Paolo Manzo, La Stampa 10/12/2012, 10 dicembre 2012
L’ investitura improvvisa di Chávez, alla vigilia del suo nuovo intervento chirurgico a Cuba, l’ha colto di sorpresa
L’ investitura improvvisa di Chávez, alla vigilia del suo nuovo intervento chirurgico a Cuba, l’ha colto di sorpresa. Si è commosso come un bambino Nicolás Maduro, 50 anni appena compiuti, alla notizia che qualsiasi cosa accadrà all’amico-presidente sarà lui a prendere le redini del Venezuela. Eppure già nelle ultime settimane era chiaro. Lo scorso 10 ottobre, infatti, da ministro degli Esteri era stato nominato anche vicepresidente, facendo capire ai tanti scalpitanti ministri bolivariani che «el hombre» del dopo Chávez era lui. L’amicizia tra Hugo e Nicolás affonda le sue radici nel golpe tentato nel 1992 dall’allora tenente colonnello dei paracadutisti. Il futuro presidente venne arrestato, Maduro, all’epoca un semplice macchinista della metropolitana di Caracas, cominciò a fargli visita. Prima con sospetto - si trattava pur sempre di un militare poi da amico, sino ad arrivare a percorrere assieme i gradini del palazzo presidenziale di Miraflores. Seguace del guru indiano Sai Baba, Maduro non disdegna l’esoterismo e nei momenti politici più delicati sembra sia solito consultare l’I-Ching. La politica ce l’ha nel sangue sin da ragazzo. Non si è mai laureato ma alla scuola superiore passava per «uno dalla mano dura e dai giochi pesanti», ricordano oggi alcuni suoi vecchi compagni. Amava il rock più della lambada, militava per la Lega socialista ma in pochi prendevano sul serio il suo impegno politico. Grazie al fisico possente da giocatore peraltro scarso di baseball ai tempi delle superiori, nel 1983 viene assunto come body guard disarmato del candidato presidenziale, il giornalista José Vicente Rangel. Stesso incarico che svolgerà poi anche per Chávez, durante la sua prima trionfale campagna nel 1998. I soldi a casa però, sino a vent’anni fa, Maduro li porta guidando la metrò e diventando il presidente del sindacato di categoria anche se, a detta di alcuni colleghi che evidentemente non lo amano, era il macchinista «con più incidenti e assenze nel curriculum». La svolta di una vita tutto sommato disordinata arriva grazie alla sua fedeltà a Chávez e, soprattutto, al matrimonio con la moglie Cilia Flores, già presidente del Parlamento come del resto lo stesso Maduro, oggi Procuratore Generale della Repubblica e pasionaria del Psuv, il partito socialista unito del Venezuela. Accusato, senza prove, di arricchimento illecito nel 2004 dall’opposizione, nell’agosto del 2006 diventa ministro degli Esteri ad appena 43 anni. Nella storia rimangono alcune sue celebri performance, come quando definì il controverso sottosegretario agli Esteri di Bush jr, John Negroponte, un «piccolo funzionario con la fedina penale sporca», o come quando tre anni fa sbatté i pugni davanti ad una sbigottita assemblea dell’Organizzazione degli Stati Americani per chiedere il ritorno dell’ex presidente Mel Zelaya in Honduras, rovesciato da un golpe. Perché lui e non altri? Probabilmente per la sua lealtà a Chávez che lo ha portato, tra i pochi del suo gabinetto, a essere informato puntualmente sull’evoluzione della malattia dell’amico Hugo, che rimane comunque un segreto di Stato in Venezuela. «Per il presidente la fedeltà è fondamentale - spiega un diplomatico dell’Unione europea che chiede l’anonimato non dimenticate che Chávez ha il terrore di essere tradito, che il nono piano dell’hotel Alba, l’ex Hilton nazionalizzato qualche anno fa, è occupato interamente dall’Intelligence cubana e che è Maduro che se n’è occupato sinora». Nicolás il politico ma anche l’amico e, soprattutto, l’uomo che gestisce i cubani della security a Caracas e dintorni. Insomma «el hombre» giusto a cui consegnare il paese del dopo Chávez.