Il fatto del giorno
di Giorgio Dell'Arti
I mercati, spaventati dal ritorno di Berlusconi, butteranno giù l’Italia già da stamattina o ci concederanno un minimo di fiducia fino alle elezioni? Il banchiere Cesare Geronzi, fresco autore di un libro di memorie (Confiteor, Feltrinelli) dice che è impossibile rispondere. E con questo mette in un certo senso a posto anche il presidente del Parlamento europeo Martin Schulz, che Berlusconi a suo tempo definì col termine di “kapò”. Ieri Schulz se n’è uscito con questa considerazione: «Berlusconi è il contrario della stabilità e il suo ritorno può essere una minaccia per l’Italia e per l’Europa che hanno bisogno di stabilità. Tanti dei problemi dell’Italia sono il risultato dei 10 anni in cui Berlusconi è stato primo ministro. Il ritorno di Berlusconi è ’un gioco politico, molto legato ai suoi interessi particolari, che mette in secondo piano quelli del Paese». I senatori pidiellini Antonio Gentile, Antonio Azzolini, Salvatore Mazzaracchio e Guido Viceconte sostengono in una loro nota che, con quella dichiarazione, Schulz ha tradito l’imparzialità che si pretende dal presidente del Parlamento europeo e deve perciò dimettersi. Questa presa di poszione, almeno fino alle ore 20 di ieri sera, non ha tuttavia avuto alcuna conseguenza.
• Però si sa che il giudizio del mondo sul ritorno in campo del Cavaliere è molto preoccupato.
Si tratta di stabilire se il governo Berlusconi ha o non ha una responsabilità nello sfascio dei nostri conti pubblici.
• Brunetta gira con un dossier in cui fa vedere i numeri del novembre 2011 e quelli del novembre 2012 e dimostra, con quei dati, che l’Italia stava meglio un anno fa.
Sì, e oltre tutto si tratta di dati Istat. Le cifre sembrerebbero incontrovertibili: nel 2012, rispetto al 2011, il nostro Pil è diminuito del 2,3%, il tasso di disoccupazione ha toccato l’11,1% (massimo degli ultimi 10 anni) e, relativamente ai giovani, ha toccato il livello mai visto del 35,7%. Cassa integrazione: siamo a un miliardo di ore, pari a 510 mila lavoratori. Consumi: -3,2%. Produzione industriale: - 4,2%. Investimenti: -7,2%. Pressione fiscale: 43,8% del Pil, massimo storico. Il rapporto debito/pil è peggiorato e non raggiungeremo il pareggio di bilancio nel 2013. Non parliamo del risparmio, del mercato dell’auto e di quello immobiliare.
• Quindi è vero che si stava meglio un anno fa.
Tralasciamo il dettaglio che i provvedimenti varati da Monti sono stati disciplinatamente votati anche dal Pdl e limitiamoci a osservare che il confronto con i dati di un anno fa non significa in ogni caso niente. Berlusconi dovrebbe dimostrarci che con lui al governo i numeri attuali sarebbero migliori di quelli di Monti. E non sarebbe semplice. Tabacci ha detto in televisione che al momento del passo indietro non c’erano i soldi per pagare gli stipendi agli statali, vuoto di cassa che va atribuito al governo di centro destra che nessun leader di quella parte politica – partendo da Tremonti e finendo allo stesso Brunetta – ha smentito. Aggiungiamo che lo spread, cioè gli interessi sul debito, si sono dimezzati e che i tecnici sono riusciti a varare una serie di riforme non semplici e intaccate anzi proprio dall’intervento dei partiti, Pdl incluso. Il prestigio internazionale dell’attuale premier, addirittura cresciuto dopo dodici mesi, non è infine un valore da buttar via.
• Infatti, appena s’è saputo del ritorno di Berlusconi lo spread è risalito.
Lì a dire il vero non c’è ancora il giudizio dell’Europa e del mondo. Come risulta da un rapporto di Goldman Sachs a vendere sono stati soprattutto banche e fondi italiani. Il primo mercato ad avere paura del ritorno del Cav è il nostro.
• Chi esce avvantaggiato dalla morte improvvisa del governo?
Certo non il Pdl. Berlusconi, rassegnato ormai a un voto nel Lazio precedente quello delle politiche, contava di avere un po’ di tempo per organizzarsi e buttar giù una campagna elettorale delle sue. Si trova invece spiazzato da una chiamata alle urne per il 17 o il 24 febbraio e quindi da una campagna elettorale brevissima e che gli italiani, impegnati con le feste, cominceranno a seguire con una certa attenzione da metà gennaio. Nel centro-destra c’è persino qualcuno che ipotizza un nuovo voltafaccia del Cavaliere: intorno al 20-25 gennaio, quando i sondaggi dimostreranno che il Popolo della Libertà e i suoi alleati vanno incontro a una sonora sconfitta, Berlusconi si ritirerebbe per l’ennesima volta lasciando a bagno qualcun altro. Sia chiaro che stiamo riferendo le opinioni di gente che sta dentro il Pdl e non vuole apparire. Fare pronostici nella confusione in cui ci troviamo appare impossibile. Specie in questo momento in cui tutti stanno coperti: Napolitano ha detto che non parlerà prima di otto giorni (cioè prima che la legge di Stabilità e il decreto sull’Ilva siano approvati), Monti ieri era a Milano e s’è fatto vedere a messa con la moglie nella chiesa di San Pietro in Sala a piazza Wagner, poi a spasso per corso Vercelli con la figlia, brioche e cappuccino da Biffi, quindi rientro a casa dopo un’ora di passeggiata. Può immaginare l’assedio dei cronisti, le domande, le grida di incoraggiamento e le contestazioni. A tutti, amici e nemici, il capo del governo ha risposto senza pronunciare parola e solo limitandosi a un sorriso.
[Giorgio Dell’Arti, La Gazzetta dello Sport 10 dicembre 2012]
(leggi)