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 2012  dicembre 10 Lunedì calendario

GLI STATI AL RISIKO DELLE ALIQUOTE PER ATTIRARE AZIENDE E PERSONE

Si chiama concorrenza fiscale. È la nuova arma che molti Paesi stanno utilizzando per sostenere le proprie economie. A guardare ciò che accade nel mondo, sembra che la scelta di offrire vantaggi fiscali stia diventando una strategia sempre più utilizzata per accaparrarsi gli investimenti delle imprese ma anche i contribuenti più benestanti.
Non si tratta di un fenomeno nuovo. Rispetto al passato, tuttavia, si segnalano due cambiamenti: a muoversi sono anche Paesi del calibro di Gran Bretagna e Francia; le "agevolazioni" riguardano ora anche le persone fisiche (si veda il Sole 24 Ore del 25 novembre).
Il fisco, insomma, diventa una variabile sempre più capace di attrarre determinate attività. Sono consolidate le esperienze dell’Irlanda, con prelievo del 12,5% sui redditi commerciali, o del Lussemburgo, con agevolazioni per alcune tipologie di reddito.
Ma che dire della Gran Bretagna? Il Paese – con un’aliquota del 24% – si candida a diventare la nuova Terra promessa per le imprese. Ridotta di due punti, nella primavera 2011, l’imposta sui redditi di impresa proseguirà ora a colpi di un punto percentuale in meno all’anno. Parallelamente il governo ha innalzato l’Iva colpendo i consumi. Una strategia – quella del taglio dell’aliquota – seguita dal partito popolare di Mariano Rajoy in Spagna (che è riuscito ad attrarre i nuovi investimenti del gigante dell’auto francese Renault) e portata avanti in Germania da un decennio.
Neppure la Francia è stata a guardare. E ha abbassato la pressione sul costo del lavoro aumentando l’Iva. La Ue, invece, sembra navigare a vista: i governi non sono riusciti a mettersi d’accordo nemmeno sull’imponibile unico societario, figurarsi sulle aliquote. E la guerra si è fatta senza quartiere: tra i 27 Paesi la tassazione più conveniente è a Cipro (che ha chiesto soccorso finanziario alla Ue) e in Bulgaria (al 10%), dove si sono rifugiate molte imprese greche. A Nicosia, i dividendi non sono tassati e le spese legate all’attività imprenditoriale sono deducibili, facendo così emigrare la sede sociale di molte aziende, per esempio dalla Germania.
Vicino a casa, colpisce il metodo svizzero: un’aliquota "su misura", dove l’impresa straniera che voglia trasferirsi nel Paese può aprire un concordato con il fisco per decidere il livello di tassazione.
Società, si è detto, ma anche persone fisiche. Come? Con un ventaglio di offerte che spaziano dal favorevole regime di imposizione su redditi e imposte di successione (Svizzera) al regime di detassazione dei redditi di fonte estera percepiti da persone fisiche residenti ma "not domiciled" (Londra). In questo nuovo quadro il governo greco sta studiando di varare l’esenzione fiscale per i pensionati che si trasferiscono in Grecia, prevedendo l’esenzione dei redditi esteri (pensione compresa).
La proposta greca si basa su normative simili già in vigore in Svizzera e Gran Bretagna, che cercano di attrarre oligarchi e sceicchi. Ma lo scenario interessa anche molti italiani con redditi più modesti: un nostro pensionato, a Tunisi, paga il 25% di tasse sul 20% del reddito. Altra meta, poi, sono le Canarie con un regime fiscale speciale dove si paga 40% di tasse in meno che in Italia e l’Iva è al massimo al 13,5 per cento.