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 2010  ottobre 05 Martedì calendario

NEW YORK TORNA LA CITTA’ DELL’ORO


Erano stati chiusi negli anni Novanta, quando il boom delle società Internet e i rally dei mercati azionari avevano spinto i metalli preziosi ai margini delle strategie di portafoglio degli investitori. Oggi invece, che l’oro è tornato a svolgere il ruolo di bene rifugio tra le rovine della peggiore crisi finanziaria dai tempi della Grande recessione, le banche hanno deciso di riaprirli.
Si tratta dei caveau, i forzieri sotterranei che vennero costruiti durante il secolo scorso tra i cunicoli di Manhattan per custodire i lingotti d’oro che clienti e banche accumulavano creando ricchezza. L’ultima in ordine di tempo è Jp Morgan che ha deciso di riaprire i depositi «underground» delle sedi newyorkesi chiusi a doppia mandata circa quindici anni fa, quando le attività d’investimento correvano principalmente sui mercati azionari, obbligazionari e derivati. Erano i tempi dell’Eldorado delle Borse del sogno di creare ricchezze infinite comprando e vendendo titoli da un semplice terminale. Ma non è tutto oro ciò che splende, è il caso di dire, visto che quel sogno è iniziato a svanire, dapprima con la bolla delle dot.com e i grandi scandali societari di inizio decennio, poi con il terremoto di epicentro Wall Street che ha fatto tremare l’America e il resto del mondo.
I prezzi dell’oro hanno così dato inizio a una corsa verso l’alto con una accelerazione senza precedenti negli ultimi 24 mesi mentre l’economia globale era alle prese con l’effetto domino generato dalla bolla immobiliare e dai mutui subprime. Il valore del bene rifugio ha raggiunto quota 1.320 dollari l’oncia, spinto dall’accumulazione record di scorte da parte degli investitori, alle prese con la volatilità dei mercati e una ripresa post-recessione che tarda a far sentire i suoi effetti. Questo ha reso il business del metallo prezioso assai redditizio anche perché le banche, sovente, applicano commissioni contenute, ovvero una piccola percentuale sul valore dell’oro che finisce nei propri caveau.
La decisione di riaprire i forzieri sotterranei da parte di Jp Morgan segue simili disposizioni da altri importanti istituti che hanno depositi nella Grande Mela, come Hsbc e Bank of Nova Scotia. Del resto i sotterranei di Manhattan sono ad già ad altissima concentrazione d’oro visto che la Federal Reserve di New York, il più grande detentore al mondo di lingotti, custodisce le riserve auree di 36 diversi Paesi. La necessità di trovare spazi fisici per far fronte all’accumulazione d’oro nasce dal fatto che gli investitori, sempre più diffidenti dei titoli cartacei, acquistano materialmente il metallo, piuttosto che optare per contratti futures o azioni legate al loro andamento dei prezzi.
Secondo le stime della società di consulenza Gfms, gli investitori sono in possesso di oltre 30 mila tonnellate di oro, oltre un sesto del metallo prezioso presente al mondo e, per la prima volta nella storia contemporanea, più di quanto ne hanno le banche centrali. Del resto la corsa al lingotto non interessa solo gli Stati Uniti, ma è un fenomeno globale. Ecco perché la stessa Jp Morgan, oltre a riaprire i propri forzieri a Manhattan, ne ha dovuti costruire di nuovi a Singapore, mentre Deutsche Bank e Barclays stanno valutando l’ipotesi di inaugurarne a Londra per soddisfare la domanda in forte ascesa.
«C’é un crescente interesse da parte di gestori di Etf, società e investitori nel depositare metalli preziosi», dice Peter Smith, numero uno del servizio caveau di Jp Morgan. E di nuovi ne potrebbero essere creati nella stessa Manhattan visto che, alcuni storici forzieri sotterranei non possono più essere riaperti, perché sono stati convertiti ad altri usi.