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 2010  ottobre 05 Martedì calendario

GLI STORICI CAVEAU TORNANO DI MODA

Erano stati abbandonati, a volte chiusi e a volte trasformati in tutt’altro, bar e ristoranti di grido. Adesso tornano di moda: le banche riaprono le porte (blindate) dei grandi forzieri sotterranei - per intenderci quelli immortalati da film e romanzi d’epoca - per ospitare la nuova corsa all’oro.

Jp Morgan, così, ha deciso di rimettere in funzione uno storico caveau ormai sbarrato dagli anni Novanta. A rivelarlo è stato il quotidiano Financial Times, ma i segnali del nuovo business emergente erano già filtrati: soltanto il mese scorso il grande istituto americano aveva tenuto a battesimo la sua prima «cassaforte» per i metalli preziosi in Asia, per la precisione a Singapore.

Con il metallo giallo che viaggia su livelli record - e nonostante i dubbi che prima o poi una bolla sull’oro esploda - Jp Morgan ha risposto alla crescente domanda di servizi di custodia dei lingotti. Una domanda nutrita anche da un’alta finanza che dà spazio a strumenti sempre più sofisticati per investire nell’oro, quali gli exchange traded funds. Jp Morgan, ad esempio, tra gli altri protegge i lingotti a garanzia del fondo iShares Gold Trust di BlackRock, pari a cento tonnellate per un valore di 4,2 miliardi di dollari.

Né la banca statunitense è la sola a pubblicizzare il rilancio, dopo venti o trent’anni, dei classici forzieri delle banche commerciali. Stando alle indiscrezioni stanno considerando mosse simili altri colossi del calibro della tedesca Deutsche Bank e della britannica Barclays Capital. Non sempre l’operazione è facile. L’esempio è ancora una volta offerto da Jp Morgan: un caveau storico costruito a New York nel 1902 per il fondatore John Pieprpoint Morgan oggi è inutilizzabile. Da tempo invece di lingotti ai clienti serve bistecche: la Bobby Van Steakhouse & Grill , a due passi dal New York Stock Exchange, ha trasformato in sala da pranzo il locale originalmente messo sotto chiave dalla Remington & Sherman.

Il nuovo forziere appena ripristinato da Jp Morgan viene però ad aggiungersi ad altri già attivi nel cuore di Manhattan: dal caveau di Hsbc a quello di Bank of Nova Scotia. Fino, naturalmente, al più noto di tutti, che appartiene alla Federal Reserve di New York e ospita riserve aurifere di 36 paesi.

La riscossa dei forzieri non ha tuttavia offuscato il dibattito sul futuro della corsa all’oro. Nel 2010 il metallo prezioso si appresta a celebrare il decimo anno di rialzi quasi ininterrotti. E ha continuato a macinare record su record dai 255 dollari agli inizi del 2001. Venerdì il contratto in scadenza a dicembre ha chiuso al nuovo massimo storico di 1.317,80 dollari l’oncia. Ieri pomeriggio è lievitato oltre i 1.321 dollari prima di scendere a 1.315. Di fronte agli entusiasmi anche George Soros è parso esprimere perplessità. «Il comportamento del mercato forse non è senza precedenti – ha commentato l’economista Denis Gartman – Ma è ugualmente scioccante».