Gian Antonio Stella, Corriere della Sera 27/03/2013, 27 marzo 2013
QUELLA MEDAGLIA CHE MANCA ALL’ARMA
Manca una medaglia importante, nel medagliere dei Carabinieri. Intendiamoci, quella collezione gronda di onorificenze. Ci sono 3 Medaglie d’Oro al Valor Militare, 3 al Valor dell’Esercito, 9 al Valor Civile, 6 al Merito della Sanità Pubblica, 5 ai Benemeriti della Scuola, della Cultura e dell’Arte, 2 di Benemerita dell’Ambiente, una di Benemerenza per il Terremoto del 1908, 4 al Merito Civile più tutte quelle individuali e quelle di argento e di bronzo…
Ne manca una, però. E sarebbe bello se Giorgio Napolitano, dopo l’abbraccio con il presidente tedesco Joachim Gauck a Sant’Anna di Stazzema, accogliesse la proposta avanzata dal partigiano bolognese Armando Sarti, presidente del Comitato Unitario Democratico ed Antifascista della Bolognina e del Navile. E lasciasse in eredità al suo successore, chiunque egli sia, il compito di consegnare fra sei mesi (un tempo sufficiente per sbrigare tutte le pratiche perfino per la nostra burocrazia) un riconoscimento ai Carabinieri, in particolare romani, vittime settant’anni fa del rastrellamento nazista e della deportazione nei lager hitleriani.
Cosa successe lo racconta anche il Calendario storico dell’Arma: «Dopo l’8 settembre 1943, data dell’armistizio dell’Italia con gli Alleati, l’unica forza armata ancora unitariamente attiva sul territorio nazionale era l’Arma dei carabinieri, la cui struttura non poteva non turbare i piani germanici per l’occupazione militare del nostro Paese. Pertanto, il 7 ottobre 1943, i nazisti attuarono a Roma un massiccio attacco alla caserma della Legione allievi Carabinieri, conclusosi con la deportazione di circa 2.500 militari dell’Arma. L’operazione, condotta con un dispositivo di forze composto da mezzi corazzati e da reparti d’assalto, era stata preceduta da un dispaccio del generale Rodolfo Graziani, ministro della Difesa nazionale della Repubblica sociale italiana, in cui si ordinava “il disarmo dei Carabinieri di Roma” ingiungendo agli ufficiali di "restare nei rispettivi alloggiamenti sotto pena, in caso di disobbedienza, di esecuzione sommaria e di arresto delle rispettive famiglie". La deportazione indusse il generale Filippo Caruso a creare il fronte clandestino di resistenza dei Carabinieri…».
Secondo Anna Maria Casavola, autrice del libro 7 ottobre 1943, quel macellaio di Graziani, protagonista di spaventosi crimini di guerra in Libia e in Etiopia (come la decimazione di tutti i preti e tutti i diaconi cristiani di Debra Libanos), sapeva che una settimana dopo i nazisti avrebbero rastrellato il ghetto ebraico di Roma ed «evidentemente pensava che i Carabinieri avrebbero potuto ostacolarlo, oppure che potevano innescare una rivolta come quella che era avvenuta qualche giorno prima a Napoli, in cui i tedeschi erano stati cacciati dal popolo, che era insorto combattendo a mani nude o armato con armi fornite dai Carabinieri».
Sono passati settant’anni, da allora. E Dio sa quanto abbiamo bisogno di condividere tutti insieme certi valori. Cosa può valere più di una medaglia ai Carabinieri proposta al Quirinale dai partigiani?
Gian Antonio Stella