Gabriele Martini, La Stampa 27/3/2013, 27 marzo 2013
EFFETTO CIPRO, LA BOLLA DELLA MONETA ELETTRONICA
Sui forum in rete lo chiamano «effetto Cipro». Per altri è una colossale bolla speculativa. Venerdì 1 marzo 2013 un bitcoin valeva 25 euro. Un’era fa. Ieri la moneta elettronica che non lascia tracce viaggiava sopra i 60 euro. In poco più di tre settimane il valore totale dei bitcoin in circolazione ha superato quota 800 milioni di dollari, quasi quanto vale il gruppo Rcs in Borsa e la metà di quanto capitalizzano le assicurazioni Fondiaria Sai. Ora anche il Dipartimento del Tesoro Usa vuole vederci chiaro.
In principio fu il sogno cyber-anarchico di una moneta indipendente da qualsiasi autorità. Niente Stato, niente banche, niente inflazione. E, soprattutto, nessuna tracciabilità. Oggi la valuta libertaria creata nel 2009 non è più (solo) lo strumento per fare acquisti su siti poco raccomandabili. Le start-up fanno a gara per permettere transazioni in bitcoin su conti correnti bancari della Silicon Valley. Giganti del web come la community Reddit, la piattaforma di blog WordPress e il sito di condivisione file Mega hanno introdotto i pagamenti in bitcoin. Mt.Gox, la principale borsa di scambio della moneta elettronica, ha stretto una partnership con CoinLab per le transazioni in dollari.
Sarà la sfiducia nelle banche, l’incertezza dei mercati o la minaccia di prelievi forzosi sui depositi. Sta di fatto che sempre più persone scelgono il risparmio fai-da-te. La novità è che il pc soppianta il vecchio materasso. Gli indizi ci sono. Nei giorni in cui l’Europa imponeva a Cipro un prelievo forzoso sui conti correnti (poi limitato ai depositi sopra i 100 mila euro) in Spagna tre applicazioni per gestire bitcoin scalavano le classica dei download.
«Un risultato del tutto prevedibile e razionale se pensiamo a quello che è successo a Nicosia», ha spiegato a Bloomberg Nick Colas, analista del gruppo ConvergEx. Gavin Andresen, chief scientist di Bitcoin Foundation, conferma l’impennata di richieste dall’Europa: «La prova è che il prezzo del bitcoin sui siti di cambio europei da giorni sale più velocemente che nel resto del mondo». In Italia la corsa al bitcoin stenta a decollare. Ma c’è chi non perde tempo. In rete il suo nickname è “HostFat”: 29 anni, programmatore informatico in Emilia Romagna. «Ho investito 2.500 euro in bitcoin – racconta - e ogni mese cerco di convertire il 20% del mio stipendio». Bankitalia non si sbilancia: «Il fenomeno è alla nostra attenzione, ma è troppo presto per trarre conclusioni». Certo, la quotazione resta molto volatile. A metà marzo è bastato un bug informatico per scatenare il panico e una raffica di vendite che hanno prodotto un crollo temporaneo del 20% del valore. Il lavoro degli sviluppatori procede a ritmo serrato. L’accesso è sempre più semplice e incessanti modifiche rendono meno rischiose le transazioni. Miracoli dell’open source, di fronte ai quali anche i cracker sembrano perdere colpi.
Per l’universo dei bitcoin sono giorni di passione. Sul web i siti specializzati sono presi d’assalto da neofiti che sognano il guadagno facile. E c’è anche chi punta al grande salto dal mondo virtuale a quello reale. Il personaggio è bizzarro: si chiama Jeff Berwick, 42 anni, è un finanziere canadese. «Voglio installare un bancomat bitcoin-euro a Cipro per aiutare i cittadini», ha annunciato trionfante dalle pagine del suo sito.
Il progetto è fumoso, ma interpellato via mail da La Stampa l’imprenditore risponde sicuro: «Non c’è alcuna legge che mi impedisce di farlo». L’impennata del valore del bitcoin ha sorpreso anche le autorità americane, da sempre le più attente al fenomeno. Il Dipartimento del Tesoro ha annunciato un giro di vite contro il riciclaggio con nuove misure che riguardano le monete elettroniche: le società che gestiscono transazioni in bitcoin dovranno conservare un elenco delle operazioni effettuate e saranno obbligate a notificare importi superiori ai 10 mila dollari. Chissà se basterà a fermare la bolla.