Laura Della Pasqua, Il Tempo 19/3/2014, 19 marzo 2014
GLI INTOCCABILI LA CASTA DEI DIPLOMATICI ANCORA SALVA
Sono sempre sopravvissuti ai vari piani di riduzione della spesa pubblica, chi ha tentato di ridimensionare i loro privilegi si è dovuto arrendere e fare marcia indietro. Sono loro, i diplomatici la vera casta, gli intoccabili. La diplomazia è una specie di terra franca, un Eden che si perpetua di governo in governo. Anche l’ ex premier Mario Monti, quando si trattò di mettere a punto la spending review, ha provato a mettere le mani su questa categoria d’ oro ma si è scontrato con un muro invalicabile. La Farnesina mise subito in chiaro che le retribuzioni del personale potevano essere rimodulabili solo cambiando le norme legislative. Alla fine non se ne fece niente. Eppure non brilla certo per i risultati ottenuti. Basta pensare alla vicenda dei marò, Massimiliano Latorre e Salvatore Girone, ancora in India. Potrebbero scampare anche ai tagli del commissario Cottarelli che, guarda caso, li ha tenuti fuori dal piano della spending review anche se Roberto Perotti che coordina un gruppo di lavoro della segreteria di Matteo Renzi sulla spesa pubblica, ha preparato uno mappa sui privilegi della diplomazia pubblicata anche dal sito Lavoce.info.
Si parte dal fatto che i diplomatici italiani guadagnano, al netto delle tasse, quasi due volte e mezzo dei colleghi tedeschi. E non finisce qui perché questo emolumento bisogna aggiungerci le indennità per viaggi di rappresentanza, i rimborsi per i ricevimenti, le auto in leasing e i domestici. Ecco qualche esempio. L’ ambasciatore italiano a Parigi guadagna 20.995 euro al mese (tra stipendio netto metropolitano pari a 5.385 euro e indennità di servizio all’ estero pari a 15.610 euro, quello tedesco 8,449. La sede di Mosca risulta la più retribuita. Qui l’ ambasciatore italiano percepisce ben 26,998 euro al mese mentre il collega tedesco solo 10.018 euro. L’ ambasciatore a Washington viaggia sui 24.600 euro mensili contro i 9.495 euro del tedesco. La remunerazione totale di un ambasciatore si compone di uno stipendio metropolitano e di una indennità di servizio all’estero («Ise» in Italia).
Questa varia in base ad costo della vita e alla pericolosità della sede. L’ambasciatore a New Delhi percepisce ben 22.500 euro mentre il tedesco 11.065 euro. A Tokyo l’ ambasciatore italiano prende 27.028 euro al mese, mentre per quello tedesco la busta paga è di soli 10.018 euro. Perotti precisa che i dati italiani sono stati forniti direttamente da funzionari del Ministero degli Esteri mentre quelli tedeschi sono basati su fonti ufficiali scaricate da internet. In media, le remunerazioni nette italiane sono due volte e mezzo quelle tedesche ma in Europa e in America del Nord sono quasi tre volte.
Inoltre va tenuto presente che solo il 50% dell’ indennità di base pari a 1888 euro è tassabile. Poi l’ indennità di base viene elevata con una serie di moltiplicatori come il coefficiente di sede e la cosiddetta «maggiorazione di rischio e disagio». Il tedesco è sullo stesso piano dell’ italiano solo per un aspetto: entrambi hanno diritto all’ abitazione. Secondo quanto ha riferito però Wall Street Italia il rappresentante italiano alle Nazioni Unite di Ginevra, che già percepisce uno stipendio netto pari a quasi due volte e mezzo il suo collega tedesco, risiede in una villa con 12 bagni da 22 mila euro di affitto al mese.
Gli ambasciatori italiani hanno diritto anche a un’ indennità per le spese di rappresentanza che vanno sottoposte a rendicontazione, che varia da 4 mila euro mensili a Pretoria a 22 mila euro a Tokyo.
Questa indennità può essere usata anche per il leasing e la benzina della macchina di servizio, per viaggi di rappresentanza, per domestici, per ricevimenti. Diversa la situazione degli ambasciatori tedeschi: le spese di rappresentanza sono a carico della sede. Nello studio di Peroni si trovano altri aspetti interessanti.
Nel momento in cui un ambasciatore prende servizio percepisce anche un’indennità di sistemazione e al ritorno dal servizio ha diritto a una indennità di richiamo dal servizio.
È a carico del bilancio pubblico anche il trasporto di valige e bauli con una indennità che è paramentrata alla distanza della sede da Roma. È pari al 50% dell’indennità di sistemazione se la sede dista meno di 1500 chilometri da Roma; al 75% se la distanza è compresa tra 1500 e 3500 chilometri e arriva al 100% se supera i 3500 chilometri. Quando l’ambasciatore finisce il servizio lo Stato continua a dargli una mano per trasportare le varie valige.
L’indennità ha le stesse percentuali dell’ indennità di richiamo dal servizio.