VLADIMIRO POLCHI, la Repubblica 5/10/2010, 5 ottobre 2010
COSI SI AGGIRANO I CONTROLLI LA MAPPA DELLE NUOVE ROTTE - ROMA
Riace, Sant’Anna Arresi, Santa Maria di Leuca, Foce Verde. Quella degli approdiè una mappa in continua evoluzione: cambiano le rotte, non si fermano gli sbarchi d’irregolari. È la legge dei vasi comunicanti.
Chiudi il canale di Sicilia? I flussi migratori scelgono altre mete: Calabria, Puglia, Sardegna e ora Lazio. «È il fallimento della politica dei respingimenti», accusa la Caritas. Il Viminale si è affrettato a escludere che lo sbarco di ieri alle porte di Roma «possa rappresentare la creazione di nuove rotte per l’immigrazione», ma al ministero alcuni tecnici non negano la preoccupazione per «un natante con scritta in arabo, che ha navigato indisturbato fin quasi alla capitale senza venire intercettato», oltre a riconoscere «la brutta figura a livello di immagine per la politica dei respingimenti». Una cosa è certa: il calo degli arrivi via mare è drastico (l’88% in meno secondo il Viminale). Ma gli sbarchi non si fermano. A luglio, nonostante l’accordo con la Libia nel canale di Sicilia, almeno 350 immigrati sono approdati nell’isola. A settembre sono ripresi anche gli sbarchi sulle coste della Sardegna sud-occidentale: in due giorni sono arrivati 66 africani partiti dall’Algeria. Sempre più battuta è poi la tratta che passa dalla Turchia e arriva in Grecia: qui gli immigrati si imbarcano su traghetti di linea a Patrasso o Igoumenitsa e, nascosti dentro a tir, arrivano nei porti di Ancona, Bari e Venezia. Ma l’estate ha registrato un aumento degli sbarchi anche in Puglia (Otranto, Santa Maria di Leuca) e Calabria (Riace).
«L’asse con Tripoli ha portato a una riduzione del flusso migratorio dal nord Africa - conferma Oliviero Forti, responsabile immigrazione della Caritas - ma ha sviluppato la ricerca di nuove rotte. Come quelle via terra che passano dalla Turchia e dalla Grecia, via Albania, ma anche tante altre. Ad esempio chi entra nel nostro Paese con il visto turistico e poi vi rimane».
Per il portavoce italiano dell’Unhcr, Laura Boldrini è «prematuro pensare che lo sbarco a Latina rappresenti una nuova rotta», ma è altrettanto evidente che l’accordo Italia-Libia «non può fermare tutti i flussi migratori nel Mediterraneo». Quello che è cambiato è la nazionalità degli arrivi: «Per somali, eritrei, nigeriani, sudanesi, ghanesi, che attraversavano il canale di Sicilia, non ci sono infatti rotte alternative. Nel 2008 il 50% di loro ha ottenuto una qualche forma di protezione umanitaria. Questo spiega perché i respingimenti indiscriminati hanno fatto crollare drasticamente le domande d’asilo.
Sulle nuove rotte, come quelle dai porti greci, arrivano in maggioranza afgani, iracheni, curdi e iraniani. La Sardegna, invece, è la meta dei maghrebini, che partono generalmente dall’Algeria».
«L’accordo con la Libia ha senz’altro diminuito gli sbarchi, ma anche i diritti - sostiene Christopher Hein, direttore del Consiglio italiano per i rifugiati - e ha spinto i migranti su altre rotte». Non manca però una notizia positiva. «Da metà luglio - racconta Hein - i centri di detenzione libici sono vuoti, in seguito alla liberazione di 4 mila trattenuti, che hanno ottenuto un permesso di tre mesi. Ma i richiedenti asilo restano senza tutela e protezione, prigionieri in un Paese di transito, senza poter tornare a casa, dove rischierebbero la vita, né arrivare in Europa».