Elena Dusi, la Repubblica 10/12/2012, 10 dicembre 2012
Fin dove può arrivare la vita? Mentre un robot analizza il suolo di Marte alla ricerca di molecole organiche, un’altra battuta di caccia sta partendo in Antartide
Fin dove può arrivare la vita? Mentre un robot analizza il suolo di Marte alla ricerca di molecole organiche, un’altra battuta di caccia sta partendo in Antartide. Nella lente c’è un lago sepolto sotto tre chilometri di ghiaccio, composto da acqua purissima a una temperatura che sfiora lo zero. Lì in fondo la pressione è di trecento atmosfere, non penetra un raggio di luce e ogni contatto con il mondo esterno è stato tagliato centinaia di migliaia di anni fa. Eppure nel lago Ellsworth, nella zona ovest dell’Antartide, ci si aspetta di trovare tracce di vita. Anche in condizioni così estreme è possibile infatti che dei batteri riescano a sopravvivere, succhiando l’ossigeno dall’acqua e le rare sostanze chimiche che si sono depositate sul fondo del lago. Se la vita può accontentarsi di così poco, diventa allora meno improbabile che la scintilla sia scoccata anche altrove nello spazio. Per esempio su Europa, un satellite di Giove con un oceano ricoperto dalla superficie gelata. O su Mercurio, la cui faccia in ombra ha appena rivelato un enorme mare di ghiaccio. Oggi la purezza e l’incontaminato isolamento del lago Ellsworth hanno le ore contate. I ricercatori del British Antarctic Survey (Bas) sono oggi esattamente sopra di lui. Lo raggiungeranno con una trivella che usa acqua a 90 gradi per mangiare il ghiaccio. «Lo scavo inizierà mercoledì» spiega da Cambridge Heather Martin, del Bas. «Dodici scienziati del team stanno lavorando nella base. Gli ultimi test sui materiali sono positivi. Se non incontreremo intoppi raggiungeremo il lago tra il 14 e il 16 dicembre». Per oggi nella base inglese è prevista l’accensione dello “scaldabagno”: il contenitore con 90 mila litri d’acqua che verranno portati dai 12 gradi sotto zero dell’estate antartica fino a 90 gradi. Il liquido caldo verrà poi spinto in profondità lungo la trivella, permettendole di affondare nel ghiaccio. Arrivata sul fondo del lago, la sonda preleverà un cilindro di tre metri di sedimenti e lo porterà in superficie. Su questo campione inizieranno poi i delicati test per la ricerca delle tracce di vita batterica. Evitare ogni contaminazione con l’ambiente esterno e con i batteri è essenziale per il successo delle analisi. Per questo l’acqua usata nella trivellazione sarà sterilizzata e tutti i materiali verranno puliti con gli stessi metodi usati per le sonde spedite a raccogliere campioni nello spazio. Queste precauzioni erano in parte mancate alla spedizione russa che a febbraio scorso aveva raggiunto il lago Vostok, uno dei più grandi bacini liquidi dell’Antartide. Per contrastare la pressione della calotta di ghiaccio sovrastante, in una parte del percorso verticale di quattro chilometri fu usato addirittura cherosene. E dalle prime analisi dei campioni estratti dal fondo del Vostok (nella parte orientale del continente) nessuna traccia di vita è ancora emersa. A gennaio del 2013 anche il terzo dei 387 laghi antartici scoperti finora verrà punzecchiato dagli scienziati. La spedizione questa volta porta la bandiera a stelle strisce e punta a raggiungere il lago Whillans, a sud-ovest del continente. Ogni missione di questa portata ha bisogno di una manciata di anni di preparazione con radar e test sismici per definire i bordi del bacino, la sua distanza dalla superficie e lo spessore dello strato di acqua. Conoscendo anche gli spostamenti del ghiaccio nella zona sotto esame, è possibile farsi un’idea dell’età del lago. Nella loro aspettativa di incontrare una qualche forma di vita nel ventre del polo sud, gli scienziati sono stati galvanizzati da una notizia di pochi giorni fa. Una grande quantità di batteri è stata ritrovata nel lago Vida, sempre in Antartide, a meno 13 gradi e in un’acqua sei volte più salata del mare. Questo bacino si trova solo 27 metri sotto al ghiaccio e non è completamente isolato dall’ambiente esterno. Ma sopravvivere in condizioni così ostili, anche per un semplice batterio, vuol dire che la vita può raggiungere confini che sono ancora tutti da esplorare.