Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2010  aprile 23 Venerdì calendario

QUEI TESORI NASCOSTI IN SOFFITTA (2

articoli) -
Sa quanti anni è che mi occupo di fumetti da collezione? Qua-ran-ta-sei. E sa quante volte mi è arrivato in negozio il gonzo, sì insomma il cliente, sicuro di avere una prima edizione completa di Tex? Diciamo quelle sei, settemila volte». Il signor Nessim Vaturi, titolare della «Borsa del fumetto» a Milano, pazientissimo ma spietato quelle speranze ha dovuto sempre spegnerle, «perché l’editore Bonelli nel 1959 aveva la redazione nella cucina di casa, produceva a numero chiuso e si figuri se faceva ristampe in eccesso. Il Tex completo è come il Gronchi rosa, averlo in casa lasciato dal papà o dal nonno una pura illusione. E anche se fosse, per spuntare quotazioni nell’ordine delle decine di migliaia di euro la collezione dovrebbe essere perfetta. Impossibile, creda a me». Per un sogno che va in fumo, cresce però la schiera di quelli che, in solaio, sperano di trovare un tesoro. Magari hanno letto di quel fortunato Superman numero uno andato all’asta negli Stati Uniti per un milione e mezzo di dollari (vedi box). Magari, più modestamente, hanno visto, nelle vetrine del centro, la collana a fiori di bachelite della zia venduta a 200 euro. il fenomeno dei predatori della soffitta domestica, celebrato dal Guardian in un’inchiesta che passa in rassegna le quotazioni delle biglie di vetro, delle formaggere uscite dalle liste di nozze e delle implacabili «Green Ladies», ossia quei ritratti di cinesina che, per le sale d’aspetto britanniche, rappresentano l’equivalente dei Teomondo Scrofalo per le nostre pizzerie. La stagione, propizia alle pulizie di primavera e al cambio degli armadi, incoraggia qualche speranza. In concreto, che cosa buttare e su che cosa investire?
Red Ronnie, oggi consulente del sindaco di Milano Letizia Moratti ma nel cuore soprattutto collezionista appassionato di memorabilia musicali (sua l’ideazione della mostra itinerante Rock’n Music Planet) consiglia: «Nomadi, i primi 45 giri: Donna la prima donna, per esempio. Volendo anche gli ellepì: Per quando noi non ci saremo... Tenga conto, però, che nel collezionismo musicale contano molto i gusti e le specializzazioni e dunque non esiste un vero e proprio Penny nero: ciascuno si sceglie un feticcio. Io, per esempio, mi bruciasse la casa metterei in salvo tre Jimi Hendrix, Revolver dei Beatles, qualche Cream assortito. Anche se il pezzo unico in grado di far svoltare lo scavatore di soffitte sarebbe «l’unico disco inciso da Le stelle, il gruppo del pittore Mario Schifano. O l’introvabile Butcher Cover dei Beatles, con i Fab Four vestiti da macellai, censurata perché giudicata troppo cruda».
La fortuna, racconta Giorgio Crippa, responsabile del sito www.ricordiebalocchi.com, può capitare sotto forma di un Pinocchio di legno: «Me l’hanno portato non immaginando quello che valesse, è risultato un pezzo rarissimo, modellato a mano negli Anni Trenta dallo scultore Eugenio Tavolara». Colpi che capitano una volta ogni morte di Papa. Più concretamente, Crippa consiglia di tenere d’occhio «i giocattoli spaziali dalla fine degli Anni Sessanta a tutti i Settanta. Un bel robot può valere anche 400 euro, una navicella sulle 150. Anche il doppio se si è conservata la scatola». Un po’ in declino l’abbigliamento vintage da collezione, perché le case di moda si sono fatte furbe e hanno replicato se stesse. Claudia Jesi, titolare a Brera del negozio Cavalli e nastri, segnala che «la borsa Bagonghi di Roberta di Camerino valeva 500 mila lire una decina d’anni fa, ma è stata rimessa in produzione e quelle usate ormai arrivano a stento ai 200 euro. Resistono le chanelline e le Kelly di Hermès. Ma il punto non è questo. Sulla firma, si privilegia ormai la qualità e il valore affettivo. Io, per esempio, anche se non hanno l’etichetta, non butterei certi abiti di sartoria artigianale Anni Cinquanta, magari di un bel lino e di un taglio sapiente. O le tovaglie ricamate nel pieno del boom economico, a grandi fiori o a pesci colorati. I bijoux di bachelite della Stein, i ventagli della zia, i bicchieri». Con il gusto di ridare vita agli oggetti che hanno portato armonia alla quotidianità di chi ci ha preceduto, e il segreto piacere della caccia al tesoro. Sergio Pignatone di Little Nemo, celebre negozio torinese per ammalati di comics, il suo brivido l’ha trovato «in una scatola di metallo della Stock, di quelle natalizie per il brandy e il panettone: decine e decine di fumetti a striscia: pensi che stavano per buttarli». Ma poi, per fortuna, ha prevalso l’istinto di Indiana Jones.

