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 2010  ottobre 05 Martedì calendario

SVELATO IL «PUNTO DEBOLE» DI DARWIN

Due lavori distinti, ma pubblicati fianco a fianco sulla rivista americana Science, mostrano che esiste un effetto detto «a slavina» (snowballing) quando una specie comincia a separarsi in due specie. Daniel Matute e colleghi all’ Università di Chicago lo hanno verificato nel moscerino della frutta, mentre Leonie Moyle (Bloomington, Indiana) e Takuya Nakazato (Memphis, Tennessee) lo hanno verificato nelle solanacee, cui appartengono, per esempio, la patata e il pomodoro. L’ effetto, quindi, sussiste sia nel regno animale che in quello vegetale. In termini molto semplici, quando interviene nel tempo una incompatibilità riproduttiva in una popolazione di individui precedentemente fertili, il numero di geni tra loro incompatibili cresce in ciascuna molto rapidamente. Sia l’ immagine della slavina che quella del treno senza freni sono state usate proprio in questi giorni. Joseph Milton, in un commento su questa scoperta appena pubblicato sulla rivista britannica Nature, dice che i geni sono programmati per produrre specie distinte. Il ruolo degli incroci e degli ibridi nella comparsa di specie nuove è stato oggetto di diatribe fin dai tempi di Darwin. Nel 1886, George Romanes, che era stato collaboratore di Darwin, avanzò un’ ipotesi su quello che era stato definito «il punto debole» della teoria darwiniana da Thomas Huxley, pur darwiniano di ferro. In sostanza, nella teoria darwiniana classica gli individui riproduttivamente più dotati si distanziano progressivamente dai meno dotati, tutti inizialmente entro la stessa specie. Romanes faceva notare che esiste, però, anche una distanziazione tra individui ugualmente ben dotati, capaci di riprodursi incrociandosi, ma incapaci di produrre ibridi che possono a loro volta riprodursi. Il caso del cavallo e dell’ asino che producono solo muli sterili è il piu noto. Questa separazione riproduttiva veniva vista da Romanes come precedente alla selezione naturale, che poi avrebbe affinato ciascuna specie. I rami devono separarsi, prima che ciascuno poi cominci ad evolversi. L’ esempio di Romanes era quello di una variante in una specie di piante che fiorisce prima delle altre. Può riprodursi solo con altri individui che fioriscono precocemente e sono in una fase ricettiva del polline, ma non con quelli che fioriscono regolarmente. Nel tempo insorgono due specie, o almeno l’ inizio di due specie distinte. Iniziò una lunga diatriba che è ben ricostruita dallo storico della biologia Donald Forsdyke in una nota appena pubblicata su Notes and Records of the Royal Society. Nel frattempo tantissimo è cambiato, si sono scoperti i geni, il dna, l’ ibridazione tra i geni e tra i cromosomi, si possono fare confronti tra le sequenze geniche e quindi il problema della sterilità degli ibridi si presenta oggi sotto un volto assai diverso. L’ effetto ora scoperto, ma antecedentemente ipotizzato dal grande evoluzionista americano Theodosius Dobzhansky molti anni addietro, consiste in un’ accelerazione rapida delle divergenze genetiche in specie che iniziano a differenziarsi. Matute e colleghi hanno osservato il genoma in tre specie di drosofile (il moscerino della frutta, cavallo di battaglia dei genetisti da molti decenni) che, incrociandosi, producono ibridi sterili. Due di queste specie si sono separate 5 milioni di anni fa, altre due 13 milioni di anni fa. Questi diversi tempi di separazione consentono di applicare un orologio evolutivo e metterlo in relazione con l’ accumularsi delle diversità tra i geni. La separazione più antica ha prodotto ben 65 incompatibilità geniche, quella più recente solo dieci. Il ritmo è ben più rapido di quello di una separazione lineare, un ritmo che va come il quadrato del tempo intercorso. Forse la metafora della slavina è un po’ esagerata, ma certo la rapidità è innegabile. Jerry Coyne, coautore del lavoro con Matute e propugnatore indefesso del ruolo fondamentale della selezione naturale, interpreta questo dato come il risultato, appunto, della selezione naturale. Geni che si comportano normalmente nelle rispettive specie, interferiscono in modo deleterio dopo che si è formata un’ incompatibilità riproduttiva. E lo fanno presto, maledettamente presto, rispetto ai tempi dell’ evoluzione delle specie. Secondo questa interpretazione, non solo la selezione naturale è il motore della comparsa di specie nuove, ma è il motore del motore stesso, perche ha privilegiato un meccanismo di rapida separazione riproduttiva, favorendo non una specie o un’ altra, ma la formazione di specie nuove in quanto tali. Romanes suggeriva piuttosto «cause intrinseche» e una «variabilità spontanea dell’ apparato riproduttivo». Personalmente, pur ammirando la tecnologia genetica moderna e la brillantezza delle slavine genetiche, mi sento più vicino a Romanes.
Massimo Piattelli Palmarini