Paolo Siepi, ItaliaOggi 19/3/2014, 19 marzo 2014
PERISCOPIO
Ora la domanda è: farà prima Renzi a eliminare il senato o farà prima il senato a eliminare Renzi? Antonio Padellaro. Il Fatto.
Ignazio Marino faceva «i trapianti di fegato ascoltando It’s only rock ’n roll». Lo licenziarono cantando Money don’t buy everything. Maurizio Crippa. Il Foglio.
Angela Merkel: «Impressionata da Renzi». Sì, ma dopo un po’ ci si abitua. Spinoza. Il Fatto.
Ich bin ein renziner. Jena. La Stampa.
Il braccio destro di Renzi, Delrio, è un signore di 15 anni più anziano di Matteo, la forza e il coraggio non gli sono mai mancati. Ha avuto persino la tenacia di mettere al mondo ben nove figli. Ma non si era mai trovato alle prese con un Superman come Matteo. Un giovane che ha la forza di dieci coppie di buoi, avrebbe detto mio nonno Giovanni che era un bracciante strapelato. E nasconde dentro di sé un motore da Formula Uno, come ci spiega lo Squinzi, il capo di Confindustria. Per questo non ha bisogno di consiglieri, poiché è lo spin doctor di se stesso. Giampaolo Pansa. Libero.
Sono indipendente dalla politica ma non indifferente alla politica. Norberto Bobbio. La Stampa.
Umberto Saba sosteneva che gli italiani sono incapaci di uccidere i padri e quindi di fare la rivoluzione, ma invece chiedono ai padri il permesso di uccidere i loro fratelli. O, quanto meno, di misconoscerli. All’estero, Rosi, Fellini, Petri, Visconti, Bertolucci, Bellocchio, godono di un rispetto straordinario. Così come Edoardo, Strehler, il Piccolo Teatro, la Scala. Da noi invece sono spesso trascurati o dimenticati. Toni Servillo. Corsera.
D’Alema riemerge ogni tanto, elegantissimo, tiratissimo, ospite di Lilli Gruber («Sono appena rientrato dalla Polonia, è successo qualcosa?») gonfio di stizza e indispettito. Indispettito dalle domande. Indispettito dall’Italia, dalla bassa politica, da Matteo Renzi, «il ragazzino», ma specialmente dal vuoto. «D’Alema non ha più nulla di politico» dettò il suo maestro di sartoria, Claudio Velardi. «Lo dico con affetto antico che sconfina nella tenerezza e nella pena. Ha imboccato una deriva triste e biliosa. Ormai siamo nella psicologia: non è in pace con se stesso». Pino Corrias. Il Tempo.
Ci si allena mentalmente per anni, pensando alle cose giuste, precise, e rilassate da dire ai figli sul sesso, quando sarà il momento, anzi, un attimo prima che il corpo di quella ragazzina con le lentiggini si trasformi in un corpo nuovo, prima che sbatta la porta, prima che racconti di andare a studiare dalla sua amica lasciando nella doccia mille rasoi, scie di profumo e lo scontrino di un reggiseno di cui non sapevate nulla. Annalena. Il Foglio.
Ho fatto la terza media. Ho smesso di studiare perché i miei non potevano mantenermi e sono andato subito a lavorare fuori casa. Ho studiato dopo, ho azzardato e dato l’esame di maturità a 26 anni facendo cinque anni in uno, per avere il diploma e accedere all’università. Mi sono laureato tardi, in Lingue e letterature straniere. Conoscevo tre lingue e ora leggo anche i classici in castigliano, poi ho studiato da solo il greco ma non a fondo. Però tutto non si può fare. Già imparare bene il tedesco e non dimenticarlo del tutto... ho tradotto Goethe e Schiller, eppure faccio ancora oggi giorno un’ora di esercizi, di compitini. Aldo Busi. Il Fatto quotidiano.
Mostriamo già tutti i sintomi dell’intossicamento dall’eccesso di informazione. Ogni giorno che passa sembriamo più interessati a polemiche spicciole ed effimere che a conoscere il contesto in cui viviamo. Fummo eretti a sapienti, oggi siamo per lo più seduti, magari sdraiati, con gli auricolari e cliccanti, siamo info-addicted attivi e passivi, vogliamo cogliere il minimo scampolo di tutto, vogliamo lo stato di connessione permanente. Lanfranco Pace. Il Foglio.
L’uomo, come dice Hölderlin, quando sogna è un dio, quando pensa è un mendicante, quando qualcosa resta appiccicato negli occhi, allora, è come la pasta madre che rinfresca il ceppo originario. Ho visto preparare il ferro da stiro con la carbonella, ho solo 50 anni ma mi è rimasto tutto dell’età che fu, da sembrare più di un secolo, anzi un millennio, tanto il mondo di ieri è tutto «una vita fa» di ceci verdi chiusi nei loro baccelli, attaccati ancora alle loro piantine e legate in cespi ai muli che facevano ritorno dalle campagne, al tramonto. Jared Diamond, Il mondo fino a ieri. Che cosa possiamo imparare dalle società tradizionali. Einaudi.
Voi che studiate materie umanistiche, materie che cercano i significati, siate molto orgogliosi. Usate nuove tecnologie per vecchi scopi. Non fatevi innervosire dai numeri, che non saranno mai germoglio di saggezza. Nel sostenere gli studi umanistici, onorate una società che è stata fondata sulla ricerca del vero, del bene, del bello. Perché, fino a che saremo creature consenzienti, creature che amano e immaginano e soffrono e muoiono, gli studi umanistici non saranno mai superflui. Da oggi in poi, agite come se fossero indispensabili alla vostra società perché (che essa ne sia consapevole è no) lo sono. Leon Wieseltier, capo della cultura del settimanale americano New Republic.
Un giorno mia moglie mi dice di poter leggere qualche mia riga dei romanzi che attendevano di essere pubblicati. Le ho dato il manoscritto di Travail soignè. Ella è sicura che sarà pubblicato. Lo riscrivo un poco, lo mando a 22 editori, ricevo 22 lettere di rifiuto. Ma mia moglie non demorde. Di fatto, un editore mi richiama otto giorni più tardi: aveva cambiato parere. Pierre Lemaitre, Au revoir là-haute. Albin Michel.
I milanesi davanti alle innovazioni urbanistiche indietreggiano perché le temono. Quando sono state fatte invece, vengono quasi sempre accettate con simpatia. Come la Torre Velasca, ad esempio, che all’inizio, non piaceva a nessuno ma poi venne trasformata in un simbolo di Milano. Philippe Daverio, storico dell’arte. Corsera.
Siamo sopraffatti dai luoghi comuni. Di solito un’associazione o è benefica o è a delinquere. Mentre le donnine definite allegre sono, in realtà quelle più malinconiche delle altre. E il bugiardo, a ben vedere, è un credulone. Perché è credulo al punto di essere creduto. Per non parlare dell’estate che non è mai stata così calda o così fredda. Che la metropoli è tentacolare o è corrotta. Enrico Vanzina, Commedia all’italiana. Newton Compton editori.
Se pensassi agli altri come a me stesso, quanto tempo perderei. Roberto Gervaso. il Messaggero.