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 2013  marzo 27 Mercoledì calendario

PERISCOPIO


Una combinazione di presidenzialismo (centro forte) e di federalismo autentico è la strada che l’Italia dovrà, prima o poi, imboccare per non diventare uno stato fallito. Angelo Panebianco. Sette.

Lapsus - Bersani: «È giunta l’ora di eleggere un comunista al Quirinale». Jena. La Stampa.

Bersani dice di me: «Io sono figlio di un meccanico, lui è miliardario». Gli dico. «Io li ho guadagnati, i soldi, lavorando, non sono un parassita come lui». Beppe Grillo, nel discorso di Piazza San Giovanni a Roma.

I fan di Renzi dipingono Pier Luigi Bersani come se fosse un cadavere politico da sprezzare. Seguaci di Rosy Bindi o Stefano Fassina o Massimo D’Alema dicono di Renzi infinitamente peggio che non il «fascista» lanciato da Bersani a Beppe Grillo in un momento di nervosismo. Il loro non è un confronto politico ma la minaccia di stragi alla maniera della gang malavitose della Chicago degli anni Trenta. Giampiero Mughini. Libero.

Franco Bassanini, candidato con il Pds, mi dice: «I nostri guai sono la rissa tra le varie schegge progressiste e la mancanza di un uomo-simbolo». Giampaolo Pansa: Tipi sinistri. Rizzoli.

I talkshow di approfondimento ho smesso di seguirli: li considero macchine per generare ansia. Andrea Carandini, presidente del consiglio superiore per i Beni culturali. Sette.

Le alleanze non si fanno tra segretari, ma con i cittadini: ecco perché, quando ho dovuto fare la mia foto di Vasto, l’ho fatta a coloro che sono venuti ad ascoltarmi. Matteo Renzi. Corsera.

Purtroppo non siamo riusciti a controllare tutto, per cui accettiamo con beneficio di inventario, alcuni punti della biografia di Oscar Giannino: massaggiatore di Carlos Monzon prima dell’incontro con Nino Benvenuti, paroliere di Fred Buongusto dal ’67 al ’74, guerrigliero ceceno e negoziatore segreto ai tempi del rapimento di Paul Getty Jr. Alessandro Robecchi. Il Fatto quotidiano.

Una settimana dopo il primo platonico incontro ho invitato Oscar a casa mia. Ma non è successo niente, zero. Per le scale, lui è scivolato e s’è rotto la rotula che gli è finita in alto sulla gamba, quasi a metà del femore. E non ha fatto un urlo, era compostissimo. Margherita Brindisi, moglie di Oscar Giannino. Vanity Fair.

Lucentini va sempre lentissimo, sta fermo delle ore su una parola, batte e ribatte (otto volte persino) lo stesso paragrafo, non lo dico per dire. Carlo Fruttero, in La mia vita con papà di Maria Carla Fruttero, Mondadori.

Quando è impossibile mentire conviene dire la verità, sempre. Caino avrebbe fatto una figura migliore. Franco M. Scaldaferro: Aritmie del sentimento. Supernova.

Non era, faccio un esempio, come quei padroni del Nord che quando arrivano in ditta pure le mosche abbassano le ali. No, don Alfredo, era di manica larga. Nantas Salvalaggio: Un uomo di carta. Rizzoli, 1968.

(mfimage) Ennio Flaiano raccontava che prima della «Dolce vita» il massimo dell’evasione consentita a fine serata era prendere una China calda dietro un bancone della farmacia gestita in Piazza San Silvestro dal fratello del celebre Garinei. Alle 23, non all’alba, Antonio Delfini, inquieto, non si dava pace. «Dove si va, dove si va adesso?». E noi, in coro. «E dove vuoi andare? Si va a dormire». «Ma io vengo da Modena, la notte di Roma non è eterna?». Alberto Arbasino. Il Fatto quotidiano.

Per i pedagogisti contagiati dalla permissività americana (nell’Unione Sovietica non ve n’è) l’apprendimento deve essere facile e indolore. Tuttavia, così, è impossibile imparare. Vittoria Ronchey: Figliuoli miei, marxisti immaginari. Rizzoli,1975.

Dopo aver visitato mezzo mondo ho capito che per viaggiare non occorre sempre andare lontano. A volte basta fermarsi a un Autogrill. Daniele Bresciani. Io Donna.