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 2010  ottobre 05 Martedì calendario

NOBEL AL PADRE DEI BIMBI IN PROVETTA GELO DAL VATICANO - ROMA

«Grazie dottor Edwards da un bambino nato in provetta». È fra i primi messaggi arrivati sul sito della fondazione Nobel, che ha premiato il medico inglese Robert Edwards, padre della fecondazione assistita.

Ma se il riconoscimento ha fatto felici i genitori dei 4 milioni di bambini concepiti con questa tecnica dal 1978 a oggi, ha scatenato in Vaticano una valanga di dichiarazioni veementi e sfavorevoli. «A causa del nuovo Nobel migliaia di embrioni finiranno per essere abbandonatie morire» attacca il presidente della Pontificia accademia per la vita Ignacio Carrasco de Paula. Il medico inglese viene incolpato del «mercato di milioni di ovociti», della presenza di «congelatori pieni di embrioni», dello stato di «enorme confusione in cui è finita la procreazione assistita, con bambini nati da nonne o da madri surrogate». La fecondazione in vitro «supera ogni limite etico» secondo Jacques Suaudeau, che della Pontificia accademia per la vita è membro. «Un figlio non può essere un prodotto» dichiara l’associazione Scienza e Vita.

Eugenia Roccella, sottosegretario alla Salute, non esita a definire Edwards medico dai comportamenti «eticamente ambigui» e con «molti risvolti negativi».

Il fuoco del Vaticano contro il Nobel per la medicina 2010 è di un’intensità che ha pochi precedenti.E in serata il portavoce della Santa Sede, Federico Lombardi, sente il bisogno di raffreddare gli animi: «Carrasco ha parlato solo a titolo personale». Ma per il medico inglese, che ha 85 anni, 11 nipoti, è in cattive condizioni di salute e ieri non ha commentato la notizia del premio che gli è stata data dalla moglie, non si tratta di un inedito. Tutta la sua carrieraè costellata dalle critiche per aver trasferito la fecondazione al di fuori del corpo della donna. La sua risposta di fronte ai detrattori è stata sempre la stessa, accompagnata da un sorriso disarmante: «Nulla è più speciale che avere un figlio. È la cosa più importante della vita».

Edwards era medico all’università di Cambridge quando, con il ginecologo Patrick Steptoe (morto nel 1988), riuscì nel 1978 a far nascere Louise Brown, la prima "figlia della provetta". «Il Nobel è una notizia fantastica, proviamo grande affetto per Bob» ha commentato ieri la donna, che nel frattempo è diventata madre di Cameron, concepito naturalmente. La prima italiana nata con la fecondazione in vitro, Alessandra Abbisogno, ha 26 anni e si è laureata in biologia con indirizzo embriologia. «Il dottor Edwards mi ha donato la vita» ha detto oero con semplicità. Come lei, altri 4 milioni di "figli della provetta" fanno una vita normale e la loro storia è la risposta più efficace ai detrattori di una tecnica osteggiata fin dagli albori.

È nel ’68 che i riflettori si accendono sulle ricerche di Edwards. Quell’anno il primo embrione umano viene concepito in provetta. Due anni dopo il governo inglese interrompe i fondi per la ricerca, che andrà avanti al ralenti solo grazie a donazioni private. Il vincitore del Nobel, racconta una ricostruzione su Human Reproduction, non era considerato «un medico qualificato, e anche se lavorava a Cambridge non aveva il titolo di professore». Quattro milioni di bimbi più tardi, oggi Edwards è ancora nell’occhio del ciclone.