Aldo Grasso, Corriere della Sera 10/12/2012, 10 dicembre 2012
LA RAI E L’INCAPACITA’ DI AVERE BUTTAFUOCO
Tempi grami per Pietrangelo Buttafuoco. In odore di licenziamento da Panorama per aver scritto un articolo su un altro giornale, censurato dalla Rai per manifesta intelligenza.
Ho visto infatti un gustoso programma sui Vip, le persone che si credono molto importanti; un programma pieno di ironia e di osservazioni pungenti. Peccato che gli spettatori non lo potranno mai vedere. Il direttore di Rai5, Massimo Ferrario, in quota Lega, ha deciso che «Questa non è una pipa. Dizionario della modernità» di Pietrangelo Buttafuoco, già in onda la scorsa stagione il mercoledì alle ore 22.45, non vedrà mai la luce. Anche se è costato poco. Anche se le puntate sono lì, bell’e pronte.
Motivo? Non lo conosciamo, non siamo retroscenisti. Ma si può facilmente supporre. La distanza culturale che separa Ferrario da Buttafuoco è da cima abissale. Ferrario è arrivato alla guida di una rete televisiva (è stato a capo persino di Rai2) quasi per caso, perché Umberto Bossi non aveva altri da proporre.
Certo, Buttafuoco non fa programmi per «le casalinghe di Voghera», ci vorrebbe un direttore capace di misurarsi con lui alla pari; insomma, bisogna saperci fare per incoraggiare gli intellettuali a sporcarsi le mani con la tv. Buttafuoco discuteva di Vip con Luca Bianchini, scrittore e gaio conduttore radiofonico, fingeva di non saper nulla di vippume, celebrities, star e starlet, di fama vera e fama presunta. Discuteva di modernità, di apparenza, di tragedia del mondo contemporaneo.
La vera tragedia è quella della Rai, costretta per motivi politici a tenersi dirigenti messi lì dalla partitocrazia, lontani da ogni criterio di competenza. Un giorno si dirà: quando la destra è andata al potere, in Rai ha promosso Pino Insegno e censurato Pietrangelo Buttafuoco.
Da quest’episodio (uno fra i tanti) si capisce come sia difficile mettere ordine in Viale Mazzini. Bisognerebbe poter azzerare tutto e ricominciare da capo.
Aldo Grasso