. Per me Battiato è un mito e un amico ma non potevo accettare questa situazione che metteva tutta la regione in difficoltà".
"Mettiamo una crocetta su Battiato". ha scritto su twitter Sabina Guzzanti commentando la decisione del governatore siciliano. In mattinata anche le deputate regionali del Pd avevano censurato le frasi del cantautore: "Da deputate e da donne condanniamo lo scomposto intervento dell’assessore Battiato che lede la dignità delle istituzioni superando il limite che separa la critica dallo sterile insulto" avevano detto Antonella Milazzo e Mariella Maggio commentando positivamente la presa di posizione del presidente della Regione in merito alle dichiarazioni dell’assessore Battiato. "Le parole pronunciate dall’assessore al Turismo - continuano - sono da ritenersi gravemente offensive e lesive nei confronti delle istituzioni pubbliche e di tutte le donne".
(27 marzo 2013)
QUESTE TROIE CHE SI TROVANO QUI IN PARLAMENTO È INACCETTABILE, INACCETTABILE, DOVREBBERO APRIRE UN CASINO
"Queste troie che si trovano in Parlamento farebbero qualsiasi cosa. E’ una cosa inaccettabile". Lo ha detto il musicista Franco Battiato nel suo intervento al Parlamento Europeo in veste di assessore al Turismo della Regione Sicilia. Secondo Battiato sarebbe meglio che "aprissero un casino" (Audio Ansa)
IL CASO CRIMI
ROMA - Una proposta di cambiamento. E’ quella che Pier Luigi Bersani, alla fine della quinta giornata di consultazioni, offre ai partiti. "Ho cercato fin qui - ha detto il premier incaricato - in assoluta trasparenza, di mettere l’insieme delle forze politiche di fronte a un’occasione vera di cambiamento".
Nell’entourage del segretario Pd c’è ottimismo: "Questo governo si farà" dicono a largo del Nazareno. Il leader democratico pensa di avere i numeri per formare un esecutivo e domani è determinato a proporre a Napolitano una rosa di nomi di alto livello e uno scenario parlamentare che gli assicurerebbe di avere la fiducia e salpare con il suo governo. Ma il segretario del Pdl Angelino Alfano ribalta la visione dei democratici e sentenzia: "Bersani è in un vicolo cieco, la vicenda è chiusa. Sta a lui, ora, rovesciare la situazione, se vuole e se può, nell’interesse del Paese". Immediata la replica del Pd: "Se le parole di Alfano fossero un’allusione a un’eventuale trattativa sul Quirinale il Pd non sarebbe disponibile". I democratici, infatti, non intendono legare il percorso del governo a un negoziato sul futuro presidente della Repubblica.
All’appello alla responsabilità di Bersani il capogruppo al Senato del M5S Vito Crimi risponde con un’apertura a un possibile ’governo del presidente’: "Se Napolitano fa un altro nome è tutta un’altra storia". Un nome estraneo ai partiti "è bene che il Pd non lo faccia, altrimenti lo brucia - ha detto Crimi- Non voteremo mai un governo targato Pd anche se guidato da una persona terza". Una provocazione che provoca l’immediata reazione di Stefano Di Traglia, portavoce del leader Pd, che twitta: "Nel corso delle consultazioni l’ultima provocazione del Movimento 5 Stelle non l’abbiamo sentita. Riguardino la registrazione dello streaming...".
Ma un attimo dopo Crimi corregge il tiro e su Facebook precisa che se Napolitano deciderà di non assegnare l’incarico a Bersani, il Movimento Cinque Stelle è pronto a farsi avanti: "Se il presidente Napolitano- scrive- non dovesse infatti assegnare a Bersani l’incarico di formare un nuovo governo, il percorso delle consultazioni riprenderebbe il suo iter, nel quale, come già puntualizzato, il Movimento Cinque Stelle si assumerà la sua responsabilità politica, proponendosi direttamente per l’incarico di formare una squadra composta da nominativi nuovi, in grado di avere il sostegno della maggioranza e dunque la possibilità e l’onore di proporsi per la guida del paese".
I Cinque Stelle dopo l’incontro con il segretario democratico hanno ribadito il loro "no". Nessuna fiducia al governo Bersani, né alla Camera né al Senato. E’ la risposta, forte e chiara, dei capigruppo del Movimento 5 Stelle alla richiesta del premier incaricato di "prendersi un pezzetto di responsabilità" e permettere la partenza di un esecutivo, di cui il Paese ha fortemente bisogno. Un no ampiamente annunciato, votato all’unanimità ieri in assemblea, e ribadito questa mattina da Roberta Lombardi e Vito Crimi a Bersani durante le consultazioni, trasmesse in diretta streaming, come chiesto e ottenuto dai grillini.
