Il fatto del giorno
di Giorgio Dell'Arti
Chi è Federica Mogherini? Chi è Pier Carlo Padoan? E che dire di Roberta Pinotti?
• Ho capito, sono i nuovi ministri. Ma regola vorrebbe che prima di procedere si facesse l’elenco.
Renzi giurerà stamattina alle 11.30. Lunedì andrà in Parlamento a chiedere la fiducia, cominciando dal Senato. Tra i nove partiti della maggioranza c’è del malumore, perché la squadra di ministri è formata da sedici persone (con Letta erano 21) e questo ha significato un taglio drastico dei posti. Altro elemento che ha favorito il taglio: il nuovo capo del governo ha voluto che la metà dei ministri fossero donne. Quindi le darò l’elenco seguendo il criterio donne/uomo, prima i ministri donne, poi i ministri uomo.
• Sentiamo
Ministri donne. Esteri, Federica Mogherini. Difesa, Roberta Pinotti. Sviluppo economico, Federica Guidi. Istruzione, Stefania Giannini. Salute, Beatrice Lorenzin. Senza portafoglio, Maria Elena Boschi (Rapporti con il Parlamento); Marianna Madia, (Semplificazione della Pubblica Amministrazione); Maria Carmela Lanzetta (Affari regionali). Diciamo che donne e uomini sono quasi alla pari, anche se i maschi si sono pappati la presidenza del Consiglio, che nel manuale Cencelli vale parecchi ministeri. L’appartenenza politica di queste signore è presto detta: renziane fedelissime Mogherini (che però viene dalla sinistra), Pinotti, Boschi e Madia, la Lanzetta sta con Civati, la Giannini è il segretario di Scelta civica, la Guidi è stata a capo dei giovani imprenditori e deve essere considerata indipendente, la Lorenzin sta con Alfano. Gruppo piuttosto giovane, la più anziana è la Giannini (1960). La più nordica la genovese Pinotti, la più meridionale la Lanzetta, calabrese, celebre sindaco anti-’ndrangheta di Monasterace. In generale, nella sua parte femminile, è un governo del centro-italia, pieno di toscane e romane.
• Ha senso una donna alla Difesa?
La Pinotti è una brava insegnante di italiano nei licei. Donna intelligente. La domanda è molto impolitica. La vera novità è questa Mogherini, che s’è occupata di Europa e di politica estera per il partito (dossier Iraq, Afghanistan, Medio oriente), ma avrà le spalle per gestire grovigli come quello dei marò, la Siria, la Lituania? E anche l’Europa sta nella nostra politica estera... A proposito, la Madia è quella che sbagliò ministro, ricorderà che volendo incontrare il ministro del Lavoro si presentò a quello dello Sviluppo Economico.
• E gli uomini?
Presidente del Consiglio, Matteo Renzi. Sottosegretario alla presidenza del Consiglio, Graziano Delrio. Interni, Angelino Alfano. Giustizia, Andrea Orlando. Economia, Pier Carlo Padoan. Politiche agricole, Maurizio Martina. Ambiente, Gianluca Galletti. Infrastrutture e Trasporti, Maurizio Lupi. Lavoro e Politiche sociali, Giuliano Poletti. Cultura, Dario Franceschini.
• Sono dieci.
Il presidente del Consiglio non conta. Delrio, anche se quella carica è importantissima, non è un ministro. Quindi sono otto. Otto a otto. Piuttosto, se avesse a disposizione una sesta domanda, mi dovrebbe chiedere di Padoan, il ministro dell’Economia, e di Alfano, che resta ministro dell’Interno. Partiamo da Alfano, anzi dalla triade Alfano-Lupi-Lorenzin, i rappresentanti del Nuovo Centrodestra. Lasciando al loro posto questi tre (dopo l’accordo dell’altra notte che prevede il congelamento della legge elettorale fino a che non sarà riformato il Senato), è come se Renzi - il quale ha fatto di tutto per mettere in piedi un governo che somigliasse il meno possibile a quello di Letta - è come se Renzi avesse detto: di questo pezzo dell’esecutivo quasi non mi occupo, ho bisogno dei loro voti, restino dove sono. Quanto a Padoan, persona stimabilissima e con un magnifico curriculum, è stato tuttavia messo a quel posto contro la volontà del presidente del Consiglio, che avrebbe voluto in quella posizione un uomo suo, cioè Graziano Delrio. Napolitano non ha voluto, Draghi nemmeno e, suppongo, neanche i tedeschi e il Fmi (Padoan, uomo di grande esperienza internazionale, ha lavorato anche al Fondo Monetario). Diciamola così: la cosa non mi piace. Napolitano ha messo becco platealmente in una faccenda che non lo riguarda, la scelta dei ministri, che egli, essendo politicamente irresponsabile, nomina su indicazione del capo del governo, senza partecipare alla scelta (come ha preteso di far credere negli ultimi giorni). Ieri ha tenuto Renzi presso di sé per tre ore. Quanto al pesante condizionamento internazionale, è legittimo chiedersi se il nuovo ministro dell’Economia risponderà del suo operato al capo del governo o a qualche altro soggetto, magari interessato più che allo sviluppo del Paese (di cui Padoan è un forte e credibile fautore) alla vendita a prezzi stracciati di quanto resta del nostro patrimonio pubblico.
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