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 2013  marzo 27 Mercoledì calendario

CROLLANO ANCORA CONSUMI E FATTURATO LA RECESSIONE ITALIANA È SENZA FINE

ROMA - Palazzo Chigi la chiama «notevole debolezza». Le agenzie di rating la usano per minacciare declassamenti. Il Paese la subisce come una guerra. Ma il punto è che la recessione non molla. Anzi rialza la testa anche in questo 2013, l´anno della luce in fondo al tunnel, diventato l´anno delle stime da rivedere in fretta. E tutte al ribasso.
Il governo Monti l´ha scritto in una relazione che ha inviato qualche giorno fa al Parlamento, in previsione del nuovo Def, il Documento di economia e finanza da presentare entro il 10 aprile. «L´attuale fase è ancora contrassegnata da una notevole debolezza». Tradotto, il Pil scenderà ancora: -1,3% (dopo il -2,4% del 2012) anziché -0,2% che l´esecutivo prevedeva appena sei mesi fa. Sintomo di un quadro deteriorato, lo stesso sul tavolo di Moody´s, che potrebbe costare all´Italia l´ingresso nei Paesi spazzatura, quelli da cui non comprare un´auto usata, figurarsi i titoli del debito pubblico.
Ieri l´Istat ha confermato gli scricchiolii più sinistri. Nel mese di gennaio le vendite al dettaglio sono precipitate del 3% sull´anno: -3,5% quelle dei negozi, -2,3% nella grande distribuzione. I consumi crollano, gli italiani «non hanno i soldi nemmeno per comprare il cibo, l´acquisto di frutta è a -11,3%», lamenta Coldiretti. «Uno scenario desolante», per Confesercenti. Senza parlare dell´industria. Sempre a gennaio, dice l´Istat, il fatturato delle aziende è diminuito del 3,4% e gli ordinativi del 3,3% rispetto all´anno prima. Passato gramo, futuro molto nero. Bisogna «far ripartire più rapidamente la domanda», si allarma il governo. Eppure il decreto per sbloccare i 40 miliardi di debiti dello Stato verso le aziende, ossigeno puro, non c´è ancora. E quando ci sarà, porterà il rapporto tra deficit e Pil al 2,9% nel 2013, anno del (fu) pareggio di bilancio, forse a rischio. L´Europa che una settimana fa avallava, ora è in fibrillazione.
Il quadro macroeconomico italiano è dei peggiori. Tre milioni di disoccupati, mezzo milione in più in dodici mesi (l´11,7% a gennaio, ma il 38,7% tra i giovani). Otto milioni di poveri. E quasi sette milioni in "grave deprivazione", li definisce l´Istat, a un passo dal bisogno. Mille aziende che chiudono al giorno (365 mila nel 2012, dati Unioncamere). La produttività oramai in caduta libera (-2,8% nel quarto trimestre 2012, dopo il -3% del terzo, calcola la Commissione europea). Cuneo fiscale al top (47,6% nel 2012, sesto Paese sui 34 dell´Ocse). E quindi troppe tasse sul lavoro, buste paga magre, aziende che non assumono oppure offrono posti mal retribuiti, precari, in nero. Il tasso di occupazione italiano (a gennaio al 56,3%) è tra i più critici e bassi del Continente. Meno della metà delle donne lavora (46,8%). E chi ha un impiego si impoverisce, visto che tra il 2007 e il 2011 (dati Istat) il potere d´acquisto delle famiglie italiane è dimagrito di cinque punti. La luce nel tunnel si sposta sempre più in fondo.