Io Donna, sabato 26 giugno 2010, 27 marzo 2013
Tags : Eleonora Duse
Appunti su Eleonora Duse
Io Donna, sabato 26 giugno 2010
Lei Un metro e 58, girovita 62, gambe lunghe che D’Annunzio apprezzava (per D’Annunzio alle gambe delle donne mancavano sempre sette centimetri).
Lui D’Annunzio nel settembre 1894: stempiato, pizzetto, baffi all’insù, denti guasti, alto uno e 65, Mefistofele dal mento sfuggente.
Boito Lei stava con D’Annunzio, ma continuava a vedere Arrigo Boito.
Fragile Boito, che all’inizio non trovava qualcosa di abbastanza fragile da regalarle.
Inchiostri «All’infuori dei baci, nulla è dicibile tra di noi. Non mi rimane dunque che ripigliare in groppa me stessa» (la Duse lascia Arrigo Boito, lettera in tre colori diversi, ciascun inchiostro alludendo a un’emozione).
Tebaldo Per umiliare Tebaldo Cecchi, marito e padre di sua figlia Enrichetta, tirò fuori il seno in scena.
Flavio Andò Flavio Andò, altro attore e amante: «Bello. Per il resto, un cretino».
Wolkoff Wolkoff, ex amante, che si faceva trovare addormentato davanti alla porta.
Media Niente gioielli, niente cerone («fiamma tinta, fiamma spenta»), niente ritratti, niente interviste («di notte lavoro, di giorno riposo»), niente prove con i colleghi («costruisco il mio personaggio col pensiero»), nessuna rivelazione sulla sua vita privata («a che pro mostrare i fili della marionetta?»), niente specchi né in casa né in albergo, adopera nella vita gli abiti di scena, i vestiti le cascano però sempre o di qua o di là, «cappelli di traverso, mantelli larghi, veli lenti, bluse male abbottonate, gonne male agganciate, un guanto su e uno giù» (Ugo Ojetti), benché alla fine spenda parecchio, per esempio i mantelli viola prugna con maniche a pipistrello e tuniche in crespo bianco ricamate d’argento disegnati da Mariano Fortuny o della Maison Worth oppure nel 1904 un mantello di scena da duemila lire (duemila lire = settemila euro), ecc. Abbandono nel 1909 (menopausa), ritorno a 62 anni, teatro Balbo di Torino con La donna del mare di Ibsen, viso stanco, capelli bianchi, rughe («Se mi vogliono così…, se no ritornerò nel silenzio»).
Bianco In casa solo satin bianco, dalle linee morbide.
Nero D’Annunzio pretese che sotto portasse rasi neri lunghi fini al ginocchio, fatti cucire apposta da lui.
Azzurro Un giorno pretese «un mantello… color del lago di Pallanza alle 4 del pomeriggio». Il costumista si portò effettivamente sul lago di Pallanza e manipolò fino a raggiungere il punto d’azzurro richiesto.
Tecnica La tecnica della Duse, che «non mi consente semplicemente di recitare le parti, ma che mi costringe, del tutto contro la mia volontà, a soffrire insieme agli esseri che rappresento».
Copioni «Cupa dentro», «Triste in sé» (annotazioni della Duse sui copioni teatrali).
Fuoco «È necessario! Il fuoco! Il fuoco! Subito!» (la Duse tenta di incendiare la casa di D’Annunzio dopo aver trovato sul letto le forcine della nuova amante di lui Alessandra Carlotti Di Rudinì).
Lui «Le sofferenze che le procuro aumentano la sua bellezza morale» (D’Annunzio sulla Duse).
Lui «L’infedeltà fugace dà all’amore una novità inebriante» (D’Annunzio sulla Duse).
Arte «Quelli che pretendono di capire l’arte, non capiscono nulla».
Lei Un metro e 58, girovita 62, gambe lunghe che D’Annunzio apprezzava (per D’Annunzio alle gambe delle donne mancavano sempre sette centimetri).
