Il fatto del giorno
di Giorgio Dell'Arti
Ieri le agenzie ci hanno inondato con le notizie sui tagli alle spese militari.
• Bene, no? Non si vede che cosa dobbiamo fare con questo schieramento di Esercito, Marina e Aviazione.
Sul merito non mi pronuncio. Ma certo, metter mano a quelle voci servirà almeno, non solo a risparmiare, ma a capire perché dobbiamo essere armati e in che modo dobbiamo esserlo in un sistema di alleanze integrate.
• Che cosa vogliono tagliare?
Le idee, per ora mi pare abbastanza buttate lì, sono: la vendita della portaerei Garibaldi, le cui funzioni si duplicano con la più moderna Cavour; il dimezzamento del piano relativo agli F35, cioè ancora ieri il ministro Pinotti ha spiegato che non c’è bisogno di acquistarne 90, ne basteranno 45 (qui ci sono ricadute anche sull’occupazione in Italia, che a quanto pare non interessano a nessuno, ma lasciamo stare); la sospensione del Piano Nec, cioè la creazione del cosiddetto "soldato digitale", un sistema per cui i militari in missione sono connessi tra di loro in permanenza e i tempi di comunicazione si abbattono; si parla anche di tagliare gli elicotteri destinati al soccorso in mare: una cinquantina di mezzi che oggi servono sia la Marina militare che la Guardia Costiera che i Vigili del fuoco. L’insieme di queste misure frutterebbe risparmi per un miliardo e cento milioni l’anno per i prossimi quindici anni. A queste si aggiungono tagli al ministero della Difesa per 2,6 miliardi e le raccomandazioni relative al coordinamento delle cinque forze di polizia di cui disponiamo (polizia, carabinieri, finanza, forestale, penitenziari), 350 mila addetti a cui bisogna aggiungere le forze di polizia provinciali e municipali. È il doppio di quello che ha, per esempio, l’Inghilterra e sono 75 mila in più rispetto alla Germania. Insomma è l’esercito più numeroso d’Europa, e sia pure - come mi ha detto una volta il generale Mini - con una funzione tante volte più sociale che di servizio.
• In altri termini, sarebbero stipendi che sostituiscono i sussidi di disoccupazione.
Non mi faccia rispondere, per favore. Questi ultimi tagli - che comportano risparmi per 2,4 miliardi - sono previsti dal piano Cottarelli, che gira da un paio di giorni e che sta facendo ammattire un po’ tutti, sindacati, Confindustria, sinistra democratica eccetera. La domanda che risuona nell’aria è: «Ma davvero? Ma vogliono veramente far questo?».
• La sola idea di coordinare le cinque forze di polizia - che poi non può significare che una cosa: mettersi sulla via dell’unificazione - è da brividi, conoscendo le relative tribù.
Senta il resto. Si comincia col dichiarare che tra il personale della Pubblica Amministrazione vi sono 85 mila eccedenze da smaltire entro il 2016 in modo da risparmiare tre miliardi almeno, ma forse addirittura 7 (quest’anno, dato che si parte a maggio, non più di 5). La Cgil è sul piede di guerra («è un attacco al sistema pubblico e del welfare»). Agli 85 mila si aggiungerebbe il blocco del turnover, quel giro - per dir così - grazie al quale quando un dipendente va in pensione si assume un giovane. Stavolta il turnover verrebbe congelato all’80%, cioè si farebbero due assunzioni ogni dieci pensionati. L’obiettivo si potrebbe raggiungere - dice Cottarelli, l’uomo messo alla spending review da Letta e che ha concluso adesso il suo lavoro - anche per una via più morbida, attraverso prepensionamenti, collocamenti in disponibilità, incentivi all’uscita, riduzione dei servizi esternalizzati, rafforzamento della mobilità obbligatoria...
• Mamma mia. Che altro?
Le imprese, che oggi ricevono dallo Stato un mucchio di soldi, si vedrebbero tagliare questi trasferimenti di 6,6 miliardi. Altri tagli verrebbero fatti sugli stipendi dei dirigenti statali, decurtati tra l’8 e il 12% (1,7 miliardi di risparmio), mentre al trasporto ferroviario e locale andrebbero destinati 5,5 miliardi in meno. Riducendo di altri tre miliardi il budget della Sanità (la Lorenzin dice che si può tagliare anche di più) e intervenendo su altre voci minori - come i risparmi sull’illuminazione pubblica - si può arrivare a un contenimento dei costi pari a 33,9 miliardi in tre anni. Si dovrebbe anche alzare l’età pensionabile delle donne, da 41 a 42 anni di contributi per ritirarsi a qualunque età. Il contributo del 15% dalle pensioni più alte non si farà perché Renzi ha messo il veto.
• Lei intanto tutte queste misure le racconta al condizionale.
Cottarelli ha fatto un piano e lui stesso ha spiegato che poi è la politica che deve decidere. Adesso se ne sta occupando il Comitato Interministeriale per la revisione della spesa. Cottarelli è andato a riferire alla Commissione Bilancio del Senato quello che abbiamo appena raccontato. Certo, è significativo che questi temi siano esplosi a un tratto proprio all’indomani dell’incontro con la Merkel.
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