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 2012  dicembre 10 Lunedì calendario

I mercati, spaventati dal ritorno di Berlusconi, butteranno giù l’Italia già da stamattina o ci concederanno un minimo di fiducia fino alle elezioni? Il banchiere Cesare Geronzi, fresco autore di un libro di memorie (Confiteor, Feltrinelli) dice che è impossibile rispondere

I mercati, spaventati dal ritorno di Berlusconi, butteranno giù l’Italia già da stamattina o ci concederanno un minimo di fiducia fino alle elezioni? Il banchiere Cesare Geronzi, fresco autore di un libro di memorie (Confiteor, Feltrinelli) dice che è impossibile rispondere. E con questo mette in un certo senso a posto anche il presidente del Parlamento europeo Martin Schulz, che Berlusconi a suo tempo definì col termine di “kapò”. Ieri Schulz se n’è uscito con questa considerazione: «Berlusconi è il contrario della stabilità e il suo ritorno può essere una minaccia per l’Italia e per l’Europa che hanno bisogno di stabilità. Tanti dei problemi dell’Italia sono il risultato dei 10 anni in cui Berlusconi è stato primo ministro. Il ritorno di Berlusconi è ’un gioco politico, molto legato ai suoi interessi particolari, che mette in secondo piano quelli del Paese». I senatori pidiellini Antonio Gentile, Antonio Azzolini, Salvatore Mazzaracchio e Guido Viceconte sostengono in una loro nota che, con quella dichiarazione, Schulz ha tradito l’imparzialità che si pretende dal presidente del Parlamento europeo e deve perciò dimettersi. Questa presa di poszione, almeno fino alle ore 20 di ieri sera, non ha tuttavia avuto alcuna conseguenza.

Però si sa che il giudizio del mondo sul ritorno in campo del Cavaliere è molto preoccupato.
Si tratta di stabilire se il governo Berlusconi ha o non ha una responsabilità nello sfascio dei nostri conti pubblici.  

Brunetta gira con un dossier in cui fa vedere i numeri del novembre 2011 e quelli del novembre 2012 e dimostra, con quei dati, che l’Italia stava meglio un anno fa.
Sì, e oltre tutto si tratta di dati Istat. Le cifre sembrerebbero incontrovertibili: nel 2012, rispetto al 2011, il nostro Pil è diminuito del 2,3%, il tasso di disoccupazione ha toccato l’11,1% (massimo degli ultimi 10 anni) e, relativamente ai giovani, ha toccato il livello mai visto del 35,7%. Cassa integrazione: siamo a un miliardo di ore, pari a 510 mila lavoratori. Consumi: -3,2%. Produzione industriale: - 4,2%. Investimenti: -7,2%. Pressione fiscale: 43,8% del Pil, massimo storico. Il rapporto debito/pil è peggiorato e non raggiungeremo il pareggio di bilancio nel 2013. Non parliamo del risparmio, del mercato dell’auto e di quello immobiliare.  

Quindi è vero che si stava meglio un anno fa.
Tralasciamo il dettaglio che i provvedimenti varati da Monti sono stati disciplinatamente votati anche dal Pdl e limitiamoci a osservare che il confronto con i dati di un anno fa non significa in ogni caso niente. Berlusconi dovrebbe dimostrarci che con lui al governo i numeri attuali sarebbero migliori di quelli di Monti. E non sarebbe semplice. Tabacci ha detto in televisione che al momento del passo indietro non c’erano i soldi per pagare gli stipendi agli statali, vuoto di cassa che va atribuito al governo di centro destra che nessun leader di quella parte politica – partendo da Tremonti e finendo allo stesso Brunetta – ha smentito. Aggiungiamo che lo spread, cioè gli interessi sul debito, si sono dimezzati e che i tecnici sono riusciti a varare una serie di riforme non semplici e intaccate anzi proprio dall’intervento dei partiti, Pdl incluso. Il prestigio internazionale dell’attuale premier, addirittura cresciuto dopo dodici mesi, non è infine un valore da buttar via.  

Infatti, appena s’è saputo del ritorno di Berlusconi lo spread è risalito.
Lì a dire il vero non c’è ancora il giudizio dell’Europa e del mondo. Come risulta da un rapporto di Goldman Sachs a vendere sono stati soprattutto banche e fondi italiani. Il primo mercato ad avere paura del ritorno del Cav è il nostro.  

Chi esce avvantaggiato dalla morte improvvisa del governo?
Certo non il Pdl. Berlusconi, rassegnato ormai a un voto nel Lazio precedente quello delle politiche, contava di avere un po’ di tempo per organizzarsi e buttar giù una campagna elettorale delle sue. Si trova invece spiazzato da una chiamata alle urne per il 17 o il 24 febbraio e quindi da una campagna elettorale brevissima e che gli italiani, impegnati con le feste, cominceranno a seguire con una certa attenzione da metà gennaio. Nel centro-destra c’è persino qualcuno che ipotizza un nuovo voltafaccia del Cavaliere: intorno al 20-25 gennaio, quando i sondaggi dimostreranno che il Popolo della Libertà e i suoi alleati vanno incontro a una sonora sconfitta, Berlusconi si ritirerebbe per l’ennesima volta lasciando a bagno qualcun altro. Sia chiaro che stiamo riferendo le opinioni di gente che sta dentro il Pdl e non vuole apparire. Fare pronostici nella confusione in cui ci troviamo appare impossibile. Specie in questo momento in cui tutti stanno coperti: Napolitano ha detto che non parlerà prima di otto giorni (cioè prima che la legge di Stabilità e il decreto sull’Ilva siano approvati), Monti ieri era a Milano e s’è fatto vedere a messa con la moglie nella chiesa di San Pietro in Sala a piazza Wagner, poi a spasso per corso Vercelli con la figlia, brioche e cappuccino da Biffi, quindi rientro a casa dopo un’ora di passeggiata. Può immaginare l’assedio dei cronisti, le domande, le grida di incoraggiamento e le contestazioni. A tutti, amici e nemici, il capo del governo ha risposto senza pronunciare parola e solo limitandosi a un sorriso.
[Giorgio Dell’Arti, La Gazzetta dello Sport 10 dicembre 2012]