Lui D’Annunzio nel settembre 1894: stempiato, pizzetto, baffi all’insù, denti guasti, alto uno e 65, Mefistofele dal mento sfuggente.
Boito Lei stava con D’Annunzio, ma continuava a vedere Arrigo Boito.
Fragile Boito, che all’inizio non trovava qualcosa di abbastanza fragile da regalarle.
Inchiostri «All’infuori dei baci, nulla è dicibile tra di noi. Non mi rimane dunque che ripigliare in groppa me stessa» (la Duse lascia Arrigo Boito, lettera in tre colori diversi, ciascun inchiostro alludendo a un’emozione).
Tebaldo Per umiliare Tebaldo Cecchi, marito e padre di sua figlia Enrichetta, tirò fuori il seno in scena.
Flavio Andò Flavio Andò, altro attore e amante: «Bello. Per il resto, un cretino».
Wolkoff Wolkoff, ex amante, che si faceva trovare addormentato davanti alla porta.
Media Niente gioielli, niente cerone («fiamma tinta, fiamma spenta»), niente ritratti, niente interviste («di notte lavoro, di giorno riposo»), niente prove con i colleghi («costruisco il mio personaggio col pensiero»), nessuna rivelazione sulla sua vita privata («a che pro mostrare i fili della marionetta?»), niente specchi né in casa né in albergo, adopera nella vita gli abiti di scena, i vestiti le cascano però sempre o di qua o di là, «cappelli di traverso, mantelli larghi, veli lenti, bluse male abbottonate, gonne male agganciate, un guanto su e uno giù» (Ugo Ojetti), benché alla fine spenda parecchio, per esempio i mantelli viola prugna con maniche a pipistrello e tuniche in crespo bianco ricamate d’argento disegnati da Mariano Fortuny o della Maison Worth oppure nel 1904 un mantello di scena da duemila lire (duemila lire = settemila euro), ecc. Abbandono nel 1909 (menopausa), ritorno a 62 anni, teatro Balbo di Torino con La donna del mare di Ibsen, viso stanco, capelli bianchi, rughe («Se mi vogliono così…, se no ritornerò nel silenzio»).
Bianco In casa solo satin bianco, dalle linee morbide.
Nero D’Annunzio pretese che sotto portasse rasi neri lunghi fini al ginocchio, fatti cucire apposta da lui.
Azzurro Un giorno pretese «un mantello… color del lago di Pallanza alle 4 del pomeriggio». Il costumista si portò effettivamente sul lago di Pallanza e manipolò fino a raggiungere il punto d’azzurro richiesto.
Tecnica La tecnica della Duse, che «non mi consente semplicemente di recitare le parti, ma che mi costringe, del tutto contro la mia volontà, a soffrire insieme agli esseri che rappresento».
Copioni «Cupa dentro», «Triste in sé» (annotazioni della Duse sui copioni teatrali).
Fuoco «È necessario! Il fuoco! Il fuoco! Subito!» (la Duse tenta di incendiare la casa di D’Annunzio dopo aver trovato sul letto le forcine della nuova amante di lui Alessandra Carlotti Di Rudinì).
Lui «Le sofferenze che le procuro aumentano la sua bellezza morale» (D’Annunzio sulla Duse).
Lui «L’infedeltà fugace dà all’amore una novità inebriante» (D’Annunzio sulla Duse).
Arte «Quelli che pretendono di capire l’arte, non capiscono nulla».
