Richard Newbury, La Stampa 10/12/2012, 10 dicembre 2012
Nel 1941, con un microfilm cucito all’interno dei guanti aveva attraversato le montagne dalla Polonia occupata all’Ungheria per portare a Budapest - e da lì far arrivare a Churchill - la prova dei preparativi militari tedeschi per l’invasione della Russia
Nel 1941, con un microfilm cucito all’interno dei guanti aveva attraversato le montagne dalla Polonia occupata all’Ungheria per portare a Budapest - e da lì far arrivare a Churchill - la prova dei preparativi militari tedeschi per l’invasione della Russia. E questo nonostante una sua fotografia - tratta da una cartolina di quando era arrivata seconda a Miss Polonia - fosse appesa in tutte le stazioni ferroviarie con una taglia di mille dollari. Christine conosceva bene la strada perché aveva fatto uscire clandestinamente dai campi di internamento di Polonia e Ungheria interi squadroni di piloti polacchi che erano stati cruciali nella Battaglia d’Inghilterra. Con la Gestapo alle calcagna riuscì a fuggire da Budapest, nascosta nel bagagliaio della Chrysler dell’ambasciatore britannico, con un nuovo passaporto dove figurava come Christine Granville, nata nel 1915 e non nel 1908. Al confine con la Bulgaria furono trattenuti per 24 ore; le guardie avevano un feroce pastore tedesco, ma Christine se lo fece così amico che quando, a metà strada nella terra-di-nessuno, fermò la macchina e fischiò, il cane la seguì. Lo stesso sarebbe poi accaduto in Francia con un cane da guardia della Gestapo, che non l’avrebbe più lasciata. Il suo effetto su tutti i maschi era sempre lo stesso. Tra i suoi tanti amanti ci furono due agenti speciali polacchi, tre britannici e uno francese. Con l’eroe polacco dalla gamba di legno, suo amico d’infanzia e amante, nonché collega al Soe, l’agente Andrzej Kowerski, si diresse in auto - una Opel sportiva - verso il quartier generale Soe del Cairo, spiando nel viaggio la Siria di Vichy e le tensioni arabo-ebraiche in Palestina. Qui però le forze polacche bloccarono la sua attività, sospettandola di essere una spia polacca al servizio dei britannici. Non potendo agire sul campo, imparò a lanciarsi con il paracadute, saltare da un mezzo in corsa, usare i codici segreti e una lama di 12 centimetri. Il 7 luglio 1944 questa aristocratica polacca francofona venne paracadutata da 150 metri, in mezzo a una bufera, nel Sud-Est della Francia per organizzare i «Maquis». La sua audacia e determinazione durante la sanguinosa Battaglia del Vercors, che per sei settimane riuscì a tenere le truppe tedesche lontane dalla Normandia, le valsero una Croce di guerra. Le era stato chiesto di coordinare l’Operation Topline, per distruggere le forze tedesche sui passi alpini che portavano a Digne, Gap e Briançon. Venne così bloccato un attacco laterale tedesco dal Piemonte. Il successo dell’operazione valse a Pauline l’onorificenza di Ufficiale dell’Impero britannico (Obe). Il suo superiore era Roger, il maggiore Francis Cammaerts, 29 anni. Christine ne aveva 35, ma sul passaporto ne aveva indicati 29. Come copertura doveva essere sua moglie; di fatto divennero amanti. Poi, nel giorno in cui otteneva al Col de Larche la resa dei polacchi tedeschi, Pauline seppe che Francis era stato arrestato dalla Gestapo su un’auto della Croce Rossa a un posto di blocco fuori Digne. Con lui c’erano l’agente Xan Fielding, nella cui borsa fu trovata una cospicua somma di franchi destinati alla Resistenza, e un partigiano ferito. Furono interrogati e condannati a morte, ma Roger non fu smascherato. Per salvarli, Christine andò all’ufficio della Gestapo a Digne e, minacciando il suicidio, disse che era la moglie di Roger, parente di Montgomery e agente britannico. Spiegò che se li avessero uccisi avrebbero firmato la propria condanna a morte per rappresaglia, in quanto assassini di un partigiano. Nel giro di 48 ore ottenne che il Soe paracadutasse una bustarella da ben due milioni di franchi. Erano le 7 del mattino. L’esecuzione era fissata per le 9. Mentre i tre condannati marciavano verso il plotone di esecuzione, l’ufficiale della Gestapo che si era lasciato corrompere li fece uscire dal carcere, li ficcò in una Citroën e se la filò con loro lontano da Digne. Christine divenne una leggenda e la leggenda arrivò all’orecchio dell’assistente del direttore dell’intelligence della Royal Navy, Ian Fleming, che dopo la guerra gestiva la rete di agenti segreti che lavoravano in tutto il mondo sotto la copertura di corrispondenti esteri per il «Sunday Times». Pare che proprio questa «bellezza dai capelli neri», con «un fantastico elenco di azioni spionistiche in tempo di guerra», sia stata il modello per la Vesper Lynd di «Casino Royale». Era la copia perfetta della donna ideale di Fleming: upper class, alta, bella, occhi azzurri e, come la sua amante Lady Maud Russell, «trentenne, ebrea, una compagna che non avrebbe avuto bisogno di istruzioni nell’arte di amare». Nel 1952 Christine fu uccisa da un persecutore schizofrenico. Cinque dei suoi amanti e colleghi fecero tra loro un patto per bloccare, finché fossero stati vivi, qualsiasi racconto sulla avventurosa vita della donna. Per questa ragione fu abbandonato il progetto di un film biografico, con la figlia di Churchill, Sarah, nel ruolo di protagonista. Solo nel 2012 è stata pubblicata una biografia: «Christine Granville - The Spy Who Loved», scritta da Clare Mulley.