Il fatto del giorno
di Giorgio Dell'Arti
Fini e Berlusconi si sono durissimamente scontrati ieri mattina all’Auditorium di Roma, durante la Direzione nazionale del Pdl ed è possibile-probabile che a un certo punto il partito espella Fini e quelli che stanno con lui. Ma questo non significa necessariamente che cadrà il governo o che ci saranno elezioni anticipate o che Fini lascerà la presidenza della Camera.
• Cominciamo dalla cronaca?
Ha aperto i lavori Berlusconi, intorno alle dieci e mezza del mattino. Ventitré minuti di discorso, in cui non si è minimamente fatto cenno alle polemiche dei giorni scorsi. Del resto la Direzione era stata convocata prima delle elezioni, per discutere intorno al voto. Il Cavaliere ha facilmente elencato i successi suoi, del partito e del governo, facendo anche qualche annuncio politicamente significativo: convocare un congresso entro l’anno e, soprattutto, fare le riforme col più ampio consenso possibile, cioè con l’accordo di Confindustria, sindacati e opposizione. Il presidente del consiglio ha poi informato sull’ordine dei lavori e qui ha nominato per l’unica volta Fini, non come presidente della Camera, ma come «uno dei co-fondatori del partito», l’altro essendo Gianfranco Rotondi. Questa stoccata è stata accompagnata dalla rivendicazione della democraticità sua personale, dall’esaltazione degli organi collegiali dove è possibile manifestare qualunque opinione contraria a quella del capo, e dalle solite percentuali trionfali: il Pdl alle ultime regionali ha preso il 38,4% (bisogna contare anche le liste civiche e quelle dei presidenti), il consenso per il governo è al 48%, quello per il partito («se si votasse domani») al 38,8 e quello suo personale al 63.
• Che ha detto Fini?
Fini ha prima ascoltato un attacco di Bondi alla fondazione finiana Farefuturo, poi ha pronunciato un discorso di quasi un’ora col sistema di dare continuamente ragione ai suoi avversari interni (a cominciare dal capo del governo) però attaccandoli. Reclama innanzi tutto il diritto di non essere d’accordo e di dirlo senza subire per questo processi mediatici come quello a cui lo ha con molta sgarberia sottoposto il giornale di Berlusconi (Berlusconi: «Ho detto a mio fratello di venderlo. Compratelo»). Elogi al governo, al partito e al presidente a cui non farà certo mancare il suo sostegno. Ma intanto come mai ci siamo appiattiti tanto sulla Lega? Non volevamo stare nel Partito Popolare Europeo che ha sui diritti dell’uomo e quindi sull’immigrazione una posizione nettamente opposta a quella di Bossi? Seguono numeri che dimostrano come dal 2005 la Lega al Nord sia cresciuta e il Pdl arretrato. Il presidente della Camera avanza proposte piuttosto audaci: creare una commissione con i governatori pidiellini di Nord e Sud per discutere di federalismo fiscale (su questo Berlusconi ha poi detto: «D’accordo»); «pensarci bene» prima di scrivere i decreti attuativi del federalismo («è proprio indispensabile?») che introdurranno il criterio della spesa standard invece di quello della spesa storica, penalizzando il Sud. E, oltre tutto, nella prima fase, ha ricordato l’oratore, il federalismo costa. Fini ha concluso dicendo di non voler sabotare l’azione di governo, che sostiene, ma di voler migliorare la qualità politica del suo percorso.
• Com’è finita?
Berlusconi ha voluto replicare e sono state urla. Fini s’è anche alzato dal suo posto ed è andato sotto la tribuna agitando il ditto. Il Cavaliere, annunciando di non avergli mai sentito fare discorsi simili, gli ha ha rinfacciato di voler fare l’uomo di partito mentre ha un ruolo istituzionale. «Dimettiti, rientra nel partito e ti accoglieremo a braccia aperte». «Non è un caso se a maggioranza abbiamo deciso di chiamarci Popolo della Libertà e non Partito della Libertà». Fini da sotto gli gridava: «Mi vuoi cacciare?». Berlusconi ha anche accusato i finiani (Bocchino, Urso, Rasia) di aver esposto al pubblico ludibrio il Pdl.
• E’ stato votato un documento?
Sì, dove si condannano le correnti e si esprime incondizionato appoggio e gratitudine a Berlusconi. Fini nel suo intervento aveva insistito sul carattere non-correntizio del suo gruppetto: «Siamo un’area politico-culturale, non ci interessano gli organigrammi». Contro il documento hanno votato in 11, poco meno del 7%.
• Come finirà?
Fini ha ribadito che non ha intenzione di lasciare la presidenza di Montecitorio e, se è così, non c’è modo di rimuoverlo. Lo espelleranno dal Pdl, probabilmente, ma questo non basterà a far cadere il governo, perché i finiani andranno da Napolitano e sosterranno di voler sempre votare la fiducia a Berlusconi. L’idea di questo gruppo è quella di trascorrere i prossimi tre anni a cuocere il Cavaliere. Sarà interessante vedere che cosa inventerà il Cavaliere per impedirlo. [Giorgio Dell’Arti, Gazzetta dello Sport 23/4/2010]
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