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 2010  aprile 23 Venerdì calendario

Merritt Lashawn

• Portsmouth (Stati Uniti) 27 giugno 1986. Sprinter. Oro nei 400 metri e con la 4x400 alle Olimpiadi di Pechino (2008) e ai Mondiali di Berlino (2009), oro con la staffetta anche ai Mondiali di Osaka (2007) e Daegu (2011), in entrambe le occasioni vinse l’argento nella prova individuale. Tra il 2009 e il 2010 fu trovato positivo per tre volte consecutive al Dhea (deidroepiandrosterone), sostanza a suo dire assunta involontariamente con l’uso di un prodotto non legato all’agonismo • «Battibile. LaShawn Merritt è rimasto appeso a questa parola per tre anni e se l’è ripetuta a ogni traguardo dei 400 metri. Per undici volte, dalla primavera del 2005 a quella del 2008, ha perso e sempre dalla stessa persona: Jeremy Wariner, l’erede di Michael Johnson, campione olimpico e mondiale. [...] Un musicista mancato, nostalgico e solitario, uno a cui non piace farsi la barba e che fino a 17 anni ha suonato la tromba e la tuba, faceva parte della banda del college poi ha cambiato genere. La musica stava diventando troppo triste. Colpa di un disastro, un fratello di quattro anni più vecchio, Antwan, morto diciannovenne dopo un volo dal quinto piano. Scappava da un gruppo di ladri che, non si è mai capito perché, cercavano vendetta: li ha sentiti bussare alla porta della sua stanza, a scuola, a Raleigh, North Carolina e ha provato a scappare dalla finestra. Ha scelto lui il nome di Merritt, pretendeva qualcosa che facesse rima con Antwan e ha trovato LaShawn. I genitori si sono rassegnati visto che era lui il baby sitter e sempre lui sulle gradinate a guardare LaShawn giocare a football da ragazzino: “Non mi ha mai visto fare quello che amo fare. Se do il meglio è perché spero che l’energia arrivi fino a lui. Lo omaggio prima e lo ringrazio dopo ogni corsa”. Nel 2004, Merritt mostra i muscoli ai Mondiali junior e la stagione dopo è già con i grandi, ha firmato un contratto con la Nike e si è messo dietro a Wariner: battibile. Lo ha sempre pensato, ma lo ha detto per la prima volta dopo i Mondiali di Osaka. Secondo, un argento e l’oro, ovvio, se lo è preso il texano, l’unico bianco capace di fregare i velocisti neri. In Giappone cercava un record che non è arrivato, Merritt invece è sceso per la prima volta sotto i 44 secondi, il nono al mondo a riuscirci e ha deciso che era ora di cambiare musica un’altra volta. “Non si può vivere da secondi, quando ci riesci è un successo ma restarci è il fallimento. Io mi sono allenato e allenato e allenato. É quello che facevo con la tromba, provavo per ore, fino a sfinirmi. Fino a che capivo che non mi stancavo più. [...] Passavo tanto tempo da solo a esercitarmi, sapevo tenere i nervi sotto controllo, una dote che uso anche da atleta. [...]” [...]» (Giulia Zonca, “La Stampa” 1/7/2008).