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 2010  ottobre 05 Martedì calendario

Toms Jose

• Galapagar (Spagna) 20 agosto 1975. Torero • «[…] “Arte allo stato puro”, “perfezione assoluta”, “la tauromachia elevata ai vertici della purezza”, sentenziano gli intenditori […] decise di abbandonare la scena nel momento in cui era il numero uno assoluto, ed è poi rientrato ricollocandosi nella stessa posizione […] lo definiscono come il Messia, tornato alla ribalta per salvare la “fiesta”, negli ultimi anni data per agonizzante. […] In un’epoca in cui la maggior parte dei matadores più celebri arrivano alla fama grazie al proprio cognome, o a quello della moglie o fidanzata, o agli scandali sessuali che li rendono protagonisti delle copertine nella “prensa del corazón”, José Tomás strega il pubblico e zittisce tutti con l’argomento più semplice e più solido: il coraggio davanti al toro, la sfida alla morte. Sfida voluta e cercata, dicono alcuni. Come quando […] subì una terribile cornata sulla plaza di Linares, in una corrida celebrata per ricordare proprio la morte del suo idolo, il grande Manolete. “Vivere senza toreare - sentenzia il ‘re’ della fiesta - non è vivere”» (Alessandro Oppes, “la Repubblica” 8/6/2008) • «Torero o kamikaze? José Tomas, il nuovo Manolete di Spagna, divide perfino il pubblico meno schizzinoso di fronte ai bagni di sangue nell’arena. Rischia troppo. Non si ferma davanti al baratro, come se non riconoscesse il pericolo. O se ne infischiasse. [...] Non sembra essere l’immortalità del mito l’obiettivo cui mira il nuovo re del capote, che rifiuta interviste, non lascia trapelare informazioni personali e, fra una corrida e l’altra, si nasconde a tutti nel suo rifugio di Estepona, vicino a Malaga. Perfino gli esperti taurini sono perplessi di fronte al coraggio che sconfina nell’insensatezza [...] nel suo paso doble con la morte. José Tomas distribuisce a piene mani le emozioni forti che il pubblico non trovava più nella calibrata routine dell’esecuzione di tori, con il garbo e tutte le precauzioni del caso, inviati a fine certa nell’arena. Un’industria che stava perdendo pubblico e denaro, prima che [... Tomas decidesse di tornare a trionfare e a collezionare orecchie di toro, il premio riconosciuto dal presidente della plaza soltanto ai toreri più bravi [...] è un genio o un aspirante suicida? Un artista o un gladiatore? [...] L’unica certezza è che riempie gli spalti e le casse degli impresari. Per le conclusioni dei biografi c’è meno fretta» (Elisabetta Rosaspina, “Corriere della Sera” 22/6/2008) • Il 25 aprile 2010, ad Aguascalientes, in Messico, le corna del toro “Navigante” si infilarono nei suoi muscoli e nella sua arteria femorale aprendo uno squarcio di 15 centimetri: «[...] Il pubblico lo ha visto volare, leggero come la sua muleta, in cima al corno sinistro del toro e poi rotolare nella polvere, dove l’animale lo ha scaraventato, scrollandoselo di dosso. In pochi minuti José Tomás ha perso due litri di sangue. Nell’infermeria della plaza lo hanno operato senza neppure attendere che l’anestesia cominciasse a fare effetto. La rapidità dei chirurghi gli ha salvato la vita, assieme a dieci sacche di plasma, dopo che gli altoparlanti dell’arena avevano chiamato a raccolta possibili donatori del gruppo A negativo. Davanti all’ospedale, decine di persone, incluso il console spagnolo della città, Alejandro Muñoz, premevano per versare sangue nelle vene del loro idolo. “Tornerà come prima”, assicurano i medici [...]» (Elisabetta Rosaspina, “Corriere della Sera” 26/4/2010).