Lucrezia Dell’Arti
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Costumi Eleonora Duse riciclava i costumi di scena come vestiti da sera, vestaglie, eccetera (accadde ad esempio con i mantelli viola prugna con maniche a pipistrello e le tuniche in crespo bianco ricamate d’argento disegnati da Mariano Fortuny e Jean Worth). «Abiti non sempre eleganti, che agli esordi sono sciatti se non banali fino alla bruttezza e che con il successo si fanno sempre più volgari, sovrabbondanti di galloni dorati, di perline, di fiocchi, di nastri, di piume e di passamaneria». Tutt’altro che elegante. Tuttavia la Duse spendeva molto per abbigliarsi e a volte s’indebitava (un sarto, una volta, le scrisse «di star tranquilla, che pagherà quando diventerà ricca e qualora non dovesse diventarlo mai, allora aspetterò fino al giorno del giudizio»). [Stefano Bucci, Cds 4/10/01]
Mantello/1 Nel 1904 Eleonora Duse spese 2 mila lira (circa 13 milioni di oggi) per un mantello di scena. [Giuseppina Manin, Io Donna 29/9/01]
Mantello/2 Un giorno chiese a un celebre costumista «un mantello bleu... color del lago di Pallanza alle 4 del pomeriggio» e quello manipolò il tessuto, sulle sponde del lago, fino a raggiungere il punto d’azzurro voluto dalla Divina. [Antonella Barina, Il Venerdì di Repubblica 21/9/01]
Venezia Fu sul Canal Grande la prima vera casa di Eleonora Duse, all’ultimo piano di Palazzo Barbaro, da cui "si dominava la città". A documentarla le foto del conte Giuseppe Primoli e a sottolineare un legame fra l’attrice e Venezia, durato trent’anni, una vera gondola dell’epoca, prestata dal Museo navale. [Antonella Barina, Il Venerdì di Repubblica 21/9/01]
Sforzo «La sua voce sembra fluttuare nell’aria come un ruscello di suono senza avere mai la sensazione del benché minimo sforzo» (Lee Strasberg, a 22 anni, vedendo recitare Eleonora Duse).
Adagio «Quelle povere donne delle mie commedie mi sono talmente entrate nel cuore e nella testa che mentre io m’ingegno di farle capire alla meglio a quelli che mi ascoltano, quasi volessi confortarle, sono esse che adagio adagio hanno finito per confortare me!» (Eleonora Duse). [Antonella Barina, Il Venerdì di Repubblica 21/9/01]
Atteggiamenti A 23 anni era già prima attrice, a 29 capocomica: sceglieva il repertorio e la troupe, era responsabile della produzione e delle finanze. Tutta la vita impose le sue scelte, con una determinazione che emerge anche dalle foto: in piedi con le mani sui fianchi o seduta con i gomiti sulle ginocchia. Atteggiamenti sfontati per quei tempi. Antonella Barina sul Venerdì: «Non si truccava mai, la Divina, in scena o fuori scena; né temeva di indossare il viola, aborrito dalla gente di spettacolo; né amava le prove, che preferiva nei foyer degli alberghi piuttosto che nei teatri. Aveva una passione per i fiori, che spargeva sul palcoscenico, indossava sui vestiti e teneva in mano giocherellandoci soprappensiero». [Antonella Barina, Il Venerdì di Repubblica 21/9/01]
Specchi Per non vedersi invecchiare Eleonora Duse tolse via di casa tutti gli specchi e ordinava che così si facesse anche nelle camere d’albergo. [Laura Laurenzi, Amori e furori, Rizzoli, 2000]
Vecchia Charlie Chaplin, vedendo recitare nel 1923 Eleonora Duse, ormai sessantaquattrenne, annota: «Evidentemente è una donna molto vecchia e non fa nulla per nasconderlo, eppure è la più grande artista che abbia mai visto, è arrivata a tal punto nell’arte della recitazione che ciò che chiamiamo tecnica per lei non esiste più». [Renato Minore, Il Messaggero 30/9/01]
Segreto «Donna sulla scena, attrice nella vita. Ecco il segreto della Duse» (Pierluigi Pizzi, regista e scenografo, spiega così le ragioni del fascino di Eleonora Duse).
