Il fatto del giorno
di Giorgio Dell'Arti
Il premio Nobel per la medicina è stato assegnato a Robert Geoffrey Edwards, lo scienziato inglese che ha inventato la fecondazione assistita. L’uomo nasce grazie a uno spermatozoo che feconda un ovulo, nel processo d’amore naturale. Edwards, per affrontare il problema della sterilità, inventò, nel corso di decenni, una procedura che schematicamente possiamo riassumere così: l’ovulo, estratto dal corpo della donna, viene fecondato con lo sperma del marito (o di qualche altro donatore) in laboratorio, ossia, come si dice, in vitro (in provetta). L’embrione così concepito viene poi reimpiantato nel corpo della paziente che porta a termine la gravidanza in modo naturale. Questo processo è stato sempre fortemente contestato dalla Chiesa: monsignor Ignazio Carrasco de Paula, presidente della Pontificia Accademia per la Vita, ha espresso questo giudizio: «Ritengo che la scelta di Edwards sia completamente fuori luogo. I motivi di perplessità non sono pochi».
• Dov’è il problema?
Sentiamo ancora Carrasco: «Innanzitutto senza Edwards non ci sarebbe il mercato di milioni di ovociti con il relativo commercio; secondo, senza Edwards non ci sarebbero in tutto il mondo un gran numero di congelatori pieni di embrioni che nel migliore dei casi sono in attesa di essere trasferiti negli uteri ma che più probabilmente finiranno per essere abbandonati o per morire, e questo è un problema la cui responsabilità è del neo premio Nobel». Infine, «senza Edwards non ci sarebbe l’attuale stato confusionale della procreazione assistita con situazioni incomprensibili come figli nati da nonne o mamme in affitto». Con la fecondazione in vitro, «in conclusione direi che Edwards non ha in fondo risolto il problema dell’infertilità, che è un problema serio, né dal punto di vista patologico né epidemiologico. Insomma non è entrato nel problema, ha trovato una soluzione scavalcando il problema dell’infertilità. Bisogna aspettare che la ricerca dia un’altra soluzione, anche più economica e quindi più accessibile della fecondazione in vitro, che tra l’altro presenta costi ingenti». In pratica: i problemi etici sono legati essenzialmente al fatto che nella procedura va distrutto un certo numero di embrioni.
• Che importanza ha?
Si tratta di stabilire se quegli embrioni sono, o non sono ancora, esseri umani. La Chiesa pensa che l’essere umano sia tale fin dal momento del concepimento. Ogni procedura che sopprime quella vita è quindi un omicidio. La legge italiana numero 40, nata nel rispetto della sensibilità cattolica, prevede che tutti gli embrioni fecondati vengano reimpiantati nel corpo della donna e che la selezione su chi poi debba nascere avvenga per via naturale. La procedura generalmente adotta prevede invece che, dopo aver analizzato gli embrioni fecondati, se ne reimpiantino solo tre, selezionati in base alla loro salute e, spesso, anche in base ad altre caratteristiche genetiche. Questo autorizza la Chiesa e i cattolici a sostenere che la fecondazione assistita è una procedura di tipo nazista che seleziona solo la razza dei belli e dei sani. Sono discorsi enormi, che si fa davvero fatica a contenere nelle nostre quotidiane, misere 4.700 battute.
• Ci sono già bambini nati in questo modo nel mondo?
I bambini nati in questo modo sarebbero circa quattro milioni. Edwards ha sempre considerato questo un risultato straordinario, perché questi esseri umani sono stati generati da donne che, naturalmente, non avrebbero mai potuto avere figli. Edwards e la comunità scientifica internazionale dànno un giudizio molto severo sulla nostra legge 40: reimpiantare tutti gli embrioni – dicono – favorisce oltre tutto i parti bi o trigemellari, con pericolo per la salute della donna.
• Come mai il Nobel è stato assegnato a una procedura tanto controversa?
La giuria del Nobel, sia a Stoccolma che a Oslo, ha da sempre una forte connotazione anti-romana. Preferirono dare il Nobel per la pace ad Arafat, che aveva sulla coscienza decine di migliaia di morti ammazzati, che a Giovanni Paolo II. Detto questo – e fatta cadere l’illusione di un’imparzialità che non esiste – le ricerche di Edwards sono state davvero molto importanti. Se fosse stato vivo, avrebbe dovuto condividere il premio con lui anche Patrick Steptoe, che fondò il primo centro per la fecondazione assistita al mondo. Ma Stoccolma non dà riconoscimenti agli scienziati scomparsi. Edwards oggi ha 85 anni e, a rigore, avrebbe dovuto essere premiato una trentina d’anni fa.
• Esistono bambini nati in provetta in Italia?
Diecimila circa. La prima è stata Alessandra Abbisogno, napoletana di 26 anni, laureata in Biologia e specializzata in Embriologia. La prima al mondo è Louise Brown, nata alle 23.47 del 25 luglio 1978, al General Hospital di Oldham (Manchester). Louise oggi ha una bambina, concepita secondo il metodo naturale. [Giorgio Dell’Arti, Gazzetta dello Sport 5/10/2010]
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