Miska Ruggeri, Libero 05/10/2010, 5 ottobre 2010
GLI ITALIANI COLPITI DA PILOTI ITALIANI
Tra le tante pagine rimosse della nostra storia spiccano i bombardamenti alleati sul confine orientale negli ultimi mesi della Seconda guerra mondiale. Morti, feriti, mutilati, macerie, danni al patrimonio artistico...Tutto dimenticato, rimosso, sepolto. Nella migliore delle ipotesi nascosto in introvabili pubblicazionidi benemeriti storici locali. Materialeperfetto, insomma, per un “cacciato-re d’archivi” come Marco Pirina, personalmente scampato prima al bombardamento (aprile 1944) del Collegio della Cordellina a Vicenza e poi a un mitragliamento aereo mentre giocava con i sassolini della strada davanti la casa dei nonni, nella zona di Lumignacco (Udine), il quale, spulciando con i suoi collaboratori uno sterminato numero di documenti (italiani e americani, tedeschi e inglesi, austriaci e sudafricani) e ri-trovando preziose fotografie, è riuscito a fornire un primo, inevitabilmente parziale, elenco di circa 2000 vittime degli attacchi aerei, diviso perprovince e paese per paese.
Lo leggiamo ora in Bombe... 1943-1945. Trieste-Udine-Pordenone-Gorizia-Istria-Fiume-Zara, quinto volume della collana “Le vittime delconfine orientale” (Centro Studi eRicerche Storiche “Silentes Loqui-mur”,pp. 544,euro 30, info: www.si-lentesloquimur.it, tel. 0434/554230), che si apre con la dedica «Ai Piloti checaddero... difendendoci nel cielo...».E davvero i piloti italiani del 1° e 2°GruppoCaccia dell’ANR (Aeronauti-ca Nazionale Repubblicana), specie dopo che l’aviazione tedesca, perl ’esigenza primaria della difesa del Reich, ridusse (inizio 1944) i velivoli della Luftflotte attivi sul nostro territorio, furono eroici nell’affrontare, con pochi Macchi 205 e ME109, migliaia di apparecchi nemici diognitipo (tra i 2.600 e i 2.900), dell’USA AF, della RAF e della BAF. Uno scontro impari, segnato in partenza, eppure affrontato a testa alta da assi come il maggiore Adriano Visconti (1915-1945), accreditato di 26 vittorie ufficiali, o il comandante Gugliemo Arrabito, caduto in azione il 20 luglio1944.
Altri piloti italiani, però, stavano dall’altra parte della barricata, cobelligeranti con la Balkan Air Force, impegnati a bombardare l’Istria e la Dalmazia. Per esempio, il maggiore Massimiliano Erasi (nato Erath nel1908 a Bagni di Lusnizza), abbattuto dalla contraerea durante un’incursione contro il molo di Arsa e premiato con una medaglia d’oro al valore militare, o il capitano Scappellato, o ancora il tenente colonnello Renato Roveda, comandante del cosiddetto“Stormo Baltimora”, costituito da volontari italiani e incaricato anche di rifornire di munizioni e materiale bellico i partigiani jugoslavi di Tito (quelli della pulizia etnica tramitefoibe).
Ovvio che in una simile situazione i bombardamenti siano stati tremendi su Trieste (dove per oltre un mesecome allarme antiaereo si utilizzarono le campane), Udine, Latisana (dilaniata da 8mila bombe, con la di-truzione del 70% delle case), Pordenone, Casarsa («Il mondo intornopareva sconvolto. Ma nulla, prima eora, era paragonabile allo spettacoloche ci comparve davanti agli occhi,quando saliti sul fienile, aprimmo lafinestra che dava a settentrione verso Castiglione (Casarsa). Un muro difiamme occupava l’orizzonte per quanto era lungo il paese... Tutto il cielo e la pianura erano riverberati da quell’incendio rosso cupo, tempestoso come un mare...», scriverà PierPaolo Pasolini in Atti impuri ricordando gli eventi del 4 marzo 1945), Pravisdomini (dove il 23 settembre1944 una formazione del 454° Bomb Group, 15th Air Force, in difficoltà diritorno dalla Germania, si disfò delle bombe rimaste a bordo), Monfalcone, Pola (obiettivo indicato dal 4°Corpo partigiano) ecc.
Tuttavia la sorte peggiore toccò aFiume (ben22 bombardamenti dal7gennaio 1944 al 9 aprile 1945, con almeno 149 morti: l’ultimo ordigno inesploso è stato rinvenuto il 4 novembre 2006) e soprattutto a Zara. Qui il numero delle vittime, impossibile da ricostruire con certezza poiché gli uffici anagrafici cessarono le registrazioni ufficiali, oscillerebbe tra le mille e le 4mila. Comunque, la città, bandiera di italianit à e oasi latina non ancora sommersa dalla marea slava, fu volutamente cancellata condecine di incursioni e 520 tonnellatedi bombe (22,7 kg ad abitante). Non era un importante obiettivo militare, non era una base marittima per i rifornimenti alle divisioni tedesche, non era collegata alla rete ferroviaria, non aveva protezione anti aerea né aeroporto degno di tal nome né rilevanti depositi di carburante. Ma era italiana. E bisognava far avverare l’auspicio del poeta e politico comunista croato (destinato a diventare presidente dell’Assemblea nazionaledella Repubblica socialista di Croazia) Vladimir Nazor (1876-1949): «Spazzeremo dal nostro territorio le pietre della torre nemica distrutta e legetteremo nel mare profondo dell’oblio. Al posto di Zara distrutta sorgerà una nuova Zara, che sarà la nostra vedetta sull’Adriatico». Missione compiuta: Zara si trasformò in Zadar.