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 2013  marzo 27 Mercoledì calendario

SIENA ADDIO: FONDAZIONE AL 15% DI MPS

Alessandro Profumo e Fabrizio Viola lestanno provando davvero tutte per portare il Monte dei paschi di Siena fuori dal pantano. L’ultima carta è stata giocata ieri con la firma di un accordo con la Confindustria Lombardia per sostenere le imprese che vanno all’estero. Sta di fatto che qualche dettaglio in più sull’azione complessiva del vertice di Mps si conoscerà domani, quando il presidente e l’ad alzeranno il velo sul bilancio 2012 del gruppo. «Io e Viola - ha detto lunedì Profumo - ci teniamo a dire che c’è un prima e c’è un dopo: c’è un Monte vissuto fino al 27 aprile dell’anno scorso e un altro che vive dal 28 aprile».
I risultati dello scorso anno, tuttavia, non consentiranno di stappare bottiglie di Champagne al quartier generale di Rocca Salimbeni. Il 2012 mostrerà performance negative, condizionate anche dai buchi da oltre 700 milioni di euro lasciati in eredità dalla vecchia gestione targata Giuseppe Mussari. Per la svolta vera bisogna attendere ancora. Forte del sostegno finanziario incassato col prestito di Stato, vale a dire i Montibond da 4 miliardi di euro, Profumo lavora su due fronti: l’aumento di capitale e la sforbiciata ai costi.
La prima questione è delicata per almeno due ragioni. Anzitutto per la difficoltà di trovare investitori pronti a scommettere su una banca alle perse con la crisi internazionale alla quale vanno sommati gli effetti dei derivati e delle altre manovre spericolate al vaglio dei magistrati di Siena. L’aumento di capitale è da un miliardo di euro. L’idea di Profumo è rintracciare da 4 a 10 fondi d’investimento anche internazionali disposti a mettere i loro quattrini nelle casse di Mps lasciando carta bianca al top management. L’operazione - ecco l’altro nodo sensibile - non prevede la partecipazione della Fondazione Monte dei paschi: l’azionista storico dell’istituto senese oggi ha ancora il 34% del capitale. Ma, secondo le previsioni del Sole 24 Ore, l’ente potrebbe scendere a stretto giro sotto il 15%. Ciò sia per la necessità di rientrare del debito da 350 milioni di euro sia per l’ingresso di nuovi soci che diluiranno la partecipazione. Un doppio colpo al quale potrebbe seguirne un altro: se il 2013 non sarà chiuso col bilancio in utile, Mps non potrà rimborsare i Montibond al Tesoro e si apriranno le porte per la formale nazionalizzazione. La città, dunque, si prepara a dire addio al suo polmone finanziario. Un dramma, per Siena. Al quale potrebbero fare seguito i problemi legati alla chiusura delle filiali: entro maggio dovrebbero esserne chiuse altre 200. È il piatto forte del piano di tagli che prevede, tra altro, prepensionamenti a raffica e una cura dimagrante per i costi.
Proseguono, frattanto, le indagini della procura di Siena. Che sta dialogando con i magistrati svizzeri del Canton Ticino per fare luce sui contratti derivati e sulla finanza spericolata di Mos. Emergono, poi, nuovi elementi sugli ex manager. Dalle carte della Banca d’Italia si è scoperto che Gianluca Baldassarri, l’ex capo dell’area finanza di Mps, in carcere dal 14 febbraio, ha scudato 17,8 milioni di euro in tre tranche. Baldassari, secondo i pm, era uno dei membri della banda del 5%, cioè il gruppo di dirigenti che avrebbe intascato tangenti per contratti sottoscritti con alcune banche d’affari internazionali. C’è poi il dossier politico: i pm fiorentini Luca Turco e Giuseppina Mione con quello senese Natalino Nastasi, che indaga su Mps, in procura a Firenze hanno ascoltato come persona informata dei fatti il presidente della fondazione Gabriello Mancini. I magistrati fiorentini conducono l’inchiesta sulla Banca Ccf che è stata presieduta da Denis Verdini. Gli accertamenti riguardano l’autenticità di un documento coi nomi di Verdini (Pdl) e dell’esponente senese del Pd Franco Ceccuzzi (ex sindaco) in cui si parla di accordi fra i due schieramenti. Come se fosse una novità.