Ivo Caizzi, Corriere della Sera 23/04/2010, 23 aprile 2010
CAOS GRECIA, MOODY’S DECLASSA IL DEBITO TASSI RECORD SUI BOND A UN SOFFIO DAL 10%
Ripartono i timori sulla capacità della Grecia di uscire dalla sua crisi finanziaria in tempi brevi. Questa reazione è scaturita dopo l’annuncio dell’organismo europeo di statistiche Eurostat, che ha rivisto al rialzo le già preoccupanti stime del deficit pubblico greco e ha sollevato nuovi dubbi sulla attendibilità delle statistiche sui conti pubblici di Atene.
Si è così frenata l’aspettativa di stabilizzazione del caso Grecia, diffusasi dopo l’accordo sul sostegno dei Paesi membri dell’eurozona e del Fondo monetario di Washington con circa 40 miliardi di euro a un tasso intorno al 5%. L’agenzia di rating Moody’s ha declassato l’affidabilità del debito greco da A2 ad A3. La speculazione si è scatenata ventilando rischi di insolvenza del governo Papandreou ed estendendo l’attacco al Portogallo, altro Paese dell’eurozona in difficoltà. Agenzie di informazioni finanziarie hanno segnalato per alcuni titoli di Stato greci clamorosi tassi d’interesse a due cifre e per il bond decennale un rendimento ben oltre l’8% con relativo record negativo rispetto al riferimento del Bund tedesco.
«Siamo ancora dentro una crisi economica che è la più grave dagli anni ”30 e che, a tutt’oggi, ci si presenta incognita per dinamica, per estensione, per intensità», ha commentato il ministro dell’Economia, Giulio Tremonti, intervenendo alla direzione nazionale del Pdl. Tremonti ha aggiunto che «se non abbiamo fatto la fine della Grecia, non è stato solo per merito mio, ma di tutti noi e, soprattutto, è stato per merito di Silvio Berlusconi che, alla forza delle idee ha saputo aggiungere la sua visione di sintesi e la forza di base del consenso popolare e parlamentare». Dall’opposizione hanno replicato al ministro attribuendogli solo «belle parole».
Gli alti tassi di mercato del rifinanziamento del debito appaiono difficilmente sostenibili per una Grecia con serie falle nel bilancio. Atene potrebbe non ricorrere più al mercato ed essere obbligata ad accelerare la trattativa in corso con l’Eurozona e il Fmi per accedere al piano di aiuti varato sull’asse Bruxelles-Washington. Ieri è spuntata perfino l’ipotesi di un prestito-ponte qualora diventasse necessario un finanziamento d’urgenza prima del via al piano di salvataggio da 40 miliardi. La Borsa di Atene è scesa del 3,9%. L’indice Ftse Mib di Piazza Affari ha perso l’1,86%. Le Borse di Londra, Berlino e Parigi sono arretrate di circa un punto. L’euro è sceso intorno al minimo dell’ultimo anno a 1,325 sul dollaro per poi risalire verso 1,33.
Eurostat ha attribuito alla Grecia per il 2009 un rapporto disavanzo/Pil del 13,6%, che supera la precedente previsione del 12,9%, e un debito al 115,1% del Pil. Nella zona euro resta sotto solo al picco del 115,8% dell’Italia (che però finora non ha avuto difficoltà di rifinanziamento sui mercati). In più Eurostat avverte che il deficit potrebbe aumentare dello 0,3-0,5% e il debito del 5-7% a causa di «riserve sulla qualità dei dati di bilancio diffusi dalla Grecia». La Commissione europea ha mantenuto al 4% il taglio del deficit che il governo Papandreou si è impegnato ad attuare nel 2010 perché un sacrificio ulteriore potrebbe affossare un’economia già provata da tagli della spesa e dei salari nel settore pubblico. Anche ieri ad Atene si sono ripetute dimostrazioni di protesta. Ma a Bruxelles ammettono che misure aggiuntive potrebbero essere necessarie nel 2011 e nel 2012.
Ivo Caizzi