Tony Damascelli, Il giornale 5/10/2010, 5 ottobre 2010
MA CHE BRUTTO IL BELPAESE DEI MAESTRINI
Non c’è più lo Zorro di una volta. Adesso è Brontolo anche se Oliviero Beha rimane lo stesso, per fortuna sua e di chi lo ascolta e lo rispetta. Su Rai3, ieri mattina, il nano non previsto ha ripreso a parlare, affrontando il tema dell’evasione per mare, dove si intende non la ricerca del piacere e della libertà sulle onde, al largo, ma un altro tipo di off-shore , insomma un marameo alle tasse con tutti gli annessi.
In studio, tra gli astanti, l’europarlamentare De Magistris, ma guarda le combinazioni, nessuna sorpresa, sarebbe stato incredibile ritrovare la faccia di Flavio Briatore o qualche altro marinaretto o armatorucolo sospettato. Assenti i rappresentanti delle Fiamme gialle, presenti con il cappello della divisa grigioverde dell’Arma. In scaletta anche un collegamento con Genova, sito che in questi giorni ospita il Salone della nautica, servizio a corredo con domanda inquietante ai vari intervistati: «Lei lo sa che qui ci muoviamo nel mondo dell’evasione... ». Reazioni di imbarazzo, mezzi sorrisi ma nessuna denuncia, molte insinuazioni, il sospetto di avere a che fare con i soliti mariuoli di «un mondo dell’evasione» appunto, come domandava l’inviato di Brontolo .
Primo pensiero: ci siamo, finalmente toglieranno il burqa a quelli che fanno fesse le tasse e dunque noi cittadini del cento e uno o del sette e quaranta. Uno scoop clamoroso, il topo beccato con il sorcio in bocca. Niente, attesa vana, dubbi non risolti. È il solito trucchetto: l’avviso di garanzia, a prescindere come diceva Totò, «piove governo ladro» e, speriamo che al governo ci siano quelli che dicono loro, perché in caso diverso si tergiversa, si dormicchia, si tentenna. Sosteneva Flaiano e non Pereira: non sono comunista perché non posso permettermelo. In questo caso, invece, l’insinuazione sta dalla parte opposta, si naviga con il vento a favore, anche se sembra contrario, tutto quello che sta, vive, convive, può coabitare con la destra, odora, puzza, sa di marcio, non può essere né vero, né verosimile. Berlusconi è un evasore nato, anzi incita i cittadini a non pagare le tasse, le sue aziende così sono cresciute, lui non va per mare ma fa lo stesso, rientra nella categoria dei traditori della Patria, un sostantivo che, come il Tricolore, è curiosamente tornato nel circuito linguistico della sinistra, dopo anni di pernacchie sonore e bandiere date alle fiamme.
Non vi dico poi di Sergio Marchionne, il classico padrone delle ferriere, colui il quale affama gli operai, vuole chiudere le fabbriche, scappare all’estero e quando pensa il contrario significa che c’è sotto qualcosa, non può essere un progetto serio il suo, mentre è meglio tenersi alla larga dalle eventuali distrazioni fiscali degli Agnelli, non si sa mai.
È la famosa cultura della tolleranza, è il rasoio bilama, è il complesso di superiorità di chi si ritiene depositario dell’etica e dell’estetica, unica, esclusiva, non esportabile, di chi ritiene l’avversario un nemico; «con i fascisti non si parla, si spara» era lo slogan universitario del Sessantotto mentre dalla barricata opposta si ribadiva uguale concetto raffinato e democratico. È il martirio dei dissidenti che nel nostro Paese, forse perché le carceri sono sovraffollate, a differenza di altre realtà rivoluzionarie finiscono in televisione e non su canali clandestini: presentano, opinano, attaccano, insultano e, alla fine, si professano vittime del regime, però a contratto. È il bavaglio in cachemire, fa fine, non impegna, va di moda parlarne, esibirlo, tanto si può levare dipende dalle esigenze e dai governanti.
Non ho nessun dubbio sulla buona fede di Beha, è un giornalista eccellente ma scomodo per la stessa Rai3, chiedere informazioni a Bianca Berlinguer anche se nessuno, tranne lui medesimo, abbia mai osato, tra sindacalisti, sorveglianti, badanti, grillini, di domandare chiarimenti sulla vicenda e sulle altre vicende che hanno «isolato» o emarginato Oliviero. Del resto anche lontano dalla destra ci sono martiri e martiri. Beha non è uno dei sette nani ma il suo Brontolo tenta di essere un parente di Zorro, vuole lasciare il segno, sostiene che l’Italia abbia perso la memoria e dunque l’identità.
Sembra piuttosto che il Paese ricordi soltanto quello che maggiormente gli convenga, che dimentichi o trascuri ciò che invece potrebbe portarlo a risolvere alcune priorità, preferendo inseguire la fazione, la polemica. Fosse ancora e magari il brontolio, invece è l’urlo, è il vaffa, è il fumogeno, è la pistola puntata nel buio, insomma è il repertorio di chi ha deciso non di dialogare con gli altri sei nani ma di offrire, anzi scagliare, mele avvelenate a tutti. Non è una favola, non c’è un lieto fine anche se Oliviero Beha potrebbe augurarselo, molti con lui. Dovrà fare i conti con il resto della compagnia che gli sta di fianco, in attesa del principe che salverà Biancaneve.