Tonia Mastrobuoni, La Stampa 19/3/2014, 19 marzo 2014
DA KARLSRUHE VIA LIBERA AL SALVA-STATI
Sin dai primi Anni Novanta, i giudici di Karlsruhe si ergono a sentinelle delle prerogative della Costituzione e del Parlamento tedeschi, ogni volta che l’integrazione europea fa un passo in avanti. E dalla fase più acuta della grande crisi ad oggi, hanno fatto tremare l’Europa più volte: se avessero bocciato una sola delle misure straordinarie messe a punto dall’Ue o dalla Bce per salvare l’euro, avremmo rischiato il collasso. Anche ieri, l’ennesimo verdetto delle toghe ha scatenato un’ondata di euforia sulle Borse, pur essendo abbastanza prevedibile. I giudici hanno approvato definitivamente il fondo salva-Stati Esm, ma un primo via libera era arrivato il 12 settembre del 2012, poco dopo la fondamentale decisione di Mario Draghi di dotare la Bce del «bazooka» anti-spread Omt, su cui la Corte tedesca ha anche voluto emettere un verdetto, qualche settimana fa.
Dal governo è arrivato a stretto giro un commento positivo: il ministro delle Finanze Wolfgang Schäuble ha detto che la sentenza «conferma che le nostre azioni per salvare l’euro sono conformi alla Costituzione». Per il presidente dell’Alta corte, Andreas Voßkuhle, il risultato «è chiaro». I giudici della Corte Costituzionale tedesca hanno respinto il record di 37 mila ricorsi contro il fondo salva-Stati Esm che era stato concordato per salvare i Paesi finiti nei guai per le crisi dei debiti pubblici o quelli delle banche. Ed è ovvio che senza il contribuente maggiore, la Germania, uno dei pilastri dei meccanismi anti-crisi europei, il colosso da 500 miliardi di euro che ha salvato Spagna e Cipro, dopo che il suo predecessore, il fondo salva-Stati temporaneo Efsf, aveva fornito risorse a Grecia, Portogallo e Irlanda per salvarle dal baratro, rischiava di saltare.
Le «toghe rosse» di Karlsruhe hanno ritenuto «infondati» i ricorsi, presentati da studiosi, politici e da migliaia di cittadini, che sostenevano che il fondo ledesse la sovranità del Bundestag sul bilancio statale. La tesi era che dovendo fornire la Germania la propria quota del fondo senza passare per il Parlamento, in base a una decisione presa al livello europeo, l’Esm rappresentasse una limitazione alla possibilità del Bundestag di decidere sulle finanze pubbliche.
L’unico limite imposto da Karlsruhe, che era stato espresso già nella sentenza dell’autunno 2012, è che per un impegno oltre i 190 miliardi di euro vada coinvolto il Parlamento. Un altro vincolo imposto dai magistrati è che l’obbligo di segretezza dei dipendenti dell’Esm non possa valere dinanzi a una richiesta di chiarimenti avanzata da Bundestag e Bundesrat.
Nelle scorse settimane, con un’altra sentenza che è stato un sollievo per l’Europa intera, la Corte di Karlsruhe ha delegato alla Corte di giustizia europea il verdetto su un’altra misura anti-crisi molto importante e molto contestata in Germania, quella sullo scudo anti-spread Omt del settembre 2012 che salvò l’euro, imprimendo la svolta decisiva alla crisi europea. E secondo la maggior parte degli esperti, è molto improbabile che la Corte europea possa dare un parere negativo.
Invece, il giudizio recente sulle elezioni europee, dove la Germania si presenterà stavolta senza soglia di sbarramento del 3 per cento, perché è stato abolito dalle toghe di Karlsruhe, ha suscitato enormi polemiche. Soprattutto in un Paese che ha per il proprio Parlamento una soglia di sbarramento addirittura del 5.