S. Fi., Il Sole 24 Ore 5/10/2010, 5 ottobre 2010
LA MOSSA DEL FARAONE PER SALVARE L’IMPERO
Naguib Sawiris non ha mai nascosto il suo amore per una certa dose di rischio e azzardo. Nelle poche interviste concesse alla stampa, ama descriversi come uno che vive alla guida di una macchina da corsa. E mai come stavolta il paragone calza: il suo impero delle tlc, costruito tutto a debito, iniziava a mostrare vistose crepe (soprattutto in Algeria e Grecia) e Sawiris era costretto a cercare una soluzione: messo alle strette da un esposizione monstre (circa 15 miliardi di euro), dal dissesto finanziario in Grecia e finito nel mirino della autorità in Algeria, l’imprenditore rischiava l’empasse. Non che gli mancassero risorse: la famiglia Sawiris ha fatto fortuna fino a diventare la più ricca in Africa (sui mille "paperoni" mondiali di Forbes, solo cinque sono africani e quattro di questi fanno tutti di cognome Sawiris) e di fatto è la padrona della Borsa del Cairo (le aziende dei Sawiris da sole valgono due terzi della capitalizzazione dell’intero listino). Ma quello fa parte del patrimonio di famiglia (quello con cui Naguib, nei mesi scorsi, si è candidato per la squadra di calcio As Roma), mentre Weather, la holding con cui è partito nell’ambizione di creare la prima compagnia di tlc del Mediterraneo, ha sempre sofferto del «peccato originale» della maxi-scalata all’italiana Wind, costata 12 miliardi di euro (quasi tutti a debito).
Chi conosce la saga di questa potente famiglia egiziana, però, non può non vedere un’analogia tra la mossa di Naguib e l’esempio del fratello Nassef che due anni fa ha venduto Orascom Cement al big francese Lafarge in cambio di una quota di minoranza e di un posto in cda. Il patriarca 80enne Onsi, fosse nato in Italia, lo si sarebbe definito un «palazzinaro» da boom economico. Parte dal nulla e si afferma nel dopoguerra nell’edilizia. Ma con l’avvento al potere di Nasser, tutti i beni sono confiscati dalle nazionalizzazioni e la famiglia è costretta a riparare in Libia. Quando tornano dall’esilio, i Sawiris devono ricostruire tutto daccapo. E ci riescono una seconda volta. Onsi diversifica e affida il gruppo ai tre figli: a Nassef le attività storiche di famiglia, costruzioni e cemento, (Orascom Cement); a Samih, il turismo (in Mar Rosso e Svizzera) e al primogenito Naguib le Tlc. L’identikit di imprenditori per di più cristiano-copti, quindi moderati in un Paese sempre in bilico tra integralismo e aspirazioni occidentali, ne fa l’interlocutore ideale per l’America e la famiglia si vanta di avere buoni rapporti con Washington. Rapporti che fruttano a Sawiris la licenza mobile nell’Iraq post-Saddam Hussein (e poi gli viene anche ritirata, ma Sawiris ha sempre motivato la cosa col fatto che la licenza non era più profittevole).
Alla fine il magnate segue le orme del fratello minore (e sembra proprio che la vendita di Orascom Cement sia all’origine dei dissapori col governo algerino, che non avrebbe perdonato la cosa alla famiglia egiziana). Dietrologie a parte, è invece certo che da anni le banche d’affari suggerivano a Naguib di diluirsi in un gruppo più grande per garantire un futuro al suo impero. Lui ha sempre nicchiato. Ora, di fronte a un mercato dove i debiti preoccupano molto più del passato, si è reso conto che una Weather da sola non avrebbe avuto la solidità necessaria. Grazie ai russi in un sol colpo sterilizza l’annoso nodo del debito e proietta il suo gruppo in uno scenario mondiale. Certo, l’avesse fatto tempo fa, avrebbe spuntato condizioni ancor più vantaggiose, ma la storia non si fa coi se.