Francesco Saverio Intorcia, la Repubblica 10/12/2012, 10 dicembre 2012
ADDIO CARI STADI
[Povera Europa il calcio è un lusso] –
Mezzo pieno, mezzo vuoto. Ogni maledetta domenica una poltroncina su due resta libera negli stadi europei. La crisi svuota le tribune insieme ai portafogli e aumenta il suo peso fra i fattori della desertificazione degli spalti. Investe il continente, ma produce effetti diversi a seconda del tessuto economico dei singoli paesi. Fra i primi venti campionati, dall’Inghilterra fino alla Bulgaria, la percentuale media di riempimento degli impianti sfiora il 50 per cento. Cattedrali sprecate, ma non per tutti. Perché l’Europa a due velocità ha uno specchio fedele nelle code al botteghino. Da un lato le sofferenze dei Pigs si ripercuotono anche sui club. Dall’altro, Germania e Inghilterra continuano ad avere stadi pieni.
RICCHI E POVERI
Il pallone diventa un bene superfluo, se non di lusso, e risente della riduzione di spesa delle famiglie nei paesi maggiormente colpiti dalla crisi: è una voce da tagliare. Fra i Pigs, i paesi con i conti pubblici in disordine e un’economia nazionale poco competitiva, i dati sull’affluenza allo stadio sono una fotografia lucida e disarmante. La Grecia, campione d’Europa solo otto anni fa, oggi è al diciottesimo posto per media spettatori, con un’emorragia di pubblico irrefrenabile (in questo inizio stagione ha perso un altro 4,8%) e un indice di riempimento degli stadi al 28,3%. E questo nonostante si possa accedere a una gara di Super League anche con 10 euro, se non si hanno grandi pretese.
Non va meglio al Portogallo. La Super Liga ha registrato un calo del 19,2% della media paganti, scesa a 8.851. Le strutture si riempiono per il 38,3%, fuori portata anche i 15 euro nel settore più popolare per una partita del Porto (8 per i soci). Affluenza ai tornelli in picchiata anche in Irlanda: solo il 29,5% dei posti disponibili. Qui la media spettatori è storicamente bassa, ma con la crisi si è registrato un ulteriore calo del 25%.
LA RESISTENZA SPAGNOLA
Un caso a parte è quello spagnolo. In apparenza, la Liga non perde spettatori e resiste al terzo posto fra i campionati più seguiti d’Europa. Ma all’interno del Paese corrono due binari: il fascino internazionale di Barcellona e Real con la sfida fra i due giocatori più forti del mondo
(Messi e Ronaldo), poi il resto della povera compagnia. Soltanto 7 volte si è registrato finora il sold out, e sempre con il Barça in campo. Senza i due club che da otto anni si litigano lo scudetto, la percentuale di stadi pieni sarebbe poco superiore al 50, in media con i dati grigi d’Europa. Eppure per vedere la prossima
gara dei blaugrana al Camp Nou contro l’Atletico non si spendono meno di 57 euro. Roba da ricchi. «Il calcio è un bene di lusso», ha detto a El Paìs il presidente del Getafe, Angel Torres. Il pallone specchio del paese anche in questo: la Spagna è al secondo posto per diseguaglianza sociale interna secondo Eurostat (34 di coefficiente Gini, la forchetta di reddito fra ricchi e poveri). E l’economista José Maria Gay de Liébana, presentando il suo annuale report su calcio e finanza, è stato drastico: «Entro cinque anni il calcio spagnolo rischia di chiudere ». Propone una “liga” iberica, allargata ai portoghesi.
LA LEZIONE ANGLOTEDESCA
Il calo nei nostri stadi è una costante: -7,8% rispetto all’anno scorso. Dall’avvento della crisi a oggi, seimila spettatori in meno (in un campionato intero, 2,3 milioni di biglietti persi). Solo lo Juventus Stadium fa sempre il tutto esaurito. Nonostante la fuga, i prezzi restano cari come nel resto d’Europa, a fronte di servizi scadenti. La Germania da due anni doppia l’Italia: in media 42mila spettatori contro 20mila, l’indice di riempimento è 86% contro 48%. La Serie A è sui livelli della Polonia (45,7%) e un po’ meglio solo di Romania, Portogallo, Irlanda e
Grecia. Se la Francia resiste — ma l’iniezione di petroldollari e campioni non ha riempito gli stadi (66,6%) — l’Inghilterra galoppa. Arene piene al 94,6%, quasi impossibile trovare un ticket per United, City, Chelsea, Arsenal, Liverpool e Newcastle. Unico campionato ad aver aumentato (3,3%) le presenze. Eppure un biglietto per i Red Devils in offerta si trova a 32 sterline, non meno. Ma il dominio anglotedesco è certificato da un altro dato: al settimo e ottavo posto fra i tornei più seguiti ci sono Championship e Zweite Liga: la serie B inglese (69%) e tedesca (75%) riempiono gli stadi come il resto d’Europa può solo sognare.