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 2010  aprile 23 Venerdì calendario

AL NORD VANTAGGIO DAL 27 AL 4%

Le ultime elezioni regionali hanno ridisegnato la mappa dei rapporti elettorali tra Pdl e Lega nel Nord del paese. Il punto di partenza della nostra analisi sono le elezioni del 2006. Queste sono le prime elezioni con la nuova legge elettorale proporzionale con premio di maggioranza, voluta da Berlusconi. In queste elezioni in Piemonte, Liguria, Veneto e Lombardia (le quattro regioni del Nord in cui si è votato per le regionali di fine marzo) Fi, An e DcNuovo Psi (quello che sarebbe divenuto il Pdl due anni dopo) hanno ottenuto alla Camera in totale il 36,8% dei voti. Nelle stesse regioni la Lega ha ottenuto il 9,8%. Da allora il trend dei due partiti è andato in direzioni opposte. Il partito di Berlusconi in discesa, il partito di Bossi in crescita. Le elezioni del 2008 hanno rappresentato un passaggio cruciale. Queste infatti sono le elezioni in cui la Lega ha di fatto raddoppiato i suoi voti, passando da 1,32 a 2,57 milioni. Questo vuol dire che, in percentuale, nelle quattro regioni in questione, ha ottenuto il 19,9% dei voti contro il 32,5% del Pdl. Alle europee dell’anno scorso il Pdl ha confermato il suo 32,5%, mentre la Lega ha fatto un ulteriore passo avanti arrivando al 21,6. Il trend è proseguito in queste regionali, con il Pdl che è sceso al 29% e la Lega che è salita al 25,1. In sintesi, nel 2006 la differenza tra Pdl e Lega Nord era di 27 punti percentuali; nel 2010 si è ridotta a 3,9.
Questa tendenza però nasconde due differenze importanti che caratterizzano il Nord del paese. La prima è di tipo geografico, la seconda di tipo demografico. Per quanto concerne la geografia, esiste un Nord-Ovest (Piemonte e Liguria) dove la Lega è relativamente più debole, e un Nord-Est (Lombardia e Veneto) dove la Lega è considerevolmente più forte, e praticamente alla pari con il Pdl. Infatti nelle due regioni del Nord-Ovest il Pdl nel 2010 ha ottenuto il 28% dei voti, contro il 14,9% della Lega. Invece nelle due regioni del Nord-Est il Pdl ha preso il 29,4% e la Lega Nord il 29,3%. Per soli 4.332 voti il partito di Bossi nonè riuscito a diventare il primo partito del Lombardo-Veneto. Il sorpasso sul Pdl le è invece riuscito, come è noto, in Veneto dove la Lega ha ottenuto il 35,2% contro il 24,8% del Pdl.
Oltre alla geografia anche la demografia differenzia nettamente i due partiti del centrodestra. Infatti disaggregando il voto in base alla ampiezza dei comuni si vede che Lega Nord è il partito con la percentuale di voti più elevata nei comuni sotto i 15mila abitanti, in cui vive circa la metà della popolazione di tutto il Nord. Questo non era vero nel 2008, perché allora in questa fascia di comuni il Pdl sopravanzava la Lega di circa 8 punti percentuali. In particolare, nei comuni sotto i 5mila abitanti, la Lega ha ottenuto nelle elezioni regionali il 29,7% dei voti, contro il 28,9% del Pdl e il 20,7% del Pd. Nei comuni tra 5 e 15mila abi-tanti, le percentuali sono rispettivamente il 30,8, il 28,1 e il 22,2%. Al crescere della dimensione dei comuni, le percentuali per la Lega scendono in maniera significativa, arrivando al 15,6% per i comuni sopra i 100mila abi-tanti, che rappresentano il 20% della popolazione delle quattro regioni. Invece il voto al Pdl è praticamente insensibile alla variazione della dimensione demografica dei comuni. In altre parole il partito di Berlusconi prende praticamente le stesse percentuali di voto sia nei piccoli comuni che nelle aree metropolitane. il partito che in un certo senso "unisce" centro e periferia. Il profilo dei due partiti resta lo stesso anche distinguendo fra Nord-Ovest e Nord-Est. Naturalmente nel caso del Nord-Est la percentuale di voti cambia, perché sotto i 15mila abitanti la Lega ottiene circa il 35% dei voti, e sopra i 100mila abitanti si avvicina al 20%.
Ciò detto occorre però aggiungere che, rispetto al 2008, la crescita della Lega è stata più forte nei comuni grandi che in quelli piccoli. In particolare, l’incremento relativo della Lega rispetto al 2008 varia da un minimo del 24% nei comuni sotto i 5mila abitanti fino a un massimo del 38% nei comuni tra 50 e 100mila abitanti, e con un valore comunque del 30% nelle città sopra i 100mila abitanti. Il successo elettorale della Lega nei comuni più piccoli fa sì che la Lega sia anche il primo partito nella maggioranza relativa di questi comuni. In particolare, su 3.344 comuni del Nord sotto i 15mila abitanti, la Lega è il primo partito in 1.411 (42,2%), mentre il Pdl è il primo partito in 1356 (40,5%). Si tratta di un dato inedito rispetto al 2008, in cui – nello stesso insieme di comuni – la Lega era il primo partito in appena 790 comuni.
Questi dati consentono di fare alcune osservazioni. La Lega, rispetto agli altri partiti, è riuscita nelle elezioni del 2010 a mantenere i suoi voti. In una situazione di forte aumento dell’astensione,questo si traduce in un aumento del peso di questo partito, soprattutto nei confronti del Pdl, che invece ne ha persi. La Lega conferma di essere un partito più radicato nei piccoli centri, dove ormai è in maggioranza il primo partito. Ma la sua espansione è generalizzata, il che fa pensare che dietro la sua crescita ci sia un fattore non specificamente territoriale, ma politico più generale. Una conferma viene dal fatto che cresce di più nei comuni più grandi rispetto a quelli più piccoli. E questo è certamente un fenomeno che in prospettiva rappresenta un elemento di preoccupazione per il Pdl. Oggi è ancora il Pdl il partito trasversale, con una presenza omogenea su tutto il territorio. Ma domani? Una Lega al governo di due regioni importanti potrebbe, conquistando le città dopo aver conquistato i piccoli centri, diventare a tutti gli effetti il partito del Nord. Questa è la sfida.