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 2010  ottobre 05 Martedì calendario

LO SCIENZIATO PADRE DI QUATTRO MILIONI DI BAMBINI


Una notizia fantastica!». Forse è Louise Brown la persona più titolata per commentare il premio Nobel assegnato ieri a Robert Edwards, 85 anni, pioniere della fecondazione in provetta. Louise diventò, alle 23,47 del 25 luglio 1978, la prima bambina nata grazie alla fecondazione assistita. Nelle sue parole si sente tutta la gratitudine di chi è felice di vivere in questo mondo, bello o brutto che sia.

Louise sa che non sarebbe qui se Edwards non avesse messo a punto la delicata tecnologia medica necessaria per inserire uno spermatozoo in un ovulo, esaudendo il desiderio di un padre e una madre che da soli non ci riuscivano. Sei anni fa si è sposata e ora ha un bambino di 4 anni concepito naturalmente. Anche lui, un giorno, potrebbe ripetere l’esclamazione di sua madre. Di più. Louise ha una sorella, nata come lei con l’aiuto della medicina: si chiama Natalie. E Natalie ha un bambino. Dal 1978 quattro milioni di bambini hanno avuto in Robert Edwards una sorta di padre putativo.
La chiesa cattolica, che subito ha duramente criticato la scelta dell’Accademia di Stoccolma, forse non ha valutato a sufficienza quanta vita è uscita dalle provette, quanta ricchezza umana quelle provette hanno aggiunto al mondo.
Certo, ci sono state e ci sono anche delle distorsioni. Tutti abbiamo in mente ginecologi disinvolti che della provetta hanno fatto un business. Tutti abbiamo diritto di interrogarci sul fatto che c’è differenza tra la fecondazione assistita omologa, cioè con ovulo e spermatozoo dei genitori, e la fecondazione eterologa, cioè con ovuli o spermatozoi forniti da donatori. Così come cauta deve essere la valutazione della tecnica del cosiddetto «utero in affitto», che può portare al paradosso di un neonato che non solo biologicamente non è né del padre né della madre ma è anche cresciuto nel ventre di un’altra donna. In casi come questi viene spontaneo domandarsi perché non adottare uno dei diecimila bambini che ogni giorno nel mondo muoiono di diarrea in Paesi dove non si dispone di acqua potabile.
Ma, eccessi a parte – e quale tecnologia non ne ha generati? – senza dubbio la fecondazione assistita ha dato una risposta alla malattia dell’infertilità restituendo una esistenza piena a milioni di coppie e ha fatto vedere la luce a persone che altrimenti non sarebbero tra noi a rendere più vario e ricco il paesaggio dell’umanità.
Altro aspetto controverso è quello degli embrioni soprannumerari, quelli che non vengono impiantati nell’utero materno perché il risultato medico desiderato è già stato raggiunto. La Chiesa cattolica vede in essi creature umane a tutti gli effetti. La biologia della riproduzione ci dice però che in natura molti embrioni non vanno a maturazione ma spontaneamente interrompono il loro sviluppo senza che neppure la madre possa accorgersene. La stessa biologia ci aiuta ad affrontare il problema, estremamente complesso, dello «statuto dell’embrione»: l’ovulo diventa persona all’atto della fecondazione, o quando sviluppa le prime cellule del sistema nervoso, o più tardi ancora? Su questi problemi non c’è accordo neppure tra «padri della Chiesa» e in epoche diverse i teologi hanno avuto opinioni diverse.
Ciò che si può dire è che uno Stato veramente laico deve garantire ai suoi cittadini il diritto di scelta nel rispetto delle leggi e non imporre l’etica di una o dell’altra religione. Così sarà il cittadino a decidere in coscienza, e verrebbe da aggiungere che solo in questo caso siamo di fronte a un autentico comportamento morale. Che valore etico può avere una scelta imposta per legge?