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Costumi Eleonora Duse riciclava i costumi di scena come vestiti da sera, vestaglie, eccetera (accadde ad esempio con i mantelli viola prugna con maniche a pipistrello e le tuniche in crespo bianco ricamate d’argento disegnati da Mariano Fortuny e Jean Worth). «Abiti non sempre eleganti, che agli esordi sono sciatti se non banali fino alla bruttezza e che con il successo si fanno sempre più volgari, sovrabbondanti di galloni dorati, di perline, di fiocchi, di nastri, di piume e di passamaneria». Tutt’altro che elegante. Tuttavia la Duse spendeva molto per abbigliarsi e a volte s’indebitava (un sarto, una volta, le scrisse «di star tranquilla, che pagherà quando diventerà ricca e qualora non dovesse diventarlo mai, allora aspetterò fino al giorno del giudizio»). [Stefano Bucci, Cds 4/10/01]
Mantello/1 Nel 1904 Eleonora Duse spese 2 mila lira (circa 13 milioni di oggi) per un mantello di scena. [Giuseppina Manin, Io Donna 29/9/01]
Mantello/2 Un giorno chiese a un celebre costumista «un mantello bleu... color del lago di Pallanza alle 4 del pomeriggio» e quello manipolò il tessuto, sulle sponde del lago, fino a raggiungere il punto d’azzurro voluto dalla Divina. [Antonella Barina, Il Venerdì di Repubblica 21/9/01]
Venezia Fu sul Canal Grande la prima vera casa di Eleonora Duse, all’ultimo piano di Palazzo Barbaro, da cui "si dominava la città". A documentarla le foto del conte Giuseppe Primoli e a sottolineare un legame fra l’attrice e Venezia, durato trent’anni, una vera gondola dell’epoca, prestata dal Museo navale. [Antonella Barina, Il Venerdì di Repubblica 21/9/01]
Sforzo «La sua voce sembra fluttuare nell’aria come un ruscello di suono senza avere mai la sensazione del benché minimo sforzo» (Lee Strasberg, a 22 anni, vedendo recitare Eleonora Duse).
Adagio «Quelle povere donne delle mie commedie mi sono talmente entrate nel cuore e nella testa che mentre io m’ingegno di farle capire alla meglio a quelli che mi ascoltano, quasi volessi confortarle, sono esse che adagio adagio hanno finito per confortare me!» (Eleonora Duse). [Antonella Barina, Il Venerdì di Repubblica 21/9/01]
Atteggiamenti A 23 anni era già prima attrice, a 29 capocomica: sceglieva il repertorio e la troupe, era responsabile della produzione e delle finanze. Tutta la vita impose le sue scelte, con una determinazione che emerge anche dalle foto: in piedi con le mani sui fianchi o seduta con i gomiti sulle ginocchia. Atteggiamenti sfontati per quei tempi. Antonella Barina sul Venerdì: «Non si truccava mai, la Divina, in scena o fuori scena; né temeva di indossare il viola, aborrito dalla gente di spettacolo; né amava le prove, che preferiva nei foyer degli alberghi piuttosto che nei teatri. Aveva una passione per i fiori, che spargeva sul palcoscenico, indossava sui vestiti e teneva in mano giocherellandoci soprappensiero». [Antonella Barina, Il Venerdì di Repubblica 21/9/01]
Specchi Per non vedersi invecchiare Eleonora Duse tolse via di casa tutti gli specchi e ordinava che così si facesse anche nelle camere d’albergo. [Laura Laurenzi, Amori e furori, Rizzoli, 2000]
Vecchia Charlie Chaplin, vedendo recitare nel 1923 Eleonora Duse, ormai sessantaquattrenne, annota: «Evidentemente è una donna molto vecchia e non fa nulla per nasconderlo, eppure è la più grande artista che abbia mai visto, è arrivata a tal punto nell’arte della recitazione che ciò che chiamiamo tecnica per lei non esiste più». [Renato Minore, Il Messaggero 30/9/01]
Segreto «Donna sulla scena, attrice nella vita. Ecco il segreto della Duse» (Pierluigi Pizzi, regista e scenografo, spiega così le ragioni del fascino di Eleonora Duse).