Franco Gabici, Avvenire 27/3/2013, 27 marzo 2013
E FRASSETTO NEL ’21 STUDIO’ IL CRANIO DI DANTE PER TROVARNE LE FATTEZZE
Nella primavera del 1938 molti fiorentini fecero ressa davanti alla vetrina di una nota libreria del centro per ammirare il ’Dante vero’ effigiato in un busto che lo scultore bolognese Alfonso Borghesani aveva modellato sulle indicazioni di Fabio Frassetto, un famoso antropologo che per trent’anni aveva studiato il cranio di N Dante col preciso scopo di dare finalmente un volto al poeta della Divina Commedia.
Il lavoro di Frassetto è strettamente collegato all’ultima ricognizione delle ossa di Dante effettuata nel 1921 quando l’antropologo, insieme a Giuseppe Sergi, ebbe l’incarico di rivedere e ricostruire lo scheletro dantesco. I due lavorarono in gran segreto in una stanza del Museo dantesco di Ravenna dove, fra i cimeli conservati, erano anche un calco del volto (risultato poi un falso) e un busto e fu proprio questo manufatto a stimolare la curiosità del Frassetto perché a suo parere non corrispondeva alle fattezze del cranio che stava esaminando.
Per ottenere un risultato attendibile sarebbero stati necessari un calco e una documentazione fotografica ma dalle autorità giunse il perentorio divieto di compiere sul cranio di Dante operazioni che avevano tutta l’aria di una irriverente profanazione. Frassetto, però, non resistette alla tentazione e in gran segreto e frettolosamente effettuò un calco sul quale lavorò in collaborazione con il Sergi e il frutto di questo lavoro confluì nel busto eseguito dal Borghesani e messo in mostra a Firenze.
Nel frattempo il Frassetto, che già aveva dato alle stampe il saggio Dantis ossa, stava pensando di raccontare tutto il suo lavoro attraverso un documentario. Il progetto, però, restò lettera morta ma per fortuna fra le carte del Frassetto sono state rinvenute recentemente due sceneggiature. Accanto a una prima ’sceneggiatura’ intitolata Il volto di Dante, ne è stata trovata una seconda più completa dal titolo Il volto di Dante ricostruito dopo sei secoli con la quale il Frassetto racconta tutte le operazioni che dalla ricognizione del 1921 portarono alla ricostruzione del volto di Dante. Entrambe le sceneggiature sono ora consultabili nel volume Fabio Frassetto e l’enigma del volto di Dante (Longo Editore, pagine 112, euro 20), che si apre con un ampio saggio dei due curatori, l’italianista Alfredo Cottignoli e l’antropologo Giorgio Gruppioni (che, come scrivono nella premessa, «nell’appassionato dantismo di Fabio Frassetto hanno trovato il loro punto d’incontro». Del resto questa collaborazione fra discipline ’lontane’ non deve stupire perché anche il Frassetto a chi gli chiedeva come mai un professore di antropologia si fosse accinto a un’impresa del genere (la ricostruzione del volto di Dante) rispondeva che aveva «sconfinato» dalla scienza all’arte in ossequio all’«aurea sentenza» di Leonardo «studia la scienza e seguita l’arte nata da essa scienza».
Leggendo queste pagine veniamo a conoscenza delle curiose metodologie messe in campo per studiare le caratteristiche anatomiche del cranio di Dante e per determinare la corrispondente quantità di materia grigia. Frassetto scoprì che il peso del cervello di Dante era superiore alla media anche se il dato non è da mettere necessariamente in relazione alla genialità. Molti uomini illustri ’meno grandi del Nostro’, infatti, ebbero un cervello di peso superiore ma nel caso di Dante la differenza era data dal peso relativo del cervello rispetto al peso del corpo.
Interessanti anche le motivazioni del documentario che si evincono dalle lettere che Frassetto inviò a destra e manca per pubblicizzare la sua iniziativa e chiedere finanziamenti.
Siamo in pieno Ventennio e i titoli provvisori (’Sintesi di stirpe’, ’Risorge la stirpe incanutita’…) indicano palesemente le intenzioni nazionalistiche del filmato che considerava Dante «il più alto simbolo della stirpe italiana» e il «supremo rappresentante della grande e gloriosa razza mediterranea». Oggi, sfrondato dalle letture politiche, il lavoro di Frassetto resta uno straordinario omaggio a Dante, quasi una porta d’ingresso al 2021 quando verranno celebrati i settecento anni della morte del poeta.