E a Beppe Grillo che sul suo blog parla dei leader di partito come "padri puttanieri", Bersani replica prontamente: "Auguri ai salvatori della patria".
Per la Lega se Bersani fallisce il prossimo passo sono le elezioni. "Se chi ha vinto le elezioni non riesce a fare il governo, bisogna ridare la parola al popolo sovrano", ha detto il leader della Lega, Roberto Maroni. Il leader della Lega ha chiarito la sua posizione della coalizione Pdl-Lega nord su un possibile esecutivo a guida Bersani. "E’ verosimile che il Pdl e la Lega non si oppongono alla nascita del governo Bersani? E’ possibile, non so quanto probabile, ma è possibile. Lo abbiamo detto ieri, è possibile a determinate condizioni". "Se lui decide di accettare le nostre condizioni,- ha detto Maroni riferendosi a Bersani - noi faremo la nostra parte, altrimenti andrà al Quirinale a dire che non ha la maggioranza".
A seguire da vicino l’esito delle consultazioni è anche l’agenzia di rating Moody’s. Nei giorni scorsi era circolata la notizia di un downgrade dell’Italia, da parte dell’agenzia americana. Oggi, in un’intervista alla Reuters, l’analista Dietmar Hornung avverte di seguire "gli sforzi di Bersani per formare un governo" per le sue valutazioni sul rating e afferma che l’esito del tentativo del leader Pd avrà riflessi nel "breve termine" sul profilo di credito del Paese.
(27 marzo 2013)
L’INCONTRO CINQUESTELLE BERSANI
“#streamingpdm5s ha bloccato l’Italia per…20 minuti. #screaming”. Il cinguettio di Roberto Rao, ex deputato Udc, rende bene quanto la consultazione tra Pierluigi Bersani e il Movimento 5 Stelle abbia monopolizzato le conversazioni in rete oggi.
Su Twitter questa mattina praticamente tutti i trending topic (a parte uno dedicato alla vittoria degli azzurri contro Malta e uno alla Pasqua) parlano dell’incontro in streaming tra il presidente preincaricato da Napolitano e i due capigruppo grillini, Vito Crimi e Roberta Lombardi.
La diretta in streaming
Il fatto che quella andata in scena oggi sia la prima consultazione in diretta web della storia ovviamente ha suscitato molti commenti. Ma il giornalista Tommaso Labate fa notare che lo streaming sarebbe stato più interessante in un altro incontro, quello grillino con urla di ieri sera da cui è uscita la decisione all’unanimità (ma quanto unanime non si saprà mai) di non fiducia del M5S a Bersani: “Ma perché non s’è fatta la diretta streaming della consultazione interna al #M5S, quella finita all’unanimità? #streamingPdM5S”.
Non è Ballarò
Altro argomento clou in rete è la citazione fatta da Roberta Lombardi della trasmissione di Giovanni Floris su rai Tre, Ballarò. Ma soprattutto la risposta scocciata di Bersani alla grillina: “Qui non è Ballarò, il governo è una roba seria”. Il direttore di Rai Tre Andrea Vianello commenta: “È evidente che il M5S ha proprio l’ossessione dei talk show se cita Ballarò alla prima frase del primo incontro con Bersani #consultazioni” mentre il direttore del Tg di La7 Enrico Mentana ironizza: “Per la verità, dopo aver seguito l’incontro Bersani-5stelle, l’unico che avrebbe avuto interesse a dire “Qui non siamo a Ballarò” è Floris”.
La pochezza dei grillini e di Roberta Lombardi
Sono in molti a esprimere delusione dagli argomenti grillini. Ad essere presa di mira è soprattutto Roberta Lombardi. L’ex deputato Pd Marco Follini scrive: “#m5s #Lombardi #Crimi. La pochezza dei loro argomenti politici è spaventosa”. Mentre il giornalista esperto grillino Federico Mello mal sopporta la loro spocchia: “Quando si toglieranno questa spocchia sarà sempre troppo tardi”.
Il conduttore di In Onda Luca Telese si concentra sulla capogruppo a 5 Stelle: “Qualcuno fermi la #Lombardi. A #Bersani dice, con modestia: “Noi non incontriamo le parti sociali…noi siamo le parti sociali…”. E non è l’unico. “Mi scuserà la #Lombardi, ma mi sembra inadeguata al ruolo. #streaming”, dice Marco Esposito blogger dell’Espresso e al coro di critiche si aggiunge anche Elisa Calessi di Libero: “La Lombardi riesce a farmi rimpiangere tutti i rottamati rottamandi rottamabili”.