Marco Belpoliti, La Stampa 10/12/2012, 10 dicembre 2012
Il clima quasi monsonico che ha imperato nella Penisola nei mesi passati ha portato a qualcosa di nuovo a livello di vestiario: il cappello antipioggia
Il clima quasi monsonico che ha imperato nella Penisola nei mesi passati ha portato a qualcosa di nuovo a livello di vestiario: il cappello antipioggia. Nelle vetrine dei negozi d’abbigliamento sono apparsi i copricapo di origine nordica: scuri, a larga tesa, di materiale impermeabile. Nei Paesi al di là delle Alpi, infatti, l’uso dell’ombrello non è sempre consueto, e capita di vedere, anche sotto la pioggia battente, persone che avanzano coperte di impermeabile e con in testa un cappello del genere. Non è molto elegante, per via della sua forma e dimensione, tuttavia ha preso piede anche da noi, per la praticità: si può ripiegare e riporre in tasca. Quest’autunno è piovuto a più riprese; in alcune regioni, in modo intenso per breve tempo, in altre la pioggia ha avuto un andamento simile a quella inglese: fitta e intermittente. Nella pubblicità di questi tipi di cappello si legge: «Nuotare all’asciutto. Anche sotto una pioggia scrosciante, con questo cappello per il tempo libero, in materiale sintetico di qualità, non sarete fradici». L’immagine del nuoto all’asciutto è piuttosto efficace; in origine questi copricapo erano tipici dei pescatori che restano sul bordo del fiume, o del mare, con la loro canna anche in caso di pioggia anzi, proprio allora, poiché sembra che con la pioggia i pesci abbocchino di più. Il copricapo ha storicamente una funzione protettiva e ornamentale, quindi anche simbolica. Se presso i popoli dediti all’agricoltura e alla pastorizia il cappello è di solito molto semplice, a larga tesa, con i popoli cacciatori e guerrieri assume invece un ruolo rilevante. Nella società moderna, quella sorta con l’avvento della borghesia mercantile, e che si è sviluppata dalla fine del Rinascimento, il cappello diventa un simbolo sociale, definisce le classi, indica ruolo e prestigio di chi lo indossa. Senza copricapo si è come nudi socialmente. E il cappello parapioggia? Si tratta di un elemento di omologazione democratica: che costi 35 euro, o invece solo 9, alla fine quello che conta è la sua funzione pratica, che corrisponde perfettamente, come nel caso delle t-shirt, a un fenomeno di massa. Noi tutti amiamo distinguerci, ma restando nella massa. Meglio: vogliamo distinguerci dalla massa, ma senza staccarci troppo. Un altro segno dell’individualismo in cui viviamo, pioggia o non pioggia.