Andrea Morgi, Libero 05/10/2010, 5 ottobre 2010
E’ IL RE DELLA MOSCHEA L’UOMO CHE HA LAPIDATO
LA MOGLIE -
Nasce all’ombra di una moschea fai date l’omicidio della donna pachistana avvenuto domenica a Novi. Hamad Kahn Butt, l’operaio di 53 anni che hasfondato il cranio della moglie BegmShnez, è il proprietario del luogo di cultoislamico dove si raduna la locale comu-nità pakistana.
Cosa si predichi, nel comune più rosso del Modenese, è intuibile dalle azioni dell’uomo e del figlio Humair, di 19 anni, che intendevano imporre un matrimonio combinato alla ventenne Nosheen. La ragazza, ora in coma farmacologico,è ricoverata nel reparto di terapia intensiva del Nuovo Ospedale S. Agostino - Estense di Modena, dove era stata trasportata d’urgenza due giorni fa per le percosse subite. Suo padre e suo fratello sono in carcere, in attesa di essere interrogati dal giudice. Si interroga intanto anche la comunità che li ha accolti senza comprendere la tragedia che si stava consumando. «La settimana scorsa, l’amministrazione comunale aveva istituito il registro delle unioni di fatto», ricorda polemicamente Isabella Bertolini, parlamentare modenese del PdL che da diverso tempo denuncia il fenomeno delle “moschee selvagge”nel territorio emiliano.
Del resto, la stessa Provincia rossa di Modena ha completato giusto ieri le nomine della locale commissione Pari opportunità. Credevano così di aver risolto il problema della convivenza.
Non si erano accorti che l’elemento stonato era quel pachistano che, incurante del relativismo culturale, sfondava il cranio alla moglie e alla figlia. Pace, dialogo e fratellanza, lui e suo figlio li avevano messi da parte. Si esibiscono nelle occasioni pubbliche, quando si rivendica la libertà di culto e si recitala parte delle vittime dell’islamofobia. Così «da ieri Modena ha una nuova martire della libertà, una vittima dell’oscurantismo e dell’integralismo di matrice islamica. Come Hina Saleem e Sanaa, anche Begm Shnez è stata brutalmente uccisa soltanto perché libera. Siamo di fronte ad un caso inquietante, che conferma come il cancro dell’ideologia e del fanatismo, che nega libertà e dignità alle donne, sia diffuso e nascosto all’interno della nostra società e guida la mano anche di stranieri apparentemente integrati», commenta la Bertolini, che sulla questione ha presentato una interrogazione parlamentare.
C’è da discutere anche sui criteri per l’acquisizione della cittadinanza perché l’omicida era «in Italia da più di dieci anni», aggiunge, ed «episodi del generei mpongono anche una riflessione sulla necessità di modificare in senso restrittivo la legge sulla cittadinanza, per garantire questo status solamente a chi dimostra nei fatti di aderire ai valori civili e morali della nostra società. Infatti, per la sinistra, l’omicida di Novi avrebbe già la cittadinanza italiana e potrebbe votare alle elezioni amministrative. Per noi, invece, non solo va duramente condannato, ma anchecacciato dal Paese». Senza dimenticare che era «anche il proprietario della locale moschea», cosa che fa «riflettere sui danni del multiculturalismo teorizzatoe applicato dalla sinistra».
Ma in Emilia Romagna si è pronti a concedere tutto. Purché le associazioni culturali prevedano nelloro statuto una finalità di culto, le legge regionale consente di agire in deroga ai piani regolatori. Mancanoi parcheggi? Non fa nulla, si andrà a festeggiarela fine del Ramadan in autobus. La zona non è servita da mezzi pubblici? Pazienza, i cittadini dovranno sopportare l’intasamento delle strade e le auto in tripla fila. Senza le infrastrutture obbligatorie per una folla di persone, alcuni si ritrovano a utilizzare gli angoli delle strade come toilette? Beh, occorre saper comprendere gli usi e i costumi delle altre popolazioni.
Sul fallimento dell’integrazione punta il dito anche Souad Sbai, parlamentare del PdL, che definisce l’aggressione «un rituale degno del più barbaroestremismo», come nei casi di Hina Saleem a Bresciao Sanaa Dafani a Pordenone. Ma la sua polemica è rivolta soprattutto contro gli alfieri dell’immigrazionismo di destra: «Altro che generazione Balottelli! Questa è la generazione del massacro», commenta annunciando che Acmid Donna, l’associazione delle donne marocchine in Italia chiederà di essere ammessa come parte civile al processo perl’omicidio della 46enne pachistana. Lo stesso farà MaraCarfagna, in qualità di ministro delle Pari Opportunità.
Alla luce di quanto emerge, appare inadeguato il commento dettato alle agenzie dalla vicepresidente dell’Ucoii, Patrizia Kadija Del Monte, di ReggioEmilia: «La tragedia avvenuta ieri a Modena sembra configurarsi drammaticamente nell’ambito di consuetudini purtroppo ancora presenti in molti paesi del mondo». Rifiuta sdegnata ogni collegamento con la propria religione: «Nessuna costrizione matrimoniale potrà mai essere giustificata come derivante dall’Islam. La più pura e corretta tradizione musulmana ci riferisce la più netta condanna di questa pratica tribale opposta dal profeta Muhammad». L’esponente musulmana emiliana spiega inoltre che "la giurisprudenza islamica, dal cantosuo ha stabilito che la libera scelta fosse condizione ineludibile fondante la legittimità del matrimoni». Ricorda infine che «per opporsi a una pratica inumanae antiislamica l’European Muslim Networksin dal 2007 ha avviato una campagna di sensibilizzazione verso quelle aree culturali potenzialmente più esposte al fenomeno, campagna che l’Ucoii ha fatto sua e inserita nel programma della nuova direzione eletta nel marzo di quest’anno». Finora, però, quegli argomenti non sono apparsi molto convincenti. Anche ammesso che li abbiano ripetuti davvero negli ultimi 1400 anni.