***


ASTI
«Hanno rubato il mio sogno di ragazzo, i ricordi, le fantasie, le avventure anche solo immaginate. Il mio West era lì, in quei racconti. E Tex il mio mito».
Non è un ranch quello di Gian Luca Ferraris, 37 anni, impiegato alle Poste di Montechiaro, paese sulle colline astigiane. Nulla che ricordi i deserti dell’Arizona, dove corrono i cavalli selvaggi. Eppure qualcuno è entrato di notte nella sua casa di campagna. E ha puntato un mobile. Dentro c’era la raccolta completa dei fumetti di Tex Willer: «Dal numero 1 al 584: mi hanno lasciato solo gli ultimi 10, i più recenti», annota. E chiosa la sua amarezza così: «A questo punto, dico ai signori ladri che possono pure venirsi a prendere quelli che mi sono rimasti...».
Una scorribanda degna di una razzia di preziosi «purosangue», perchè i fumetti con il «ranger» inventato nel 1948 da Gian Luigi Bonelli hanno per i collezionisti un grande valore. «I primi numeri - ricorda - me li aveva regalati mio padre, quando ancora non sapevo neanche leggere. Poi, negli anni, mi sono appassionato: non guardo ai soldi, ma a quello che hanno rappresentato per me quelle tavole». Un mistero che avrebbe intrigato anche Bonelli. Sulla vicenda indagano i carabinieri.
E non mancano i consigli, come quelli di Franco Semenzin, anch’egli astigiano di Viarigi, fra i maggiori collezionisti di fumetti d’Italia. «Per trovare il colpevole - suggerisce - bisogna cercare nella cerchia dei conoscenti. E’ capitato un caso simile a Casale Monferrato. Un collezionista si era visto offrire dei Tex: lui, però, si era accorto che erano gli stessi che aveva venduto a un cliente, al quale erano stati rubati da quelli che si sono poi scoperti essere suoi ”amici”. Li ha denunciati». Semenzin ha organizzato numerose mostre sul ranger: «Ho il 90% delle strisce uscite dal 1948. Ho anche la ”serie rossa” e le raccoltine delle strisce retinate». Per gli esperti quel materiale vale oro. Semenzin sconsiglia di percorrere la strada delle assicurazioni: «Costano un’enormità e sono di fatto impraticabili. I miei fumetti sono catalogati e fotografati. Lascio anche dei piccoli segni di riconoscimento, che solo io so rintracciare».
I Tex possono costituire un piccolo patrimonio: «La serie del 1954, la prima nel formato gigante, arriva a 75 mila euro». Pare che la posseggano personaggi come Jerry Scotti e Alex Del Piero». L’attuale pubblicazione mensile, quella che parte con il mitico episodio «La mano Rossa» del 1958, ha quotazioni variabili. Il numero 1 può arrivare a 3 mila euro: «Sulla copertina deve però riportare il prezzo di 200 lire - spiega l’esperto - e avere determinate caratteristiche nell’impaginazione. Quelli che valgono veramente sono i primi 70 numeri: il valore può arrivare a 20 mila euro».
ENZO ARMANDO